Come danneggia Cuba la detta «Legge delle marche rubate»? › Cuba › Granma

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La proibizione del riconoscimento per entità, dell’Esecutivo statunitense, di certi diritti relativi a marche o nomi commerciali, costituisce il centro di una nuova legge promulgata dal presidente degli USA, Joe Biden, come ha informato la Casa Blanca, lo scorso  2 dicembre.

La legislazione chiamata «Legge delle marche rubate», forma parte di un’iniziativa presentata varie volte nel  Congresso degli Stati Uniti soprattutto da congressisti d’origine cubana, come María Elvira Salazar, Bob Menéndez e Marco Rubio.

Per approfondire le forme in cui questa legislazione può danneggiare Cuba, Granma ha conversato con la specialista in temi legali della Direzione Generale degli Stati Uniti del Ministero delle Relazioni Estere di Cuba, Ariadna Cornelio Hitchman, e con l’analista dello stesso dipartimento Aimé Triana Sevajanes

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 NELLA RADICE STORICA: HAVANA CLUB

 «Gli interessi specifici nel caso di questo tipo di legge, normalmente sono stati introdotti su istanza della famiglia  Bacardí –un conglomerato industriale vincolato all’alcool, i liquori e i rum –, che dagli anni ’90 litiga per la registrazione e l’appropriazione della marca Havana Club», sottolinea Cornelio Hitchman.

Chi dice d’avere diritto sulla marca non racconta che prima del trionfo della Rivoluzione cubana la famiglia Arrechabala, proprietaria del nome commerciale, abbandonò questa marca e se ne andò da Cuba.

Di fronte a questo «si nazionalizzò conforme i diritti e le regole, così com’è stato effettuato con altri beni e installazioni», ha puntualizzato la specialista. Nel 1976, l’impresa cubana CubaExport, dopo la scadenza della registrazione della famiglia Arrechabala, registró la marca negli Stati Uniti.

Prima dei ’90 non c’era registrazione o pronunciamento della familia Bacardí, rispetto alla marca  Havana Club. Non erano i titolari della marca, ma in quel decennio si creò l’impresa mista internazionale  Havana Club, con la parte straniera Pernod Ricard, uno dei grandi concorrenti di Bacardí, che cominciò a mostrare interesse per la marca e a speculare su un accordo extra giudiziario con gli eredi della famiglia  Arrechabala, accordo secondo

il quale loro avrebbero concesso certi diritti sulla marca, spiega la specialista. «In quel decennio la famiglia Bacardí comincia a fare lobby nel Congresso degli Stati Uniti e ad apportare molto  denaro…», afferma Cornelio Hitchman.

In quel contesto, si firmò la legge Helms-Burton (il 12 marzo del 1996), e si approvò la Legge delle Assegnazioni  Supplementari e dell’Emergenza per l’anno fiscale (1999), nella quale riuscirono a colare la sezione 211, che indica che i tribunali degli USA non potranno riconoscere i diritti di

marche confiscate o nazionalizzate.

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Anche se né nella 211 nè in quella nuova legge si parla testualmente di Cuba, nè del Havana Club, nella pratica ci sono sospetti che «fu approvata su istanza di Bacardí e, quindi era intenzionale contro la registrazione della marca Havana Club», ha precisato.

  COSA IMPLICHEREBBE L’APPLICAZIONE DI QUESTA LEGGE?

 Havana Club è, adesso, una delle marche di prestigio di Cuba e del mondo, ma in contraddizione, per via del blocco statunitense contro l’Isola, non è permesso  il commercio dei suoi rum, di altri liquori, bevande o sigari o qualsiasi prodotto cubano in territorio statunitense.

Precisamente nel tema delle marche, Havana Club possedeva una licenza concessa dall’Ufficio di Controllo degli Attivi Stranieri (OFAC) che permetteva il rinnovo, quello che adesso si ostacola con la firma della Legge delle marche rubate, dato che in principio quello che era per il potere giudiziario, ossia per i giudici e i tribunali, in questa occasione s’estende all’esecutivo.

Questa modifica amplia le sue portate e intorpidisce ulteriormente i processi, perchè l’Ufficio delle Marche e le Patenti registrate negli Stati Uniti (USPTO la sua sigla in inglese) è un’entità esecutiva, subordinata al Dipartimento del Commercio, che s’incarica di registrare e rinnovare le registrazioni delle marche.

Nel 2026 si compivano dieci anni dalla registrazione che richiedeva l’inizio di questo processo e questo spiega la rapida approvazione e la firma della legislazione in questo momento.

«Nel caso estremo del non rinnovo, la marca potrebbe essere cancellata e si perderebbe.

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Bacardí ha una registrazione pendente, e sta solo sperando che questo succeda. Se un’entità ha un registro apparente o simile, potrebbe solleicitare la registrazione dell’appropriazione de lla marca», ha indicato.

  COME SI APPROVA QUESTA LEGGE?

 L’approvazione di una legge nel Congresso degli USA è macchinosa per via, in parte, del fatto che questo si divide in due: la Camera dei Rappresentanti e il Senato. L’iniziativa deve sorgere come proposta legislativa in una delle due parti.

«Si comincia, per esempio, dalla Camera dei Rappresentanti, poi dev’essere discussa nel Comitato pertinente e, se approvata, la si porta al Plenum.

In caso d’approvazione la proposta sarebbe a nome della Camera, e poi si trasferirebbe a votazione al Senato, processo che si realizza agli stessi livelli che nella Camera», spiega Triana Sevajantes.

«Le due parti devono coincidere nella decisione, per far sì che passi alla firma del Presidente.

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In caso contrario tornerebbe al Comitato delle due Camere e ricomincerebbe il processo.

Molte leggi proposte non giungono a svilupparsi nemmeno a livello di Comitato e aspetta mesi per ottenere un risultato, ha specificato l’analista.

Senza dubbio, in contrapposizione con quanto precisato, le esperte affermano che durante il 2023 la legislazione è stata approvata rapidamente dalla Camera in maniera non abituale e quest’anno, in un giorno, è stata approvata dal Senato.

Questo indica una viabilità del processo, fenomeno sorprendente in un paese con 50 Stati con posizioni e interessi diffrenti e questo rivela «l’interesse e il lobby che c’è dietro a questa legge per promuovere politiche contro Cuba.

Esiste una convivenza illegittima di contributi molto generosi da parte di Bacardí, con la complicità di Biden e le influenze  anticubane», argomentano.

In Cuba, d’altra parte, ci sono 6 448 marche statunitensi registrate e protette dall’Ufficio Cubano della Proprietà Industriale, così come 1177 in processo di registrazione, secondo dati ufficiali, una chiara mostra che si opera in accordo con legislazioni e accordi di protezione degli interessi mutui dei quali sono parte i due paesi. 

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