L’autore, ambientalista storico, strenuo difensore della natura della Capitanata e del Mezzogiorno, esperto di rapaci e di migratori (e di rinnovabili, obtorto collo), esprime tutta la sua insofferenza per la retorica con cui si tenta di coprire la speculazione eolica e fotovoltaica nel suo territorio e ovunque. Ma non si limita all’invettiva e avanza una proposta provocatoria ma non troppo: “Voglio una bolletta 100% Nuke!”
In Copertina: Robert De Niro in “Taxi Driver”, regia di Martin Scorsese, 1976
La questione energetica si incrocia spesso con le responsabilità dei comportamenti individuali. Immancabilmente, tutti hanno bisogno di energia elettrica nel mentre il contesto mediatico mette in guardia in modo ossessivo dalle conseguenze dei consumi: puoi far quel che ti pare, ma sii verde, verdissimo.
Il mercato fiuta l’affare, i fornitori si adeguano “venendo incontro” al consumatore con tariffe di ogni genere, alla stregua di qualsiasi altro prodotto: una vasta gamma di offerte in base al mercato, agli orari, ai periodi, ai giorni della settimana, alla fedeltà… Nessuna di queste, ovviamente, può evitare di includere gli oneri di sistema con relativi costi. Ma tutti, proprio tutti i fornitori si affrettano a rivendicare la natura “sostenibile” della fornitura elettrica casalinga. Come? Offrendo un mix 100% rinnovabile! (Le forniture per le aziende sono meno “popolari” e più pragmatiche, a queste ci si può permettere di destinare energia rinveniente anche da altre componenti non rinnovabili – per altro preponderanti – del mix energetico nazionale del comparto elettrico).
Ma il cittadino, a casa sua, è sereno: può consumare (e pagare) senza sentirsi in colpa! Che è un po’ come “bevi alcolici ma responsabilmente”.
È chiaro, si tratta di una convenzione. Non si può garantire che, nella dimensione spaziale e temporale del calderone della rete elettrica, gli elettroni partoriti da una macchina eolica in Puglia finiscano in quell’istante su quel contatore e per quel contratto in Piemonte piuttosto che perdersi in rete. Né che, effettivamente, quella macchina eolica sia effettivamente in funzione in un dato momento. O che, su quel contatore in Calabria, magari circondato da pale e pannelli, ci finiscano gli elettroni generati da una centrale turbogas del Lazio dalle ore X alle ore Y della tariffa prevista.
Tuttavia, semplificando, i volumi di energia elettrica in rete dovrebbero essere quantificati tra le varie tipologie di generazione (idroelettrica, da carbone, eolico, gas, fotovoltaico…) e suddivisi nel mercato elettrico per i vari fornitori, fino ai relativi fabbisogni domestici, anch’essi quantificati in bolletta.
Ma, guarda un po’, mi ritrovo la bolletta elettrica con produzione da rinnovabile al 100%, con tanto di bollino che certifica l’origine garantita dal GSE (Gestore dei Servizi Elettrici, l’ente che elargisce i lucrosi sussidi alle rinnovabili).
A me. Proprio a me!!! A me che, nella Daunia martoriata, sono circondato da 1650 enormi grattacieli eolici e distese fotovoltaiche tra le più grandi d’Europa. A perdita d’occhio. Ovunque mi giri. A me che per 25 anni ho vissuto autentiche brutalità, ambientali e sociali della più grande speculazione territoriale in Italia dopo quella edilizia degli anni ‘60.
Una banale, semplice bolletta. Dopo il danno, diventa una beffa insopportabile per me: da consumatore, mi viene sancita la corresponsabilità nella devastazione del mio territorio che, paradossalmente, in altra veste, cerco di contrastare. E non ho alternative: tutti i fornitori promuovono la “serenità” di consumare e di emettere CO2 senza sentirsi in colpa, praticamente costringendo gli utenti a “salvare il pianeta” secondo un vangelo unico.
“La bolletta 100% rinnovabile è green, è eco-sostenibile!” ovviamente, solo per chi non è consapevole dell’esiguo contributo energetico, a fronte dei disastri che le rinnovabili all’italiana stanno perpetrando alla celebrata ruralità del Mezzogiorno. O, più estensivamente, alla biodiversità e al paesaggio del Bel Paese. E, non dimentichiamolo, anche a grandi aree del terzo mondo con il land grabbing per l’estrazione massiva di terre rare e minerali critici. Invero, a giudicare dal risentimento strisciante ma sempre più diffuso nei confronti di quello che è un vero e proprio autoritarismo rinnovabile, i cittadini critici – se non proprio arrabbiati – sono sempre più numerosi.
