le audaci corbellerie dei solito noti – Il Patto Sociale

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Probabilmente aveva ragione il Prof. Gaetano Pecorella quando, a chi gli domandava come mai avesse spostato il suo asse politico dalla estrema sinistra a Forza Italia, rispondeva che lui non si era mai mosso da quello che considerava l’unico credo: le garanzie processuali, un patrimonio disperso dall’area progressista transitata al più bieco giustizialismo e – nel tempo – divenute cavallo di battaglia (un po’ per opportunità, bisogna ammetterlo) del centrodestra, con le dovute eccezioni che confermano la regola…

Con la riforma sulla separazione delle carriere al momento silenziata e passata in secondo piano rispetto a quella sul premierato, la madre di tutte le battaglie è diventato il contrasto alla proposta di legge volta ad istituire la giornata del ricordo delle vittime di ingiustizia da mettere in calendario il 17 giugno, giorno dell’arresto di Enzo Tortora.

A dare il via ad una congerie di corbellerie ci ha pensato, da par suo, il Presidente della Associazione Nazionale Magistrati il quale ha pontificato contestando che quello di Tortora possa definirsi un caso di malagiustizia perché in appello è stato assolto e perché istituire una simile ricorrenza contribuirebbe a creare un clima di sfiducia nella magistratura.

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Sua Eccellenza Santalucia, probabilmente, dimentica che oltre alla categoria degli errori giudiziari riferibili solo alle revisioni di condanna divenute definitive esiste quella delle ingiuste detenzioni: il caso di chi arrestato, in ultimo, viene assolto e risarcito dallo Stato. Santalucia, inoltre, pare non essersi accorto che, riferito all’Ordine Giudiziario, l’indice di gradimento del popolo italiano, già adesso, è simile a quello che si può avere per un gattino attaccato alle gonadi. Infine quanto al presunto, finale, trionfo della Giustizia Santalucia farebbe bene a documentarsi sulla sterminata serie di abusi, soprusi, dimostrazioni di iattante disinteresse per il rispetto della legge che hanno caratterizzato il calvario di Enzo Tortora a partire dalla studiata spettacolarizzazione delle immagini, trasmesse a reti unificate, del presentatore condotto via in manette da una caserma dei Carabinieri. E siccome al peggio non c’è limite, con sprezzo del ridicolo, Giuseppe Santalucia è stato capace persino di affermare che la proposta legislativa dia un messaggio in controtendenza rispetto alle numerose giornate in memoria della legalità come se l’arresto e la via crucis fatta patire a qualsiasi innocente possano costituire le note su cui comporre un inno al crimine.

A quelli come Santalucia servirebbe di lezione (o forse no…) ascoltare Raffale Della Valle –  l’ultimo dei grandi penalisti italiani – che si commuove quando racconta di aver pensato persino di abbandonare la professione quando si è sentito un orpello inutile, indesiderato e quasi deriso durante la difesa di Enzo Tortora, di essersi rivolto per disperazione ad Enzo Biagi che raccolse il suo grido di dolore tramutandolo in una lettera aperta al Presidente della Repubblica pubblicata in prima pagina sul Corriere, denunciando quanto stava accadendo a Napoli grazie a chi veniva definito “Il Maradona del diritto”…stic****, forse in Procura intendevano quel Maradona dell’indimenticabile gol con la mano.

Obbedisco! Scattano sugli attenti gli sherpa dell’ANM con il PD a dettare la linea in Commissione Giustizia della Camera dove si doveva, tra l’altro, soltanto discutere della unificazione dei tre diversi disegni di legge presentati sulla istituzione della giornata delle vittime di ingiustizia: con comica vigliaccheria la scelta è stata quella dell’astensione dal voto per non essere stati approvati gli alati pensieri che i giuristi vicini al Campo Largo avevano elucubrato per definire la nozione di errore giudiziario senza indispettire i sodali togati.

Vero è anche che, al di là dei buoni propositi, la cultura della giustizia della attuale maggioranza sembra risiedere nella raffica di nuovi reati (molti dei quali totalmente inutili) introdotti nell’ordinamento in un paio d’anni, nella ignavia rispetto alla tragedia dei suicidi in carcere e delle condizioni di vita nei penitenziari: una cultura che viene plasticamente descritta dalla intima gioia che la masturbazione mentale regala al sottosegretario Andrea Delmastro al pensiero di detenuti che soffocano nei nuovi blindati della Polizia Penitenziaria.

In conclusione, se in qualche modo può definirsi la bagarre scatenatasi intorno a questa proposta di legge è che stiamo assistendo alla festa della ipocrisia e della viltà bipartisan.



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