Le attività e i risultati di due anni del progetto BIOSTIMOLA.
Informare sul loro corretto impiego
e favorire lo scambio di conoscenze
tra gli attori del settore
i principali obiettivi delle azioni svolte
Nel panorama agricolo attuale, i biostimolanti rappresentano una delle innovazioni più promettenti, ma anche tra le meno conosciute, nonostante se ne parli da diversi anni. È proprio per colmare questo divario tra potenzialità e conoscenza che è nato BIOSTIMOLA, un progetto pensato per portare chiarezza, evidenze scientifiche e soluzioni pratiche direttamente agli agricoltori e ai professionisti del settore. L’iniziativa, finanziata nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale (Psr) 2014-2020 della Regione Lombardia, è stata guidata dal Dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell’Università degli studi di Milano in collaborazione con Agricola 2000.
Biostimola si è proposto di essere una piattaforma di scambio, formazione e innovazione. L’obiettivo? Dare agli agricoltori e ai tecnici gli strumenti per comprendere e utilizzare al meglio i biostimolanti, rendendo più efficiente e sostenibile la gestione delle colture. Due anni di lavoro intenso, durante i quali sono state raggiunte dal progetto oltre 600 persone tra attività di formazione ed eventi dimostrativi. Ripercorriamone i punti più rilevanti.
Le sperimentazioni in campo
Il cuore pulsante di BIOSTIMOLA è stato senza dubbio rappresentato dalle sperimentazioni in campo, un approccio diretto e pratico per dimostrare l’efficacia dei biostimolanti. Non c’è innovazione, infatti, che possa davvero affermarsi senza un confronto con la realtà delle coltivazioni, con le sfide quotidiane che agricoltori e tecnici affrontano. È con questa filosofia che il progetto li ha portati direttamente nei campi prova, dove sono stati testati diversi prodotti biostimolanti sulla soia, scelta come pianta modello per le sue caratteristiche agronomiche e il suo rilievo economico lombardo e non solo.
Il professor Giacomo Cocetta, del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali – Produzione, Territorio, Agroenergia dell’Università degli Studi di Milano, ha condiviso l’approccio sperimentale adottato durante il progetto BIOSTIMOLA. «Abbiamo cercato di andare oltre la semplice valutazione dell’efficacia», ha spiegato, «focalizzandoci sui meccanismi e le modalità d’azione dei biostimolanti». Questo significa, in pratica, comprendere non solo se un prodotto funziona, ma come e perché. L’uso di tecnologie innovative ha permesso di ottenere dati dettagliati e di grande utilità pratica.
Le sperimentazioni si sono articolate su due anni consecutivi, con undici formulazioni testate nel 2023 e 15 nel 2024, per tenere conto delle variabili climatiche e agronomiche di annate diverse. Tra le tecniche utilizzate, la fluorescenza della clorofilla, utilizzata per monitorare in tempo reale lo stato di salute delle piante, e le analisi biochimiche su marcatori di stress, come la prolina e la malonildialdeide, che hanno dato una visione approfondita del comportamento delle piante in diverse condizioni.
Le prove si sono concentrate su tre obiettivi, individuati come i più rilevanti per le necessità degli agricoltori:
- Incrementare resa e qualità delle colture.
- Mitigare lo stress da diserbo.
- Gestire e superare lo stress idrico.
Incremento della resa e qualità
Uno degli obiettivi chiave delle sperimentazioni è stato verificare se e quanto i biostimolanti potessero aumentare la produttività delle colture. I risultati sono stati incoraggianti: in media, le parcelle trattate hanno mostrato un incremento della resa fino all’11% rispetto ai controlli non biostimolati. Questo miglioramento è stato attribuito principalmente a un’efficienza superiore nell’assorbimento dei nutrienti e a una migliore struttura radicale, che ha permesso alle piante di sfruttare meglio le risorse disponibili.
