Il 18 dicembre ricorre la Giornata internazionale dei migranti, istituita nel 2000 dalle Nazioni Unite per promuovere la protezione dei diritti dei lavoratori migranti. Una data che riporta alla memoria il tragico evento del 1972, quando 28 lavoratori originari del Mali persero la vita sotto il tunnel del Monte Bianco, nascosti in un camion che trasportava macchine da cucire verso la Francia.
Allora, nessuno avrebbe potuto prevedere che dal 2015 la mobilità umana, fenomeno antico e con radici profonde nella storia dell‘umanità, potesse assumere forme e numeri da esodo. Sono 122 milioni (il 40% sono minori) le persone costrette alla mobilità forzata; 1 persona ogni 67 del mondo, un flusso costante di esseri umani che compie interminabili e imprevedibili viaggi per scappare dalla miseria, dalla fame, dalle guerre, dall’odio, dalle persecuzioni razziali, per cercare una vita migliore, disposti ad affrontare – a causa della mancanza persistente di percorsi migratori sicuri e regolari – itinerari pericolosi per cercare salvezza. Un viaggio di sola partenza per oltre 65.000 persone negli ultimi 10 anni; una contabilità a cui probabilmente sfuggono molti invisibili delle rotte della morte.
La Giornata internazionale delle migrazioni, diventa allora occasione di riaffermare l’impegno delle Acli per una piena e concreta inclusione sociale tra le persone tutte a partire dalla promozione e tutela dei diritti umani, come condizione unica e necessaria per superare diseguaglianze e fratture tra Sud e Nord del mondo.
Il Rapporto Caritas e Fondazione Migrantes fissa oggi a 281 milioni i migranti internazionali, il 3,6% della popolazione mondiale, in netta e costante crescita. Sono numeri che ben dicono della deriva umana in termini di solidarietà, giustizia e pace che segna questo secolo e che stridono – in un mondo globalizzato – con le regole del mercato, dove merci e servizi si spostano senza alcun limite e pericoli, mentre migliaia di persone incontrano limitazioni giuridiche e fisiche che spesso producono violazioni delle libertà, diritti e dignità e che non di rado chiedono il prezzo terribile della vita.
I diritti dei migranti sono diritti umani e come tali devono essere rispettati senza discriminazioni e indipendentemente dal fatto che il loro migrare sia forzato, volontario o formalmente autorizzato.
La vera notizia è che le migrazioni, la mobilità anche forzata delle persone, non finirà mai, ma è da annoverare tra il fenomeno sempre più ampio, diffuso e frequente del futuro. Non c’è opinione politica o pregiudizio ideologico che tenga; non è più una crisi, nè un fenomeno ingestibile (ce lo dicono i numeri) di certo è irreversibile ma richiede uno sforzo culturale, una comprensione ampia ed un approccio multidimensionale della sua gestione che porterebbe benefici sociali, economici, demografici e politici per chi accoglie e chi arriva.
Chiediamo la Pace per i diritti umani. Accoglienza, solidarietà e giustizia le sfide su cui l’Europa perde o trova la sua anima. L’Europa nel rispetto dei suoi valori identitari e costitutivi, ricerchi un impegno comune e straordinario che non rubrichi il tema migrazioni sotto la voce emergenza ed ordine pubblico. L’ Europa non nasce fortezza, ma comunità che accoglie, include e promuove diritti e dignità. La comunità internazionale ha il dovere morale e politico di definire, promuovere e tutelare i diritti politici e civili dei lavoratori e delle lavoratrici migranti e anche di sancire le violazioni in materia di migrazione.
Come Acli riteniamo sia necessario rendere le migrazioni possibili e legali, con canali dedicati, concordati con i paesi di partenza, attraverso meccanismi di selezione sulla base delle capacità professionali, del titolo di studio e della conoscenza della lingua, magari con precisi accordi di rimpatrio; questo consentirebbe di offrire una via alternativa ai migranti, più sicura e garantita.
Le barriere non servono. Quello che occorre è una politica di risposta all’immigrazione attraverso l’informazione, un continuo monitoraggio e la capacità di istruire e qualificare la manodopera. Il 18 dicembre ci esorta a non lasciare indietro nessuno, a continuare a battersi affinché il rispetto dei diritti umani e civili rappresenti le fondamenta delle politiche migratorie per affermare i valori della solidarietà, dell’inclusione e dell’integrazione.
Gli esseri umani sono tutti uguali indipendentemente da dove nascono, non esiste una “parte giusta” e una “sbagliata” del mondo, ma dobbiamo allearci e lavorare insieme affinché tutte e tutti nascano in un mondo dove i diritti umani sono salvaguardati, rispettati e uguali per tutte le persone.
Alla vigilia del Santo Natale, in cui facciamo memoria della nascita di Gesù bambino, diventa impegno di tutti restare umani ricordando che “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a Me”.
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