Il prof della Sapienza laureato con gli esami di un omonimo perde il ricorso contro l’ateneo: confermata la sospensione

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Secondo i giudici, il docente non poteva non sapere che quella carriera accademica in Fisica non fosse sua e si è consapevolmente avvalso di un curriculum altrui

Nuova batosta per Sergio Barile, il professore di Economia dell’Università La Sapienza di Roma sospeso dall’ateneo per aver ottenuto una laurea in Fisica sfruttando un caso di omonimia con un altro studente. La vicenda si trascina da anni tra sedi giudiziarie, aule accademiche e scrivanie amministrative, e culmina ora con una decisione del Tar del Lazio, che ha respinto il ricorso del docente contro le sanzioni disciplinari imposte dall’università. La vicenda è iniziata anni fa. Nel 2018 Barile viene contattato dagli uffici della Sapienza e informato che, secondo i loro registri, gli mancherebbe solo la tesi per conseguire la laurea in Fisica, titolo per cui avrebbe iniziato a studiare nel lontano anno accademico 2003-2004. In quella stessa annata, però, il professore non aveva dato nemmeno un esame. Di fatto, quella carriera accademica apparteneva a un suo omonimo, nato incredibilmente lo stesso giorno, e che era stato attivo negli studi fino a superare tutti gli esami, salvo la tesi.

La sovrapposizione dei due nomi

La confusione, farà poi sapere l’università, era stata causata da un errore informatico: durante la migrazione di dati dal vecchio sistema «Enidata» al nuovo «Infostud», le carriere accademiche dei due Sergio Barile si erano sovrapposte. Una coincidenza straordinaria, certo, ma anche un’occasione che, secondo le indagini, il professore avrebbe sfruttato senza farsi troppe domande. Nel 2019, infatti, Barile risponde al sollecito dell’università per sanare la situazione economica: paga le tasse arretrate per oltre 7mila euro e presenta domanda per discutere la tesi. In breve, completa il percorso e si laurea in fisica. Solo che, come scoperto successivamente, non aveva sostenuto alcun esame negli anni precedenti.  

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La scoperta della funzionaria della Sapienza

Nel 2021, al momento di ritirare la pergamena di laurea, una funzionaria della Sapienza si accorge però che qualcosa non torna. Il numero di matricola assegnato al professore corrispondeva a un altro studente, mai laureato. Partono le verifiche, e il quadro che emerge è grave: il docente avrebbe approfittato dell’errore informatico per appropriarsi della carriera accademica altrui, pur essendo consapevole di non aver sostenuto nemmeno un esame nel corso di Fisica. L’università denuncia la situazione alla Procura e, una volta concluse le indagini, il docente viene mandato a processo con l’accusa di falso ideologico. Sotto il profilo amministrativo, invece, interviene direttamente l’ateneo che cerca prima un dialogo con il docente: Barile si difende affermando di aver manifestato fin dall’inizio le sue perplessità agli uffici amministrativi, ma l’ateneo non trova riscontri di queste comunicazioni. Anzi. Da qui, l’avvio del procedimento disciplinare dell’università, culminato con una sospensione di sei mesi, la perdita dell’anzianità di servizio e l’interdizione dagli incarichi istituzionali per la stessa durata.

La decisione del Tar del Lazio

Ma Barile non ci sta. Nel tentativo di ribaltare le sanzioni, si rivolge al Tar del Lazio, sostenendo che l’università ha agito fuori dai tempi previsti dalla legge per avviare il procedimento disciplinare e che le sue azioni fossero fraintendibili come errori in buona fede. Ma i giudici amministrativi ora respingono il ricorso rifiutando ogni obiezione del docente: le scadenze non sono state violate e l’ateneo ha agito in maniera congrua, motivata e proporzionata. Secondo il Tar, Barile non poteva non sapere che quella carriera accademica non fosse sua e si è scientemente avvalso di un curriculum altrui. Inoltre, le giustificazioni del professore, come il presunto invio di comunicazioni per segnalare perplessità, non hanno trovato alcun riscontro documentale. Mentre prosegue il caso sotto il profilo penale, affinché si possa fare definitivamente luce su come sia stato possibile che un errore amministrativo di tale portata sia stato utilizzato per ottenere una laurea, il Tar ha confermato le sanzioni disciplinari inflitte dalla rettrice della Sapienza.



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