L’Inter stravince in casa della Lazio e va a -3 — con una partita in meno — dall’Atalanta prima e a -1 dal Napoli. I biancocelesti, invece, scivolano a -6
Spietata, come deve essere una squadra che punta con decisione allo scudetto, l’Inter schianta la Lazio con un tennistico 6-0 e ristabilisce le gerarchie, allontanando i sinistri scricchiolii avvertiti dopo l’inaspettato scivolone di Leverkusen.Â
Gasperini e Conte, i primi due della classifica, sono avvertiti: devono guardarsi da Simone Inzaghi. La squadra con il tricolore sul petto è ancora quella da battere, come nelle previsioni della vigilia. Terza alle spalle di Atalanta e Napoli, virtualmente prima con i bergamaschi se dovesse vincere il recupero di Firenze, si prende tutto nella notte fredda dell’Olimpico, stritolando una delle più in forma del reame. Una clamorosa prova di forza.Â
L’Inter è troppo per la Lazio, che aveva battuto il Napoli due volte e vinto in casa dell’Ajax. Famelica, cinica, matura, anche fortunata nell’azione contorta da cui nasce il rigore che sblocca il risultato. Sfrutta gli episodi e dilaga. Due gol nel primo tempo, altri quattro nella ripresa. Dopo meno di un’ora la partita dell’Olimpico, cominciata con un tributo a Sinisa Mihajlovic nel secondo anniversario della morte, diventa un allenamento. A tratti i nerazzurri sembrano quelli della cavalcata trionfale.
Nel suo vecchio stadio Inzaghi non ha pietà del suo primo amore, ed è giusto così. Anche l’anno scorso aveva vinto dentro l’Olimpico biancoceleste e la vittoria era stata preziosa. Questa però può essere quella della svolta. Funziona tutto: la difesa tiene nonostante le assenze di Pavard e Acerbi, il centrocampo è dominante, l’attacco fa faville anche se ancora una volta resta a digiuno nel tabellino il capitano Lautaro. La Lazio sparisce in un lampo. E Baroni dovrà interrogarsi sul crollo, improvviso, più psicologico che fisico.
Nella prima mezz’ora l’Inter è in difficoltà , morbida, distratta, slegata. La Lazio è più rapida, reattiva, connessa. Pressa alta e arriva sempre prima sulle cosiddette seconde palle, spreca un’occasione ghiotta con Noslin, centravanti titolare al posto dello squalificato Castellanos con Dia in panchina. I ragazzi di Baroni hanno il pieno controllo della partita, che cambia faccia nel momento in cui Gila è costretto a uscire per dei giramenti di testa dopo un contatto con Lautaro.Â
L’allenatore fiorentino inserisce Gigot e proprio l’ultimo arrivato spiana la strada ai campioni d’Italia. L’azione, nel cuore dell’area di Provedel, è convulsa e nasce da un angolo di Calhanoglu. Dumfries colpisce di testa, il portiere respinge, Gigot prova a respingere, ma subisce fallo, vanificando la rete sottomisura dell’ex fischiatissimo De Vrij. Però dalla sala Var richiamano l’arbitro Chiffi al monitor perché sull’incornata dell’esterno olandese, proprio Gigot tocca il pallone con il braccio.
Un rigore televisivo, di ultima generazione. Ma così dice il regolamento. Calha segna dal dischetto e la Lazio va in tilt. Così l’Inter, nel giro di quattro minuti, con l’esperienza e la ferocia delle grandi squadre, chiude il conto con un’azione classica del repertorio nerazzurro: Lautaro arretrato sulla linea di centrocampo allarga per Calha, che innesca Dumfries il cui cross diventa l’assist per il sinistro al volo di Dimarco. Cala il gelo sull’Olimpico laziale.
L’Inter non molla la presa e nel secondo tempo trasforma la vittoria in una goleada. Il tiro di Barella del 3-0 è un eurogol, il 4-0 di Dumfries certifica lo sbandamento collettivo dei laziali. Carlos Augusto, partito dalla panchina, firma la quinta rete e Thuram la sesta proprio al 90′. La vittoria più ampia del campionato. Una potente dimostrazione di forza.
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