Michele Padovano, chi è l’ex giocatore della Juventus che è stato arrestato per traffico di droga: la sua storia dopo l’assoluzione

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Da campione d’Europa e del mondo con la Juventus a protagonista, suo malgrado, di una lunga e dolorosa vicenda giudiziaria. La vita di Michele Padovano, un protagonista del calcio degli anni ’90, è raccontata con un taglio inedito e originale, incrociando vita agonistica, “crime” e dramma personale, con le testimonianze di tanti personaggi e i dolorosi ricordi della famiglia.

Il primo appuntamento di Michele Padovano – Innocente, 17 anni senza libertà è in programma per venerdì 3 gennaio alle 22.15 su Sky Sport Uno, mentre il secondo episodio andrà in onda una settimana dopo, venerdì 10 gennaio, sempre sullo stesso canale. Entrambe le puntate saranno disponibili anche on demand.

Carmine Conte

La carriera

Cresciuto alla periferia di Torino, bomber sui campi di calcio di ogni categoria fino alla vittoria della Coppa Campioni nel 1996 con la Juventus, segnando uno dei calci di rigore della finale. Una squadra piena di leader e campioni in cui Padovano è il quarto attaccante insieme al capitano GianlucaVialli, con il quale condivide fin dall’inizio un rapporto speciale, a Fabrizio Ravanelli e a un giovane Alessandro Del Piero.

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Il carcere

Una vita perfetta, fino al 2006. Quando si aggiunge l’altra metà del racconto: Michele guarda la finale della Coppa del Mondo tra Italia e Francia, con tanti suoi ex compagni di squadra in campo, da una tv del carcere di Bergamo. Arrestato con l’accusa di finanziare un traffico internazionale di stupefacenti. Fatale, per gli inquirenti, il prestito di 35.000 euro a un amico d’infanzia, Luca Mosole, considerato a capo dell’associazione a delinquere, alla quale Michele però non appartiene in nessun modo. Quel prestito deve solo servire ad acquistare un cavallo.

La vita di Michele Padovano diventa così la lunga sequenza di un incubo, 10 giorni in isolamento e poi in carcere per più di 3 mesi. «Il primo colloquio l’ho fatto dopo 15 giorni che ero detenuto. Quando ho visto mio figlio, ho scavalcato, l’ho abbracciato».

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I processi

17 anni di processi, gli arresti domiciliari, le condanne nei primi due gradi di giudizio, la scelta di cambiare gli avvocati, il ricorso in Cassazione, migliaia di carte fino all’assoluzione definitiva presso la Corte d’Appello di Torino il 31 gennaio 2023. «La domenica in carcere avevamo un rito: la partitella. Giocare a calcio in quelle due ore era come essere liberi. Quando in primo grado ho sentito 8 anni e 8 mesi sono saltato, mi sono messo a urlare, mi è sembrata una cosa ingiusta. Anche per un giorno di condanna non sarei stato contento. Mi ricordo che l’avvocato Galasso, quando si doveva andare in Cassazione, mi disse: sarà un processo duro, ma lo sai che sarai assolto, sì? Mi disse questo, l’ho guardato, ho sgranato gli occhi. Quando i miei avvocati mi hanno chiamato e mi hanno detto: “Michele, sei stato assolto” è stato il momento più bello della mia vita. In quel momento ho pianto, con mia moglie e mio figlio ci siamo abbracciati e da quel giorno abbiamo ricominciato a vivere. Essere strappato alla vita di tutti i giorni, una sera all’improvviso, ha comportato una sofferenza atroce a lui, alla moglie Adriana e al figlio Denis, che non riesce a trattenere le lacrime nemmeno ora che tutto è finito, perché la sua vita di ragazzo allora 13enne è stata segnata per sempre, “gli è stato portato via il papà” e fidarsi degli altri è diventato maledettamente difficile».

Il caso Bergamini

Una storia che si lega a quella di Denis Bergamini, amico e compagno di squadra di Padovano a Cosenza. Denis, come il figlio di Michele. La vicenda giudiziaria di Bergamini, conclusa il 1° ottobre 2024 con la condanna della sua ex fidanzata per concorso in omicidio volontario, si intreccia con quella di Padovano, anche nel documentario, in maniera così stretta come possono essere i legami indissolubili, che Michele ha saputo intrecciare nella sua vita. È lo stesso Michele Padovano a raccontare le sue salite e le ardite discese. E con lui le voci dei tanti con cui condivide l’area di rigore, un’aula di tribunale, una cella in carcere.

Le testimonianze

All’interno di Innocente, 17 anni senza libertà ci sono le voci del campo: da Luciano Moggi, che lo sceglie quando fa gol con la Reggiana, all’attuale allenatore del Napoli e suo compagno in quella Juve Antonio Conte; da Ciro Ferrara, suo grande amico già dai tempi del Napoli, alla stella Alessandro Del Piero. Così, in un Pisa-Napoli, lo ha visto anche Diego Maradona, che per questo chiese al presidente Ferlaino di prenderlo. Gli occhi di tutti attorno, allora, quando tutto funzionava bene e i soldi riempivano le tasche. Il silenzio poi, quando anche solo un messaggio lo avrebbe fatto sentire meno solo e l’umiliazione è stata a lungo la risposta a ogni domanda di lavoro. Oggi è commentatore nella squadra di talent di Sky Sport.



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