Sempre più facile evadere le tasse in Italia grazie a queste 4 leggi e iniziative approvate dal Governo

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Il dibattito sull’evasione fiscale in Italia ruota attorno alle misure adottate dal Governo. Secondo alcune esperti, le riforme e provvedimenti legislativi hanno reso più difficile per l’Agenzia delle entrate individuare chi evade il fisco, riducendo la deterrenza dello Stato e aprendo nuovi spazi di elusione. Ci sarebbe un problema di credibilità. Nel mirino ci sono quattro iniziative che, pur presentate con l’intento di semplificare il sistema tributario, hanno finito per allentare il controllo fiscale:

Il passaggio dal Redditometro all’Evasometro, controlli meno incisivi

Uno dei cambiamenti più importanti è stato l’eliminazione del Redditometro, uno strumento che permetteva di confrontare le spese rilevanti di un contribuente – come l’acquisto di auto, case, vacanze o barche – con il suo reddito dichiarato. Questo meccanismo, utilizzato per evidenziare discrepanze tra stile di vita e capacità economica, è stato sostituito dal nuovo Evasometro, introdotto con un decreto approvato il 5 agosto 2023.

A differenza del Redditometro, il nuovo strumento fa scattare i controlli solo quando le spese risultano molto superiori ai redditi dichiarati, rendendo i controlli più sporadici e meno efficaci. Questo cambiamento ha ridotto il numero di contribuenti sottoposti a verifiche, lasciando fuori una fetta importante di evasori fiscali che riescono a mantenere un tenore di vita elevato pur dichiarando redditi modesti.

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Un altro limite dell’Evasometro è legato alla soglia per l’accertamento induttivo, fissata a 69.473 euro di reddito annuo complessivo accertabile. Questo vincolo, introdotto nello stesso decreto del 5 agosto, esclude di fatto una larga parte dei lavoratori autonomi, il cui reddito medio è inferiore a questa cifra. Molti di loro potrebbero essere evasori totali, ma non sono più oggetto di controlli sistematici, poiché il loro stile di vita non rientra nei nuovi criteri stringenti.

Giustificazioni più ampie per spese incongruenti

Un altro provvedimento che ha indebolito la deterrenza fiscale riguarda l’introduzione di spiegazioni ammissibili più ampie per giustificare spese superiori al reddito dichiarato. In base a un decreto del Ministero dell’Economia, oggi è possibile dichiarare che i fondi utilizzati provengono da prestiti informali, come quello di un amico o di un familiare.

Questa novità rende più difficile per l’Agenzia delle entrate contestare spese ingiustificate poiché il contribuente non è obbligato a fornire prove formali della provenienza del denaro. Il rischio è che questa disposizione venga utilizzata come una scappatoia legale per giustificare redditi non dichiarati, complicando il lavoro di accertamento.

Privacy e controlli incrociati, un freno all’uso dell’intelligenza artificiale

In molti Paesi europei, l’uso dell’intelligenza artificiale e dei controlli incrociati tra conti bancari e redditi dichiarati si è rivelato uno strumento efficace per individuare gli evasori fiscali. In Italia la normativa nazionale pone un’enfasi particolare sul diritto alla privacy che viene considerato preminente rispetto al dovere di fedeltà fiscale o alle necessità dello Stato di reperire risorse per garantire i servizi pubblici essenziali.

Questa situazione rende i controlli incrociati più difficili e meno incisivi rispetto ad altri Paesi europei, limitando l’efficacia delle nuove tecnologie nel contrasto all’evasione. La priorità data alla privacy, seppur importante, rischia di indebolire gli strumenti di indagine e di permettere a molti evasori di agire indisturbati.

Il concordato preventivo, incentivo a dichiarare poco

L’introduzione del concordato preventivo biennale, voluto dal Governo per semplificare la dichiarazione dei redditi, ha sollevato altre critiche. Questo meccanismo permette ai contribuenti di accordarsi con il fisco sull’importo delle imposte dovute per un periodo di due anni, eventualmente rinnovabile per altri due.

Secondo i critici, il concordato è una sorta di sanatoria preventiva poiché offre la possibilità di mettersi al riparo da controlli futuri con un accordo basato su redditi stimati. Questa misura rischia di incoraggiare molti contribuenti a sottodichiarare i propri redditi, sapendo di poter raggiungere un accordo senza incorrere in verifiche stringenti.

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