Interessanti sono stati anche i dati relativi alla stabilità dei risultati tra le due annate sperimentali. Nonostante le differenze climatiche tra il 2023 e il 2024, i biostimolanti hanno dimostrato una notevole capacità di adattamento, confermando la loro utilità anche in contesti agronomici variabili.
Sul fronte qualitativo, i risultati sono stati più sfumati. Non sono state rilevate variazioni significative nel contenuto proteico o lipidico dei semi di soia, un dato che suggerisce come per i prodotti testati prevalga un effetto positivo sulle rese e sugli aspetti qualitativi.
Mitigazione dello stress da diserbo
Lo stress da diserbo, un problema comune nelle fasi iniziali del ciclo colturale, è stato un altro banco di prova fondamentale. I biostimolanti si sono rivelati efficaci nel ridurre gli effetti negativi dei trattamenti erbicidi, favorendo un recupero più rapido della pianta. Questo è stato osservato sia a livello macroscopico, con una ripresa più veloce della crescita vegetativa, sia a livello fisiologico.
Attraverso il “performance index”, un indicatore che misura l’efficienza del sistema fotosintetico, è stato possibile rilevare benefici già nelle prime fasi post-trattamento. Mentre i controlli mostravano segni evidenti di clorosi e riduzione dell’attività fotosintetica, le piante trattate con biostimolanti recuperavano rapidamente, dimostrando una maggiore resilienza. Un risultato particolarmente interessante è stato il diverso comportamento dei biostimolanti rispetto ai tempi di applicazione. Alcuni prodotti hanno mostrato un’azione più rapida, altri un effetto più graduale ma duraturo. Questo suggerisce che la scelta del biostimolante e il suo timing di applicazione possono fare la differenza nella gestione degli stress da diserbo.
Gestione dello stress idrico
Le prove sullo stress idrico sono state condotte in condizioni controllate fuori suolo per isolare al meglio l’effetto dei biostimolanti. I risultati hanno evidenziato una chiara riduzione dei marcatori di stress nelle piante trattate. In particolare:
– Le piante biostimolate hanno mostrato livelli inferiori di malonildialdeide, indicando una minore ossidazione delle membrane cellulari.
– Il contenuto di prolina, normalmente elevato in condizioni di stress idrico, è risultato nella maggior parte dei casi significativamente ridotto nelle piante trattate che l’avevano come target, suggerendo che queste percepissero lo stress in misura
minore.
Un aspetto innovativo di queste prove è stato l’utilizzo di tecnologie ottiche per misurazioni in vivo. Questo approccio ha permesso di ottenere dati in tempo reale e potrebbe aprire la strada a nuove pratiche di monitoraggio direttamente in campo.
Efficacia variabile
Le sperimentazioni in campo hanno confermato che i biostimolanti possono essere strumenti efficaci per affrontare molte delle sfide che dell’agricoltura nei prossimi anni. Tuttavia, i risultati hanno anche evidenziato alcune limitazioni sulle quali occorre indagare (magari in una seconda “edizione” del progetto, auspicano i ricercatori). L’efficacia dei prodotti, che comunque è presente, varia significativamente in base alla formulazione e al processo produttivo, alle condizioni ambientali e al momento dell’applicazione. Questo significa che l’adozione dei biostimolanti richiede, al di là di maggiori prove sul campo, competenze tecniche e una buona pianificazione agronomica.
La tavola rotonda in occasione del convegno conclusivo del progetto BIOSTIMOLA è stata il culmine di due anni di lavoro intenso, un’occasione per fare il punto su ciò che è stato realizzato e guardare al futuro. In sala all’Università di Milano e in collegamento si sono confrontati agricoltori, tecnici, ricercatori e rappresentanti delle aziende produttrici. La discussione ha fatto un bilancio generale del progetto e ha esplorato le tematiche più attuali come la normativa, l’innovazione scientifica e il ruolo di questi prodotti nella sostenibilità dell’agricoltura.
