Roma, 20 dicembre – Le pesanti considerazioni sulla farmacia dei servizi, relative in particolare all’erogazione di servizi diagnostici, rese dal segretario regionale Fimmg della Basilicata, Antonio Santangelo, hanno colto decisamente di sorpresa Federfarma Basilicata, il sindacato regionale dei titolari di farmacia, che non ha ovviamente mancato di replicare.
“Dispiace doversi confrontare con il j’accuse della Fimmg Basilicata che se la prende con le farmacie e la sperimentazione della ‘farmacia dei servizi’ nella nostra Regione” afferma il presidente regionale dei titolari Antonio Guerricchio (nella foto) “ma evidentemente non sono ancora chiare alcune caratteristiche fondamentali per l’erogazione delle prestazioni”.
In via preliminare, il presidente dei titolari lucani chiarisce la cornice legislativa che legittima pienamente la farmacia dei servizi, ricordando che da quindici anni le farmacie convenzionate possono eseguire servizi cognitivi correlati alla dispensazione del farmaco ma anche prestazioni di esami come prelievi ematici, tele.cardiologia, auto-spirometria, vaccini, test da materiale biologico seguendo le specifiche modalità, i termini e le condizioni dettate dal decreto legislativo 153/2009. La nuova funzione delle farmacie, nonché la loro importanza sul territorio è stata ribadita dalla Corte Costituzionale con sentenza 171/2022 e più volte dal Consiglio di Stato anche con l’ultima sentenza (la n. 8343 del 16 ottobre 2024), motivo per cui anche i vari governi che si sono succeduti negli anni (Gentiloni, Conte 2, Draghi e Meloni) hanno messo a disposizione fondi dedicati che la Conferenza delle Regioni ha ripartito tra i territori per poter effettuare la sperimentazione che, per la Basilicata come per il resto delle Regioni italiane, dovrebbe concludersi il prossimo 31 dicembre (ma la manovra 2025 dovrebbe confermarla anche per il prossimo anno).
Quindi- chiarisce Guerricchio- “quanto dichiarato da Fimmg è fuorviante e impreciso poiché la sperimentazione non costituisce alcun aumento della spesa regionale non avendo alcuna ‘spesa indotta’. Voglio pensare che il dottor Santangelo quando afferma che la farmacia ‘sovraccarica il sistema sanitario regionale’ non si riferisca alle prestazioni erogate successivamente dalle strutture del Servizio sanitario regionale in seguito al riscontro avvenuto in farmacia relativamente a diagnosi di infarto, a tracciati che hanno fatto emergere fibrillazioni atriali anche trascurate, o miocarditi in atto. Diversamente, sarebbe molto grave e il segretario regionale della Fimmg dovrebbe assumersi la responsabilità di quanto asserito”.
Guerricchio interviene anche su in altro punto: quello di un presunto ‘ricatto della scelta’, ovvero il timore di perdere il paziente a favore di chi soddisfa più rapidamente la richiesta. Il presidente di Federfarma Basilicata sottolinea a questo proposito che “in tal caso non c’è alcuna responsabilità dei farmacisti lucani ma è del tutto evidente che è un problema interno alla categoria professionale a cui Sant’Angelo appartiene”.
Anche sulle costanti richieste da parte dei pazienti per effettuare elettrocardiogrammi, holter pressori, holter dinamici e spirometrie, Guerricchio dissente con nettezza dalle dichiarazioni del rappresentante della federazione dei medici di famiglia, “poiché le farmacie non forniscono informazioni fuorvianti ma assolutamente in linea con quanto stabilito anche a livello regionale: occorrerebbe fare ‘formazione’ ai medici di medicina generale rendendoli anche edotti delle modifiche apportate sulle prestazioni della ‘farmacia dei servizi’ che- ricordiamo- da ottobre scorso in accordo con Regione Basilicata, garantisce a tutti i cittadini di sottoporsi ad esami strumentali recandosi in farmacia con prescrizione da parte del medico di famiglia”.
In conclusione, da Federfarma Basilicata viene ribadito come, insieme ai tanti medici di medicina generale, le farmacie dislocate su tutto il territorio regionale “offrano prevenzione seria, puntuale e certificata a Km 0 venendo incontro soprattutto alle esigenze dei cittadini utenti che risiedono in piccoli centri o comunque in comuni molto periferici da cui è difficile raggiungere strutture sanitarie importanti”.
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