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Aveva 89 anni, fu artefice di campagne per le maggiori case di moda internazionali. Tra le star da lui ritratte Sophia Loren, Jerry Hall, Veruschka, Monica Bellucci e Audrey Hepburn
Addio a Gian Paolo Barbieri, da oltre sessant’anni uno dei fotografi internazionali più influenti nell’ambito della moda. L’artista è morto martedì 17 dicembre a Milano, dove era nato nel 1935. Nella sua carriera aveva immortalato i capi d’alta moda dei più grandi stilisti: Valentino, Gianni Versace, Gianfranco Ferré, Giorgio Armani, Bulgari, Chanel, Yves Saint Laurent, Dolce & Gabbana, Vivienne Westwood e tanti altri. Il lavoro di Barbieri ha riempito, con scatti iconici e senza tempo, per decenni, le pagine di Vogue Italia, Vogue Paris, Vogue America, L’Officiel, GQ e Vanity Fair. Sue modelle sono state Sophia Loren, Liz Taylor, Jerry Hall, Veruschka, Audrey Hepburn, Naomi Campbell, Marpessa, Eva Herzigova, e Monica Bellucci, Mina, Isabella Rossellini. Di loro, esaltava la bellezza, rivelandone la personalità.
La storia della sua vita era stata raccontata nel documentario «Gian Paolo Barbieri. L’uomo e la bellezza», trasmesso lo scorso ottobre da Sky Arte. Il film ripercorre le tappe salienti del suo percorso creativo: dagli esordi alla metà degli anni ‘60, con le prime prestigiose collaborazioni editoriali, fino alla consacrazione nei decenni successivi. Il documentario evidenzia l’influenza dello stile del fotografo milanese sulla moda e sulla cultura contemporanea. Nel 2018 è stato insignito del premio Lucie Award come miglior fotografo di moda internazionale.
«Tutto ha avuto inizio a teatro e succede come con i primi amori: non si scordano mai», aveva dichiarato in occasione della mostra fotografica «Teatro dei Vitellini – Regia di Gian Paolo Barbieri», ospitata da maggio ad agosto a Leica Galerie Milano. Nato a Milano in una famiglia di grossisti di tessuti, si lasciò presto coinvolgere dal mondo del teatro e del cinema. Fin da piccolo era solito riprodurre pièce o film insieme al Trio, gruppo formato da lui e dai suoi amici. Si divertiva a recitare, realizzare abiti e scenografie e sperimentare l’utilizzo della luce cercando di imitare i film noir. Si recava tutte le sere a teatro e cercava di infilarsi tra le comparse per vedere gli spettacoli più e più volte. Gli venne anche affidata una piccola parte non parlata in «Medea» di Luchino Visconti, con Sara Ferrati e Memo Benassi.
Il cinema noir americano costituì una base importante per lui, che cercava di capire come le attrici potessero risultare così belle illuminate da una luce particolare che le rendeva ancora più affascinanti. Innumerevoli gli esperimenti con lampadine infilate nei tubi della stufa della cantina, da autodidatta, non avendo frequentato nessuna scuola di fotografia. Il cinema gli diede il senso del movimento e l’occasione di portare la moda italiana, nata su fondo bianco in pedana, all’esterno.
Barbieri lavorò a Parigi, come assistente di Tom Kublin, fotografo di Harper’s Bazar, per un periodo breve ma intenso, in quanto Kublin fu stroncato da un ictus solo 20 giorni dopo. Nel 1964 tornò a Milano aprendo il suo primo studio fotografico, dove cominciò a lavorare nella moda scattando semplici campionari e pubblicando servizi su Novità, la rivista che, nel 1966, diventerà Vogue Italia.
Gli anni ‘90 portano Barbieri a compiere diversi viaggi alla scoperta di Paesi lontani e gruppi etnici, dando vita poi, a spettacolari libri fotografici. Classificato nel 1968 dalla rivista Stern come uno dei quattordici migliori fotografi di moda al mondo, nel 2018 è stato insignito del premio Lucie Award come miglior fotografo di moda internazionale. Sue opere sono nel Victoria & Albert Museum e National Portrait Gallery di Londra, nel Kunsforum di Vienna, nel Mamm di Mosca e nel Musée du Quai Branly di Parigi.
«Con la sua scomparsa, perdiamo non solo un maestro, ma anche un uomo che ha dedicato la vita alla bellezza, alla creatività e alla ricerca della perfezione artistica – si legge in un comunicato della Fondazione Gian Paolo Barbieri -. La Fondazione continuerà a portare avanti la sua missione, onorando la memoria e il lavoro di un artista che ha saputo rendere eterno ciò che fotografava. Addio Gian Paolo. La tua arte continuerà a ispirare il mondo».
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