I trapanesi i rapporti con la mafia agrigentina. Quell’incontro con “Rocky” Fontana

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 Matteo Messina Denaro aveva ottimi rapporti con la mafia agrigentina. Negli anni della sua latitanza sono numerosi i contatti che gli investigatori avrebbero ricostruito tra i capimafia agrigentini e gli emissari del boss di Castelvetrano.


Uno di questi contatti viene fuori proprio nell’ultima operazione antimafia all’ombra della Valle dei Templi 23 persone arrestate, e una guerra di mafia in procinto di scoppiare. Tra gli arrestati ci sono anche tre persone della provincia di Trapani. Ma quello che viene ricostruito dalla DDA di Palermo è anche un contatto non da poco tra gli esponenti della mafia agrigentina e una vecchia conoscenza di Matteo Messina Denaro: Beppe Rocky Fontana.

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Nel contesto delle investigazioni antimafia che hanno riguardato figure di spicco delle famiglie mafiose agrigentine spiccano le relazioni tra Giuseppe Fontana, noto come “Rocky”, Fabrizio Messina e Antonino Nicosia. L’ex pugile, amico d’infanzia dell’ex boss latitante di Castelvetrano, non è indagato in questa operazione antimafia. Ma gli investigatori, seguendo Messina e Nicosia, hanno intercettato proprio un incontro con Rocky Fontana.


Fabrizio Messina, fratello di Gerlandino, è stato condannato come capo della famiglia mafiosa di Porto Empedocle e figura centrale nelle estorsioni mafiose. Nonostante misure restrittive, continuava a rappresentare un riferimento per le attività mafiose locali.

Antonino Nicosia, legato a Fontana da un rapporto di fiducia consolidato, ha giocato un ruolo come mediatore, partecipando attivamente all’incontro e confermando il suo pieno inserimento nell’organizzazione mafiosa.

Il 14 febbraio 2019, Fontana e Nicosia si recano a Porto Empedocle, presso un bar in cui lavorava Fabrizio Messina. I tre parlano di una questione economica: una somma di denaro dovuta alla famiglia mafiosa di Castelvetrano da una vittima di estorsione che opponeva resistenza al pagamento. E in quella conversazione Messina sottolineava la necessità di informare “iddu”, presumibilmente Matteo Messina Denaro, a cui sarebbe stata destinata una parte della somma. Nicosia confermava che “si deve dare quello che è giusto”, riferendosi agli interessi del boss latitante.

Le modalità dell’incontro, inclusi i cambi di autovetture e le cautele adottate, confermano la delicatezza e l’urgenza delle questioni trattate. Fontana, ad esempio, lasciò intenzionalmente il telefono cellulare nell’auto, temendo che la conversazione potesse essere intercettata.

Per gli investigatori quell’incontro rappresenta un episodio emblematico delle dinamiche mafiose interprovinciali.


I TRE CASTELVETRANESI E LA DROGA

Ci sono tre uomini di Castelvetrano, già noti alle forze dell’ordine, finiti in manette nell’ambito dell’operazione agrigentina. Sarebbero coinvolti in un consistente traffico di droga. Si tratta di Fabrizio Messina Denaro (non è parente del boss deceduto), Francesco Firenze, e Cosimo Ferro.

Fabrizio Messina Denaro si è distinto come uno degli intermediari più attivi nelle trattative per la compravendita di stupefacenti. Operativo nel Trapanese, il suo ruolo era quello di facilitare il dialogo tra fornitori e acquirenti, garantendo che le transazioni si svolgessero con successo. Messina Denaro era in contatto costante con figure di spicco come Vincenzo Parla e Francesco Firenze, assicurandosi che ogni dettaglio logistico fosse curato. La sua capacità di negoziare e di mantenere rapporti stabili con le parti coinvolte lo rendeva un elemento cruciale nella catena del traffico di droga.

 



Francesco Firenze
ha collaborato strettamente con Messina Denaro, condividendo con lui il compito di mediazione. Firenze si occupava, in particolare, di garantire che le operazioni si svolgessero secondo i piani, gestendo i contatti locali e supervisionando le fasi più critiche delle transazioni. La sua presenza era fondamentale durante le consegne e nei momenti di crisi, come dimostrano le difficoltà affrontate in occasione della cessione del 3 novembre 2023, dove il suo intervento è stato determinante per il buon esito dell’operazione.

Cosimo Ferro, attivo nella zona di Tre Fontane, a Campobello di Mazara, rappresentava il punto finale della catena criminale, ricoprendo il ruolo di acquirente principale. La sua partecipazione era spesso caratterizzata da difficoltà finanziarie, che causavano ritardi nella conclusione delle trattative. Tuttavia, Ferro si affidava completamente alla rete organizzativa gestita da Messina Denaro e Firenze per assicurarsi l’arrivo delle partite di cocaina. La sua posizione strategica nel territorio e la capacità di mobilitare risorse economiche lo rendevano un partner imprescindibile per l’organizzazione.

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Le operazioni relative alle consegne di droga hanno richiesto una pianificazione meticolosa e l’adozione di numerose cautele per eludere i controlli delle forze dell’ordine. Un esempio emblematico è rappresentato dalla cessione del 3 novembre 2023, preceduta da settimane di contatti e rinvii dovuti all’arresto di alcuni collaboratori e a perquisizioni subite dal corriere incaricato, Mirko Rapisarda.

Durante questi eventi, Messina Denaro e Firenze si sono rivelati essenziali nel gestire i rapporti con gli acquirenti e nel riorganizzare la logistica, assicurando che le consegne avvenissero con successo. La loro esperienza e la rete di contatti hanno permesso di superare numerosi ostacoli, confermando il loro ruolo centrale nelle attività criminali del territorio.

 





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