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Il mercato immobiliare italiano si trova in una fase di profonda trasformazione, come dimostrato dal 3° Rapporto Federproprietà-CensisAgenda 2024-2030. La transizione abitativa: la casa possibile”. I dati rivelano un quadro di crescente difficoltà se non addirittura crisi per chi detiene la proprietà di immobili, con costi di gestione e manutenzione che l’82,2% ritiene ormai insostenibili, specialmente per le fasce di reddito più basse (88,8%).

A peggiorare il quadro, il calo del valore reale delle abitazioni (-16,8% in dieci anni), combinato con il timore di un inasprimento fiscale (69,3%).

La Legge Salva Casa tra opportunità e incertezze

La Legge 105/2024, nota come Salva Casa, rappresenta un tentativo di semplificare la gestione immobiliare, ma non senza critiche. Sebbene il 44,5% degli italiani esprima un’opinione favorevole, resta un significativo 24,2% di indecisi.

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Tra i punti di forza, emerge l’utilità percepita nella sanatoria per piccole migliorie domestiche, già sfruttata dal 26,7% dei proprietari. Tuttavia, restano dubbi sull’effettivo impatto economico e sociale della normativa.

La sostenibilità energetica: opportunità o costi insostenibili?

Il tema della sostenibilità energetica è centrale nel dibattito immobiliare. La transizione verso case meno energivore è considerata una necessità dal 67,6% degli italiani, con una potenziale valorizzazione degli immobili riconosciuta dall’81,7%.

Tuttavia, il costo elevato degli interventi frena molti: l’84% delle famiglie ritiene indispensabile un supporto pubblico per affrontare le spese, un segnale che evidenzia una necessità urgente di politiche di incentivazione mirate.

Affitti brevi, social housing e impatti sociali: un mercato da regolamentare

Un altro aspetto cruciale riguarda il fenomeno delle locazioni turistiche, che il 46,8% degli intervistati considera responsabile di una trasformazione negativa del tessuto sociale e urbano. Inoltre, il 44,4% rileva un aumento dei canoni di locazione dovuto alla competizione con il mercato degli affitti brevi. Questa situazione richiede un intervento normativo per bilanciare la promozione turistica con la sostenibilità abitativa.

Il Social Housing emerge come una possibile soluzione abitativa per le fasce più deboli, ma resta poco conosciuto: solo il 28,6% degli italiani sa di cosa si tratti. Tra chi lo conosce, la maggioranza lo ritiene utile soprattutto in chiave temporanea (74,4%). Una maggiore diffusione di informazioni e incentivi potrebbe rendere questa opzione più attrattiva e accessibile.

Crisi proprietà immobili: quali prospettive per il futuro abitativo?

Il Rapporto Federproprietà-Censis dipinge un quadro di sfide strutturali che richiedono interventi coordinati e lungimiranti. Dal supporto pubblico per l’efficienza energetica alla regolamentazione del mercato degli affitti brevi, fino alla valorizzazione del Social Housing, è evidente che la “casa possibile” passa attraverso una profonda revisione delle politiche abitative. La transizione abitativa 2024-2030 sarà una prova cruciale per il settore immobiliare e per l’intera economia italiana.

Sara Funaro, delegata Anci alle Politiche abitative e sindaca di Firenze, lancia un monito deciso: “Dopo anni di assenza di politiche per la casa, siamo davanti a una vera emergenza nazionale”. Funaro richiama l’attenzione sul rifinanziamento del Fondo affitti e del Fondo per la morosità incolpevole, esclusi dalle ultime leggi di bilancio, e sollecita il Governo ad avviare un tavolo di confronto con l’Anci per definire una politica abitativa organica e strutturata.

Il diritto alla casa deve tornare accessibile a tutti – sottolinea – con misure mirate per giovani coppie, lavoratori, famiglie e studenti, soprattutto nelle aree urbane dove l’emergenza abitativa è più acuta”. Funaro conclude ribadendo l’impegno dell’Anci a lavorare con tutte le parti coinvolte, perché il tema dell’abitare non è solo una questione economica, ma un pilastro essenziale per la coesione sociale del Paese.

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Case vuote: l’emergenza ignorata in Italia

In Italia, su 35 milioni di abitazioni, ben 9,5 milioni restano inutilizzate. Un’emergenza abitativa che non dipende dalle locazioni brevi, le quali rappresentano appena il 2% degli immobili (6% nelle città d’arte), ma da una normativa inefficace che disincentiva la locazione. A denunciarlo è Maurizio Pezzetta, Vicepresidente Vicario di FIMAA-Confcommercio, nel corso della presentazione del Rapporto Federproprietà-CENSIS.

FIMAA propone soluzioni concrete: dimezzamento dell’IMU per chi affitta con contratti abitativi ordinari, esenzione fiscale per redditi non percepiti in caso di morosità e contratti di locazione considerati titoli esecutivi per agevolare il recupero degli immobili.

Crisi proprietà immobili: le locazioni brevi e la morosità incolpevole

Un’altra criticità riguarda l’applicazione del Codice CIN per le locazioni brevi, definita “confusa e disomogenea”. Regole contrastanti tra norme locali e nazionali creano incertezze, con obblighi difficili da rispettare, come l’esposizione del codice in stabili vincolati da divieti paesaggistici. Secondo Pezzetta, l’Italia deve agire subito per favorire la reimmissione delle case vuote sul mercato, altrimenti l’emergenza abitativa resterà irrisolta.

Intanto proseguono i lavori per l’approvazione della Legge di Bilancio, che potrebbe includere nuove risorse per il fondo morosità incolpevole, destinato a chi, ad esempio per la perdita del lavoro, non può più pagare l’affitto. Il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, accoglie positivamente l’emendamento, ma richiama l’attenzione sulla necessità di azioni combinate. Tra queste, il rifinanziamento del fondo per il sostegno alla locazione, l’abbattimento dell’IMU per le case affittate a canone concordato e una migliore gestione dell’edilizia residenziale pubblica. Spaziani Testa evidenzia l’urgenza di rimettere in uso gli immobili abbandonati, garantendo il diritto alla casa a chi ne ha realmente bisogno.



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