In Piemonte le peggiori linee ferroviarie d’Italia. Degrado e disagi quotidiani per i pendolari

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Treni che non ci sono. Treni che non arrivano. Treni scassati. Linee ferroviarie da terzo mondo. Questo dice Legambiente nel suo annuale rapporto “Pendolaria”, un documento che ogni anno mette a nudo le condizioni disastrose del trasporto ferroviario in Italia. L’attenzione si concentra su quelle tratte che, più di altre, rappresentano un fallimento infrastrutturale e organizzativo, condannando migliaia di pendolari a disagi quotidiani. In questo quadro, il Piemonte si distingue, purtroppo, per la presenza di alcune delle linee peggiori d’Italia, insieme a tratte tristemente famose come la Roma-Lido, la Circumvesuviana e la Roma Nord-Viterbo.

In Piemonte, il rapporto punta i riflettori su due linee simbolo del declino ferroviario: la Pinerolo-Torino-Chivasso e la Torino-Cuneo-Ventimiglia/Nizza. La prima, che dovrebbe rappresentare uno snodo fondamentale per i pendolari tra la cintura metropolitana e il capoluogo, è ormai una corsa ad ostacoli. Ritardi continui, corse soppresse e materiale rotabile obsoleto rendono questa tratta un incubo per i viaggiatori. E non va meglio sulla Torino-Cuneo-Ventimiglia/Nizza, un tempo celebrata come la “ferrovia delle meraviglie”, oggi ridotta a una linea di confine dimenticata da tutti. Solo quattro treni diesel al giorno, che viaggiano a una velocità massima di 40 km/h per colpa di infrastrutture inadeguate, collegano la regione a uno dei territori più suggestivi d’Europa.

Il Piemonte, però, non si limita a queste due tratte. Le difficoltà coinvolgono gran parte del sistema ferroviario regionale, con linee chiuse, sospese o degradate che isolano intere comunità. Legambiente denuncia il paradosso delle tante linee dismesse: dalla Chivasso-Asti alla Torre Pellice-Pinerolo, passando per la Ceva-Ormea, la Saluzzo-Cuneo e la Alessandria-Ovada. Ogni chilometro di ferrovia perduto significa meno opportunità di mobilità per i cittadini e un maggiore ricorso al trasporto privato, con tutte le conseguenze negative in termini di traffico, inquinamento e costi sociali.

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Ma non è solo una questione di disservizi e chiusure. Il rapporto evidenzia un problema strutturale nel nodo ferroviario di Torino, dove il traffico attuale supera di gran lunga la capacità del sistema. Il nodo non è mai stato adeguato per sostenere i flussi di pendolari e merci, creando ritardi a catena che si propagano su tutto il territorio regionale. Le linee del Servizio Ferroviario Metropolitano, come la SFM4 (Alba-Ciriè) e la SFM6 (Asti-Torino), sono il simbolo di questa crisi, con un’affidabilità ben al di sotto delle soglie previste contrattualmente.

Eppure, come sottolinea Legambiente, i problemi del Piemonte non sono isolati. Insieme alle tratte piemontesi, il rapporto identifica alcune delle peggiori linee d’Italia. La Roma-Lido, nonostante sia stata rinominata Metromare, continua a essere un disastro di sovraffollamenti, ritardi e guasti frequenti. La Circumvesuviana, che dovrebbe servire migliaia di pendolari nell’area di Napoli, è ormai sinonimo di disservizi e degrado. La Roma Nord-Viterbo è emblematica per i suoi lavori di raddoppio mai iniziati, mentre in Calabria le Ferrovie della Calabria sono in stato di abbandono da anni. In Sicilia, la Catania-Caltagirone-Gela, chiusa dal 2011, rimane un esempio di come il Sud venga sistematicamente ignorato.

