Lusso & artigianalità: da Tod’s a Santoni il passo lungo del distretto marchigiano

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difficile da pignorare

 


di
Enrica Roddolo

Le calzature di Fermo si confermano prime nella regione per export, grazie a una rete capillare di produttori. Rallenta la Germania ma la Francia compera di più

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Fra le realtà calzaturiere delle Marche, la punta  di diamante è il gruppo Tod’s. Con un fatturato 2023 pari a 1,127 miliardi, la società ha lasciato Piazza Affari dopo 24 anni di quotazione, ridisegnando l’assetto con l’arrivo del nuovo investitore L Catterton e la definizione di un consiglio d’amministrazione che, accanto al presidente Diego Della Valle e al vice Andrea Della Valle, vede manager come Antonio Belloni, Luca Montezemolo e Domenico De Sole. 

«Lo sviluppo patrimoniale del gruppo passa attraverso la crescita dei marchi — ha ripetuto spesso il fondatore, Diego Della Valle —. Ciascuno avrà la propria strategia: lavoreremo per supportare i mercati asiatici che per noi valgono circa il 40% e per aumentare la nostra forza negli Stati Uniti». 




















































La «scuola» Il patron di Tod’s fa piani sul ready-to-wear, forte di un’attenzione storica alla formazione dei talenti sul territorio. Da oltre dieci anni il gruppo forma nuovi giovani artigiani nell’ambito del progetto Bottega dei mestieri. Un piano che coinvolge i poli produttivi di Brancadoro (Fermo), Comunanza e Arquata (Ascoli Piceno), Pontassieve (Firenze) e Tolentino (Macerata). 

«Vengo da una famiglia con una lunga tradizione nella calzoleria e vivo ancora in una regione famosa per i suoi artigiani — dice Della Valle —. Sta diventando sempre più difficile trovare lavoratori qualificati, per questo è importante la formazione. Così abbiamo sviluppato negli ultimi dieci anni la Bottega dei Mestieri per formare i nostri artigiani, che vengono affiancati dai “maestri” nel percorso di apprendimento. Uno scambio tra generazioni che ha avuto un bel riscontro e ha fatto apprezzare questo mestiere». 

Nel 2017 Tod’s ha presentato la fabbrica di Arquata del Tronto. Costruita in un solo anno, può impiegare 50 persone, che possono così ricostruire un futuro nella loro terra, devastata dal violento terremoto. Sempre sul territorio, poi, il gruppo ha supportato un operatore di microcredito che opera prevalentemente nelle Marche, per dare accesso ai servizi finanziari a soggetti privati e iniziative imprenditoriali che difficilmente sono prese in considerazione dal sistema bancario tradizionale, per le dimensioni limitate, l’inadeguatezza, la mancanza di garanzie. Ma non c’è solo Tod’s sul territorio. 

Da Valentino a Prada, da Fendi a Gucci e Vuitton, le maison del lusso italiano se hanno fatto rotta sulla Toscana per la produzione di calzature donna hanno invece privilegiato le Marche per le linee destinate all’uomo. E se il rallentamento della moda dell’ultimo anno, dopo l’euforia di shopping successiva alla pandemia, ha in alcuni casi rallentato i piani dei grandi gruppi sul territorio, si conferma la centralità del distretto calzaturiero delle Marche. Sinonimo di qualità, sostenibilità. Un territorio che offre alle maison e ai signori del made in Italy una filiera completa: dai tomaifici ai tacchifici ai guardolifici, come forse nessun altro distretto calzaturiero in Italia. 

Gli altri Sul territorio poi oltre ai grandi gruppi della calzatura ci sono realtà più familiari, da Imac a Pigini, Bag (NeroGiardini), Santoni, Artisans Shoes, Falc. Il contesto moda degli ultimi anni premia proprio le eccellenze meno note dei super brand, spesso controllati da grandi poli del lusso. È il caso di Doucal’s, fondata nel 1968 da Mario Giannini come Ducale e diventata Doucal’s dopo il viaggio a Northampton del fondatore. «Lontani dalla moda, che in questo momento soffre, abbiamo consolidato la nostra proposta di qualità made in Italy — spiega Gianni Giannini, alla guida con il fratello Jerry dell’azienda da 30 milioni di fatturato —. Il territorio marchigiano offre capacità artigianali di qualità e una filiera completa per realizzare le calzature che lo posiziona in posizione di vantaggio rispetto ai distretti calzaturieri del Sud Italia come a quelli del Nord, dalla Lombardia al Veneto». 

Nel primo semestre del 2024, le calzature di Fermo si confermano primo distretto della regione per export a valori correnti. «Ma subiscono una riduzione delle vendite all’estero di 34 milioni di euro, equivalenti a una variazione percentuale tendenziale del -4%, pur mostrando, nel secondo trimestre, un’attenuazione del calo rispetto al trimestre precedente (-1,1% e -6,3% rispettivamente) — rileva l’ultimo Monitor dei Distretti delle Marche stilato da Intesa Sanpaolo —. A pesare sulla fiacca dinamica delle vendite all’estero del distretto è la riduzione degli acquisti da parte della Germania, il secondo partner commerciale delle imprese del distretto, che ha registrato un calo del 14,3%. 

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Anche la Federazione Russa e la Cina, storici mercati di sbocco delle imprese distrettuali, hanno ridotto significativamente i loro acquisti, con una diminuzione rispettivamente del 24,2% e del 25,7%. Tuttavia, alcuni mercati hanno mostrato un trend opposto. La Francia, il principale mercato di sbocco delle merci del distretto, ha aumentato gli acquisti del 17,4%. Anche gli Usa e i Paesi Bassi hanno registrato un incremento, rispettivamente dell’8,1% e del 16,1%». Soffre la Pelletteria di Tolentino con cali generalizzati in quasi tutte le principali destinazioni, specie i tre maggiori mercati di sbocco, Albania, Francia e Regno Unito. ©


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17 dicembre 2024

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