L’aggiornamento del Servizio Sanitario Regionale (SSR) è una necessità. Senza un piano organico di riassetto del sistema si rischia di applicare soluzioni tampone, mentre cresce l’insoddisfazione dei cittadini e si diffonde una diaspora infelice verso altri sistemi sanitari. La recente ripresa del dialogo tra il Governo regionale, le parti sociali e le rappresentanze più ampie della società lucana rappresenta un punto di svolta che può generare risultati positivi e rispondere alla domanda di qualità dei servizi espressa dai cittadini lucani. È però indispensabile agire con concentrazione, rapidità e competenza.
Occorre riprendere il filo di una radicale riprogettazione, avviando una trasformazione governata, diffusa e partecipata che renda il sistema più equo e sostenibile. Questo percorso può essere sostenuto anche dall’applicazione del digitale per una più efficace erogazione dei servizi. È essenziale aggiornare il catalogo delle criticità e delle buone pratiche per definire una sorta di “punto zero” delle strutture e dei servizi, avviando così una riprogrammazione condivisa e innovativa.
Un primo intervento riguarda il rafforzamento dei presidi territoriali, riportando le strutture degli ex Pronto Soccorso attivo a una funzione più incisiva e rafforzata di cura per acuti, di base e specialistica nel loro territorio di appartenenza. Questi servizi devono essere potenziati e resi più autonomi, con direzioni proprie che siano svincolate dalla rigida dipendenza dall’ospedale San Carlo. Quest’ultimo, invece, dovrebbe distinguersi per le alte specialità e per il ruolo apicale nel sistema sanitario regionale, connesso al corso di laurea lucano in Medicina, comprensivo di reparti clinicizzati per cura e ricerca, oltre che di scuole di specializzazione.
Al contempo, è necessario rafforzare il ruolo di governo dei dipartimenti, aprendoli allo scambio con strutture extra-regionali più avanzate. È inoltre cruciale rivedere l’assetto dell’emergenza-urgenza, prevedendo diversi tipi di Pronto Soccorso in base ai bacini di utenza e alle specificità geografiche. Il rilancio dell’Irccs Crob appare indispensabile, attraverso risorse regionali dedicate che consentano di offrire un ventaglio completo di discipline oncologiche, una presa in carico più efficace dei pazienti e la creazione di una rete oncologica regionale.
La Legge Regionale n. 2/2017 deve essere riscritta per riposizionare gli ospedali secondo i bisogni di cura del territorio, superando l’applicazione meccanica e statica di norme ormai superate, come il DM 70, e adottando un approccio dinamico. È inoltre il momento di affrontare con serietà temi fondamentali come la qualità delle cure, la mobilità sanitaria e le liste d’attesa. Una soluzione potrebbe essere una riprogettazione capillare, Comune per Comune, della rete ambulatoriale e territoriale, con una revisione e una rimodulazione che includa la ricostituzione dei Distretti sanitari. Con il piano previsto dal DM 77, i Distretti dovrebbero diventare luoghi di programmazione e produzione dei servizi sanitari, capaci di prendere in carico il cittadino attraverso un reticolo assistenziale centrato sui medici di medicina generale e sull’assistenza domiciliare.
La Toscana e l’Emilia-Romagna hanno sperimentato con successo i Punti di Intervento Rapido (PIR), ambulatori e presidi progettati per una presa in carico tempestiva dei cittadini con problemi di salute non gravi. Una simile iniziativa potrebbe essere utile anche in Basilicata, accompagnata da una rivisitazione del sistema delle liste d’attesa attraverso la gestione territoriale e specializzata dei CUP. Sarebbe necessario, inoltre, favorire l’open access per le prime visite, da rendere prioritarie, accompagnando il paziente nei ritorni programmati per cure ospedaliere nei casi di cronicità, e migliorando la gestione del paziente anziano e della longevità con interventi integrati tra medicina e politiche sociali di iniziativa.
Un passaggio cruciale sarà la definizione di una Nota Integrativa da parte della Regione, che detti indirizzi e contenuti di massima per il nuovo Piano socio-sanitario e ne stabilisca gli step di implementazione. Le Aziende Sanitarie dovranno essere orientate verso obiettivi evolutivi chiari, partendo da una riprogrammazione capillare di ogni servizio ospedaliero e territoriale. Questo richiede un piano annuale e pluriennale strutturato e monitorato, con budget assegnati alle unità operative, coerenti con un piano delle infrastrutture e del personale.
La programmazione deve prevedere il rimpiazzo dei pensionamenti e una sistematica azione di recruiting delle figure professionali strategiche da collocare nelle strutture. È fondamentale uscire dalla semplice enunciazione dei temi e promuovere documenti e azioni che consentano di attuare in modo sinergico le scelte qualificanti di un sistema sanitario nuovo e riformato.
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