Elezioni, il Viminale fa slittare alla primavera 2026 quelli dei sindaci. Ma le Regioni diventano un rompicapo

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di
Francesco Strippoli

Da più parti si vorrebbe per le sei Regioni al voto un election day nella primavera 2026, che significherebbe allungare la legislatura di otto mesi

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Ora c’è più chiarezza sui Comuni ma resta l’interrogativo sul voto dei Consigli regionali in scadenza, compreso quello della Puglia.

Il tema si è riproposto dopo la circolare emanata dal ministero dell’Interno il 6 dicembre. Il Viminale spiega che i Comuni che hanno votato nel secondo semestre del 2020 e del 2021 – a causa dello slittamento imposto dalla pandemia da Covid – andranno alle urne, rispettivamente, nella primavera del 2026 e nella primavera 2027: in entrambi i casi si allungherà il mandato quinquennale di qualche mese. E questo per poter tornare alle regole ordinarie.




















































Il ministero precisa che torna a valere la disposizione prevista nella legge statale 182 del 1991: la norma stabilisce che le elezioni «si svolgono in un turno annuale ordinario da tenersi in una domenica compresa tra il 15 aprile ed il 15 giugno se il mandato scade nel primo semestre dell’anno ovvero nello stesso periodo dell’anno successivo se il mandato scade nel secondo semestre». 

Gli effetti del Covid sulle tornate elettorali

Qual è il punto? Nel periodo Covid sono slittate le elezioni nella finestra primaverile. Chi doveva andare alle urne, ha votato in autunno. La domanda: quando dovrebbero votare tali Comuni, considerato che lo slittamento aveva già allungato il mandato 5 anni prima? 
Il Viminale chiarisce: si deve tornare al rispetto della norma ordinaria. I Comuni che scadono in autunno (per effetto del precedente slittamento) devono votare nella primavera successiva.

Ora circola la domanda se la vicenda riguardi le Regioni, anche la Puglia, che avrebbero dovuto votare nella primavera 2020 e invece per il Covid andarono alle urne a settembre (oltre alla Puglia pure Campania, Veneto, Toscana, Marche e Valle d’Aosta). 

I dubbi sul voto regionale

Da un punto di vista tecnico non c’è alcun collegamento, le Regioni sono autonome: i tempi e le modalità del voto sono dettate dalle leggi elettorali regionali, pur all’interno di principi generali dettati dallo Stato. 
Secondo la legge della Puglia si dovrebbe tornare al voto 30 giorni prima o al massimo entro 60 giorni dalla data della scadenza del quinquennio, cominciato con l’insediamento di metà ottobre. Al massimo, dunque, entro metà dicembre 2025.

Possibile election day nella primavera 2026

Vi è un certo interesse del centrodestra, a livello nazionale, perché il governo chieda a tutte le sei Regioni interessate, di concordare un election day nella primavera del 26. Ufficialmente per ottenere una qualche forma di risparmio. 
Ma ci sarebbero anche altri interessi: quello del Carroccio di accontentare il governatore veneto Luca Zaia (Lega) di poter presiedere alle cerimonie per le olimpiadi invernali di Milano-Cortina, tra gennaio e febbraio del 26. E poi c’è l’interesse di tutto il centrodestra di avere un voto più esteso, perché combinato con le Amministrative, con un riflesso politico più alto. Questo consentirebbe maggiore slancio al centrodestra.

L’effetto sui Consigli regionali, tuttavia, sarebbe abnorme. Dovrebbero scadere a settembre 2025, si vedrebbero prorogati, senza un reale grave motivo, fino alla finestra tra il 15 aprile e il 15 maggio del 2026, prevedibilmente a maggio. Otto mesi in più.

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