La situazione piemontese, tuttavia, ha delle peculiarità che rendono il quadro ancora più amaro. Le linee considerate “secondarie” sono state progressivamente smantellate, privando i piccoli centri di collegamenti essenziali. E quando il servizio esiste, è spesso ridotto ai minimi termini. Ne è un esempio la Pinerolo-Torino-Chivasso, dove i pendolari hanno ricevuto bonus per i disservizi, una magra consolazione che non risolve i problemi strutturali. La Torre Pellice-Pinerolo, sospesa dal 2012, rimane in stallo nonostante i progetti di riattivazione. È un’agonia lenta, che lascia intere vallate senza alternative al trasporto privato.

E poi ci sono le contraddizioni del materiale rotabile. Se da un lato sono stati introdotti nuovi treni Rock e Pop, che hanno migliorato l’esperienza di viaggio su alcune tratte, dall’altro permangono mezzi obsoleti e inadatti alle esigenze moderne. Il parco rotabili piemontese ha un’età media di 13,4 anni, ma alcune linee utilizzano ancora treni ben più vecchi, spesso soggetti a guasti.

Legambiente non risparmia critiche alla classe politica, accusata di favorire opere inutili e faraoniche a scapito di interventi più urgenti. “Il Ponte sullo Stretto è solo l’ultimo esempio di una politica miope”, si legge nel rapporto. I fondi destinati a progetti faraonici drenano risorse che potrebbero essere investite nel potenziamento di linee locali, nell’elettrificazione e nella manutenzione delle infrastrutture esistenti.

Nonostante tutto, il rapporto offre anche qualche spiraglio di speranza. L’interesse di operatori privati per il ripristino di alcune linee, come la Cuneo-Saluzzo-Savigliano, potrebbe rappresentare un segnale di cambiamento. Ma è chiaro che senza un intervento pubblico deciso, il sistema ferroviario piemontese è destinato a peggiorare ulteriormente. “Il tempo delle promesse è finito. Ora servono investimenti reali e un piano di rilancio serio”.

Legambiente chiude con un avvertimento: il Piemonte rischia di perdere definitivamente la sua competitività se non si affrontano i nodi del trasporto pubblico. Il trasporto ferroviario, conclude il rapporto, non è solo una questione di mobilità. È una questione di equità sociale, di qualità della vita e di sostenibilità. E finché le politiche rimarranno concentrate sulle grandi opere, le piccole tratte ferroviarie continueranno a morire, lasciando dietro di sé comunità sempre più isolate e dipendenti dall’auto privata.

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Ecco cosa dice Pendolaria nello specifico

La situazione del trasporto ferroviario piemontese rimane critica a causa di problemi infrastrutturali e al materiale rotabile con un preoccupante peggioramento negli ultimi mesi dei livelli di efficienza e puntualità.

Nel Servizio Ferroviario Metropolitano di Torino si verificano vari problemi lungo le parti periferiche delle tratte, come ripetuti malfunzionamenti a passaggi al livello o deviatoi, ma la vera questione è il nodo di Torino che necessita di essere potenziato per poter sostenere il traffico attuale e quello previsto dalle fasi evolutive del contratto.
Dal punto di vista del materiale rotabile ci sono stati miglioramenti grazie all’immissione in servizio dei nuovi convogli Rock e Pop, ma rimangono criticità legate ad alcuni mezzi obsoleti e inadeguati anche ad accogliere persone con ridotta mobilità, come peraltro lo sono molte banchine delle stazioni e fermate. Decisamente critica la situazione sulle linee SFM 4, Alba-Ciriè, e SFM 7, Fossano-Ciriè, che da settembre hanno registrato indici di puntualità e affidabilità gravemente insufficienti e ben al di sotto delle soglie previste contrattualmente. Tale situazione ha provocato una reazione da parte dell’assessore ai trasporti che ha convocato i vertici regionali di Trenitalia e Rete Ferroviaria Italiana oltra all’Agenzia della Mobilità per cercare di trovare una soluzione. Nota positiva scaturita da quel tavolo è stata la decisione di avviare un tavolo permanente con le associazioni dei consumatori e dei rappresentanti dei pendolari. Negative anche le notizie dalla SFM6 Asti-Torino, dove dal 15 dicembre le corse per Torino Aeroporto, saltano le fermate di Corso Grosseto e Rigola, una scelta che danneggia le possibilità di spostamento in ambito urbano.

