LA MAFIA INVESTE I CAPITALI «SPORCHI». IN PUGLIA OLTRE 7 MILA AZIENDE A RISCHIO. SECONDO I DATI DELLA CGIA A LIVELLO REGIONALE BARI È PRIMA CALANO LE DENUNCE PER ESTORSIONE

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In Puglia le imprese po­tenzialmente connesse a con­testi di criminalità organizzata sono 7444 su 581.847, con una percentuale che oscilla, a se­conda della provincia analizza­ta, dall’1 al 3 per cento del tota­le.

Nel frattempo, dal 2013 al 2023, le denunce per il reato di estorsione sono aumentate ap­pena del 10.2 per cento, a fron­te del dato nazionale del 66.2. Sono dati dell’ufficio studi del­la Cgia di Mestre che descrivo­no un quadro allarmante della penetrazione della criminalità nell’economia regionale.

In­tanto la Cgia segnala che «il vo­lume d’affari annuo delle mafie italiane si aggira attorno ai 40 miliardi di euro, una cifra spa­ventosa che in teoria colloca l’industria del crimine al quar­to posto a livello nazionale, do­po quello registrato dall’Eni (93,7 miliardi di euro), dal­l’Enel (92,9 miliardi) e dal Ge­store dei Servizi Energetici (Gse) (55,1 miliardi)».

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Mentre la prima provincia in Italia con le maggiori infiltra­zioni maliose è Napoli, con una percentuale stimata tra il 6 e 7 per cento, Bari è la prima in Pu­glia, ottava nel panorama na­zionale, con 3358 aziende po­tenzialmente connesse con la criminalità, pari ai 2-3 per cen­to. Poi viene Foggia (18esima), con 1731 pari al 2-3 per cento; Lecce è 30esima con 1085, Ta­ranto (48esima) con 729 azien­de, e Brindisi (59esima) con 550, tutte con una quota pari all’1-2 per cento. Interessante, ma al negativo, il numero di denunce presentate nel decen­nio dal 2013 al 2023. In Italia sono cresciute del 66.2 per cen­to, ma in Puglia solo del 10.2 (638-703).

L’analisi provincia per pro­vincia restituisce un quadro va­riegato, comunque lontano dalla percentuale nazionale sia in termini relativi che assoluti. Taranto è la migliore e passa in dieci anni da appena 62 a 98, pari a un aumento del 58.1 per cento; nella Bat le denunce cre­scono di 14 (73-87), pari al 19.2; terza è Bari (182-195), con il 7 per cento; percentuale uguale a Brindisi che aumenta di 3 (43- 46); Lecce passa da 122 a 128, mentre Foggia registra addirit­tura un regresso. Le denunce diminuiscono in dieci anni del 4.5 per cento, scendendo dalle 156 del 2013 alle 149 del 2023.

«Il problema delle infiltra­zioni criminali nelle aziende non è nuovo – dice Benny Cam­pobasso, presidente di Confesercenti Puglia, – anzi ora il ve­ro obiettivo è arrivare al con­trollo o al possesso dell’azien­da stessa. E un fenomeno che trova gioco facile nelle tante aziende, anche piccolissime,, che sono da tempo in crisi. È questo il core business della criminalità.

Le denunce fanno paura ed è per questo che in Confesercenti abbiamo costi­tuito Sos Impresa per garantire un supporto legale e morale a chi decide di opporsi». Anto­nio Metauro, presidente di Confcommercio Foggia, com­menta che «i dati vanno analiz­zati con attenzione affinché si possano promuovere azioni concrete di contrasto.

Pochi giorni fa a causa dell’ennesimo furto a danno di due imprendi­tori di Apricena, ho ribadito la necessità di un coordinamento fra tutti gli attori sociali ed eco­nomici per la promozione del­la legalità. Lo confermo anche oggi, leggendo i dati che pur­troppo posizionano Foggia nelle retrovie della classifica e, addirittura, indicano un -4,5% di denunce di estorsione».

Sergio Fontana, presidente di Confindustria Puglia, non ha dubbi. «La nostra posizione è nettissima, non ci può essere alcun tipo di vicinanza con la parte mafiosa e il contrasto alle aziende colluse fa solo bene al­l’economia. La mia prima as­semblea di Confindustria l’ho fatta proprio nella scuola Allie­vi della Guardia di Finanza pro­prio per dare un segnale di vici­nanza allo Stato. Devo dire che chi abbassa la testa ima volta poi 1’abbasserà sempre perciò invito gli imprenditori a de­nunciare al primo avvicina­mento».

Secondo Luciana Di Bisceglie, presidente Unioncamere Puglia, è molto importante il dato ambientale. «È chiaro che nei contesti in cui lo sviluppo è forte si vive in ima situazione più tranquilla. Là dove non ci sono possibilità lavorative c’è uno sviluppo maggiore della criminalità. Le denunce in Pu­glia crescono meno perché il contesto economico è più forte tanto che addirittura doppia­mo il dato nazionale e questo ci dà una posizione di forza».

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