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PIÙ SPESA (E BASTA), LA RICETTA INCOMPLETA DEL SEGRETARIO NATO MARK RUTTE
Per alcuni Mark Rutte è un “temporeggiatore”, per altri un “falco ancora più ostico” di quando era Premier olandese, per altri ancora un inatteso “alleato” di Trump nello sfidare/stangare l’alleato europeo. Quello che è certo osservando il suo ultimo discorso a Bruxelles davanti alle commissioni unite Esteri-Difesa dell’Unione Europea, è che ogni qualsivoglia ricetta presentata per allargare i cordoni della difesa “in sicurezza” risulti parzialmente o completamente insufficiente. Spendere, spendere e ancora spendere, senza però programmare granché e puntando a superare i vecchi limiti del 2% di spesa del PIL che ogni Paese alleato della NATO dovrebbero mettere in campo.
Leggere ad esempio che per aumentare la produzione di armi e di strumenti difensivi serve «tagliare la spesa su pensioni e sanità», magari anche accettando un aumento delle tasse, è quanto forse sorprende di più del discorso tenuto lunedì dall’ex Premier dei Paesi Bassi: secondo Rutte spendere oggi più risorse per la Difesa, «significa spendere meno per altre priorità, ma può fare una grande differenza per la nostra sicurezza futura». La proposta agli europarlamentari risuona come un appello ai vari Governi dell’UE: occorre ridurre la “spesa facile” – così la definisce il “falco” Rutte – per sicurezza sociale, sistemi sanitari e politica previdenziale. Dai droni alle navi, dai jet ai cingolati, il segretario generale entra nel dettaglio di quanto dovrebbe essere prodotto in ampie quantità dall’Europa per “ridurre” la dipendenza dagli Stati Uniti, il tutto però proponendo ai Governo di stravolgere un welfare già segnato dalla crisi economica ed energetica, tra l’altro risultato delle guerre “sostenute” dall’Unione Europea al di fuori dei propri confini.
DAGLI USA AL MAR BALTICO, LE RICHIESTE DI RUTTE: “UNA NATO EUROPEA È UN’ILLUSIONE”
Nel grande caos che prosegue in maniera più o meno “sotterranea” attorno al Mar Baltico, la NATO prova a fare la voce grossa intimando al nemico russo (e probabilmente anche all’alleato ucraino) di evitare nuovi attacchi su petroliere, gasdotti e simili: «ci sono possibilità di sabotaggi ai cavi nel Mar Baltico: le indagini sono in corso ma ci sono ragioni per una grave preoccupazione», ha detto lo stesso segretario Rutte incontrando questa mattina a Helsinki gli alleati della NATO all’interno del Mar Baltico.
Nella scia però restano ancora le polemiche per le dichiarazioni tenute ieri davanti agli europarlamentari, specie quando l’ex Primo Ministro liberale dei Paesi Bassi ha definito un’illusione politica il considerare l’ipotesi di costituire una “Nato europea”, come ha avanzato in più occasioni il leader francese Emmanuel Macron. In maniera schietta (anche troppo secondo fonti di parti dei 27 membri, ndr) Rutte ha ricordato che senza gli Stati Uniti nell’alleanza difensiva «ci vorrebbe almeno l’8% del Pil annuo e ci metteremmo non meno di 15 anni a costruirla». Un Segretario generale che dunque sembra essersi “allineato” alle richieste di Trump, il tutto però senza ancora un chiaro disegno politico dietro alle dichiarazioni rilasciate in questi primissimi mesi di leadership post-Stoltenberg: la proposta per ora è solo “spesa”, pur riconoscendo la profonda preoccupazione per gli scenari della sicurezza in Europa dopo l’esplodere della guerra in Ucraina.
Come ha ricordato il generale Roberto Vannacci, europarlamentare della Lega e dei Patrioti, il discorso di Rutte sull’aumento della spesa per difendersi dai timori di guerra non stanno in piede con quanto avvenuto negli ultimi anni: «la Russia abbia speso nel 2024, con un’economia di guerra, 140 miliardi di euro mentre l’Europa con un’economia di mercato ne ha spesi 314». Per questo motivo, si chiede ancora Vannacci nel suo intervento da Bruxelles davanti ai colleghi cronisti, resta difficile capire il perché di così tanta spesa da innalzare secondo le stime NATO.
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