Anche il resto del servizio regionale non gode di buona salute: ritardi, cancellazioni totali e parziali, carenza d’informazioni compromettono tutti i giorni la vita degli utenti.

In particolar modo sono in sofferenza la Torino-Milano, la Torino-Cuneo e la Novara-Biella, che hanno avuto indici di efficienza bassi, ma anche la Torino-Genova, a cadenza difatti bioraria, insufficiente, e che negli ultimi tempi ha mostrato qualche difficoltà.
Inoltre, la riduzione del servizio mai ripristinato ai livelli pre-COVID ha lasciato intere zone molto popolose senza o con scarsi collegamenti nei giorni prefestivi e festivi (Casale Monferrato, Ovada, Nizza Monferrato) oppure fortemente ridotto come a Biella o Limone Piemonte, impedendo o limitando di fatto la possibilità a pendolari e turisti di spostarsi.

Una notizia positiva riguarda la Longitude Holding della famiglia Arena, operatore privato che a fine 2023 ha manifestato interesse per il ripristino del servizio sulle tratte Cuneo-Saluzzo-Savigliano e Ceva- Ormea sospeso dal 2012. L’iniziativa si è concretizzata ad inizio 2024 con la sottoscrizione del contratto con l’Agenzia della Mobilità Piemontese per attivare l’offerta, come trasporto pubblico, a gennaio 2025 tra Cuneo e Savigliano e nel 2027, dopo lavori all’infrastruttura da parte di RFI, nella Valle Tanaro.

La Pinerolo-Torino-Chivasso, relazione tra quelle piemontesi con il maggior numero di utenti all’anno, continua a segnare ritardi e soppressioni delle corse. Nell’ultimo anno non si sono registrati miglioramenti confermando la posizione della linea tra le peggiori a livello regionale, tant’è che nei mesi di luglio e ottobre sono stati erogati bonus ai pendolari come rimborso per i disservizi rilevati in fatto di affidabilità e puntualità. Per questi motivi il 14 marzo 2024, presso la stazione di Pinerolo, si è svolta una manifestazione di protesta e di proposte organizzata dal gruppo pendolari della linea coadiuvato da molte amministrazioni locali, dalle principali sigle sindacali e dai circoli Legambiente del territorio e dal comitato interregionale Piemonte e Valle d’Aosta. Dal punto di vista infrastrutturale nessun intervento è stato eseguito, quale il raddoppio selettivo del binario per agevolare l’incrocio dei treni soprattutto in caso di ritardi, come già segnalato lo scorso anno, e il modello di gestione dell’offerta non è variato. Per quanto riguarda il materiale rotabile invece la situazione è migliorata grazie all’immissione in servizio dei nuovi convogli denominati Rock. Rimane poi in stallo il nodo del tratto Pinerolo-Torre Pellice nonostante progetti e studi di fattibilità promossi dalla Città Metropolitana. La riattivazione del servizio, sospeso nel 2012, è inclusa nel contratto per il Servizio Ferroviario Metropolitano siglato nel 2019 tra la Regione Piemonte e Trenitalia. La linea interessa, per il tratto della Val Pellice e quello pedemontano, un bacino di 38mila potenziali utenti, oltre ad alcune aziende di medie/grandi dimensioni, la maggior parte dei quali predilige spostarsi con il mezzo privato, intasando di traffico la strada della Val Pellice, per raggiungere direttamente Torino oppure gli istituti superiori, il polo ospedaliero o la stazione di Pinerolo.





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