Tecnologie accessibili
Durante la tavola rotonda sono stati discussi i progressi compiuti e le difficoltà ancora presenti nell’adozione dei biostimolanti in
Italia. Secondo Marco Rosso, vicepresidente del Gruppo Fertilizzanti Specialistici di Federchimica Assofertilizzanti, il settore si è lasciato alle spalle l’immagine di prodotti percepiti come “soluzioni magiche” per qualsiasi problema agricolo, grazie a un miglioramento della regolamentazione e a una base scientifica sempre più solida. Tuttavia, Rosso ha osservato che il mercato dei biostimolanti continua a incontrare ostacoli, in parte legati alla mancanza di conoscenza approfondita tra gli agricoltori e alla variabilità dei risultati.
Il professor Antonio Ferrante della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ha sottolineato che l’efficacia di questi prodotti dipende da molteplici fattori, tra cui le condizioni climatiche, la tipologia di coltura e di ibrido utilizzato che possono cambiare le condizioni di impiego. È dunque fondamentale integrare, ha ricordato Ferrante, i biostimolanti in modo razionale nella strategia agronomica, evitando di considerarli soluzioni universali.
I partecipanti hanno sottolineato l’importanza di condividere risultati sperimentali concreti, evidenziando l’efficacia dei biostimolanti nelle condizioni reali di campo. Diversi relatori hanno messo in luce come la trasparenza e l’accuratezza dei dati possano contribuire a superare lo scetticismo diffuso tra gli operatori del settore agricolo.
Il ruolo dell’agronomo
Flavio Barozzi, presidente della Società Agraria di Lombardia, ha sottolineato l’importanza dell’agronomo che, secondo Barozzi, deve essere visto come una guida per gli agricoltori, un “direttore d’orchestra” capace di integrare le innovazioni scientifiche con le pratiche di campo. Ha ribadito che questa figura è essenziale per trasferire le conoscenze tecniche in modo efficace e per garantire che i biostimolanti vengano utilizzati nel modo più appropriato possibile.
Le sfide del futuro
Il progetto BIOSTIMOLA ha tracciato una strada chiara per il futuro dei biostimolanti, evidenziando sia i successi che le sfide ancora da affrontare. Come sottolineato dai partecipanti alla tavola rotonda, l’agricoltura del futuro non può prescindere da una stretta collaborazione tra produttori di biostimolanti, ricerca e aziende agricole. Il progetto ha messo in luce come, per garantire una diffusione efficace, sia necessario investire ulteriormente nella formazione, nello sviluppo di metodologie e protocolli uniformi e nella comunicazione di risultati scientifici comprensibili e applicabili.
L’idea di fondo condivisa, insomma, è che i biostimolanti rappresentino non solo un’opportunità per incrementare la sostenibilità, ma anche un mezzo per aumentare la competitività del settore agricolo italiano in un contesto globale sempre più complesso.
Iniziativa realizzata nell’ambito del progetto BIOSTIMOLA, cofinanziato dall’operazione 1.2.01 “Progetti dimostrativi e azioni di informazione” del Programma di Sviluppo Rurale 2014 – 2020 della Regione Lombardia.
Responsabile del progetto è il DiSAA dell’Università degli studi di Milano, realizzato con la collaborazione di Agricola 2000.
Scarica i materiali del progetto
Ringraziamenti
Un ringraziamento speciale, a nome dei partner, al professor Antonio Ferrante dell’Istituto di Produzioni Vegetali della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa per la preziosa e proficua collaborazione.
Un sentito grazie anche agli ospiti che hanno contribuito con il loro intervento alle attività informative: la professoressa Roberta Bulgari, i professori Stefano Corsi e Andrea Ertani, la professoressa Stefania Toscano, il dottor Flavio Barozzi e il Gruppo Fertilizzanti Specialistici di Assofertilizzanti – Federchimica, con il contributo del dottor Lorenzo Gallo e del dottor Marco Rosso.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link