Qui si apre una riflessione più ampia, che investe analisi e sintesi della questione energetica, delle fonti, dei costi-benefici ambientali ed economici, delle implicazioni geopolitiche e della sicurezza degli approvvigionamenti, oltre ovviamente alle necessità della riduzione dei gas climalteranti nell’ambito delle convenzioni internazionali. Fino ai risvolti di natura sociale e politica della strategia di marketing – appunto – per l’attribuzione delle bollette green ai contatori delle famiglie (che possono garantire consenso popolare diffuso, seppur con consumi percentuali esigui), rispetto invece ai contatori dei consumatori a scala di piccola impresa o di industria (dove grandi flussi di energia elettrica contrattualizzati fanno silenziosamente la differenza tra la sopravvivenza o la morte dell’impresa e dell’intero tessuto industriale, in base anche alla natura e alla sicurezza dell’approvvigionamento – Germania docet).
E allora vorrei avere un diritto. Il diritto di scegliere non solo le tariffe orarie ma anzitutto la composizione del mix energetico della mia fornitura elettrica e di condizionare dal basso gli orientamenti delle società energetiche nella loro responsabilità sociale e ambientale.
In questo modo, per me, andrebbero bene anche le rinnovabili, purché idealmente circoscritte, a patti e condizioni. Ma non quelle sfascia territorio ovunque, realizzate sguazzando nella retorica. E proprio il 100% anche no. E non necessariamente optando per il carbone brutto e cattivo in alternativa.
Nella veste di ambientalista, ormai – ahimè – di lungo corso che ha vissuto le questioni energetiche dei decenni scorsi, dopo riflessioni e indagini accurate di mesi e mesi sul mondo dell’energia, sono approdato alla responsabilità di considerare il nucleare come la fonte energetica in assoluto meno impattante. Ma, soprattutto, tecnicamente ineludibile e imprescindibile per un mix energetico che deve evolvere verso emissioni zero e, al tempo stesso, contribuire a sostenere l’economia di una nazione industrializzata come l’Italia. Ciò varrebbe anche se potessimo dimezzare di colpo con la bacchetta magica tutti i consumi energetici.
Ne sono convinto al punto da posizionarmi oggi pubblicamente a favore di questa fonte anche firmando il sostegno alla proposta di legge di iniziativa popolare per il ritorno della produzione nucleare in Italia. Sì, proprio io, che storicamente ero contro e affiggevo di notte i manifesti No Nuke! Ma questa è un’altra storia, per cui invoco le attenuanti storico informative e la clemenza della corte a non condannarmi senza appello.
E allora, in nome di quella convenzione del GSE che elargisce certificati di nascita e di trasferimento degli elettroni fino ai contatori, io vorrei una bolletta con una componente nucleare, magari 100%, parafrasando la retorica rinnovabile.
Se è vero come è vero che, nell’era dell’accesso all’informazione globale, una fetta non trascurabile e sempre maggiore di italiani è orientata verso l’opportunità di includere anche il nucleare nel mix energetico del Paese sovvertendo la atavica contrarietà a questa fonte, credo di non essere il solo e, anzi, di essere parte di un consistente bacino d’utenza “commerciale”. Del resto, le stesse adesioni alla iniziativa legislativa popolare per il nucleare in Italia hanno fatto registrare il superamento del quorum di 50.000 firme in poco più di 3 giorni.
E, in Italia, un gran quantitativo di energia elettrica da nucleare esiste già, costantemente importata dall’estero (Francia in primis) e immessa nel mercato. Ben 42 TWh nel 2022, pari al 13,6% della domanda nazionale. Tutt’altro che bruscolini.
Allora, suggerirei alle società di fornitura elettrica di adeguarsi ai tempi: nel mare magnum di scelte tariffarie, consentite anche la possibilità di scegliere la composizione del mix di fonti energetiche nella propria bolletta, includendo anche il nucleare. Anche il 100%, per chi lo preferisce. O per chi, come me, rivendica il diritto di fare obiezione di coscienza verso la speculazione “green”.
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