la sveglia per l’Europa del 2025

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Il 2025 si apre con una battaglia decisiva per l’Europa: non solo per la sovranità tecnologica, ma per la sopravvivenza stessa della democrazia. La posta in gioco non potrebbe essere più alta. Sotto il pretesto di difendere la libertà di parola, un’alleanza di oligarchi tecnologici e leader populisti sta sistematicamente tentando di smantellare le istituzioni democratiche e minare lo stato di diritto.

Questo attacco, mascherato da retoriche sulla libertà di parola e i diritti individuali, ha trasformato l’Europa, e in particolare l’Italia, in un campo di battaglia privilegiato. Elon Musk con la sua piattaforma X ha trasformato i social media in uno strumento per amplificare il populismo di estrema destra e la disinformazione. Parallelamente Mark Zuckerberg ha abbandonato le politiche di moderazione dei contenuti di Meta, sfidando apertamente il Digital Services Act (DSA) dell’Unione europea. La decisione di Meta di ridurre il fact-checking ha suscitato preoccupazioni anche in Francia, dove il governo ha avvertito che «la libertà di parola non deve equivalere alla libertà di amplificazione».

L’agenda Trump e l’Italia

Queste azioni si allineano con un’agenda promossa da Donald Trump, il cui ritorno sulla scena politica globale preannuncia conflitti commerciali, retoriche destabilizzanti e sforzi per dividere l’Europa. Questo movimento combina la disinformazione e l’ideologia populista per indebolire le istituzioni democratiche. Non riuscire a inquadrare questa lotta come una battaglia esistenziale contro un’agenda reazionaria, libertaria e tecno-populista rischia di lasciare l’Europa alla mercé di una nuova ondata di autoritarismo, alimentata dal potere incontrollato dei magnati della tecnologia.

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Al centro di questa crisi si trova l’Italia. Giorgia Meloni, con i suoi stretti legami ideologici con Trump, è diventata una figura centrale in questa dinamica.

Un esempio chiave è la trattativa tra il governo italiano ed Elon Musk per l’utilizzo di Starlink, un sistema con oltre 7mila satelliti progettato per fornire internet ad alta velocità e comunicazioni crittografate, con rilevanza strategica per governi e difesa. Starlink ha già ricevuto fondi dedicati del Next Generation EU per l’espansione della banda larga nelle aree interne, sollevando interrogativi sull’utilizzo di risorse europee destinate a rafforzare l’autonomia tecnologica del continente.

Questa decisione è arrivata dopo la partecipazione di Musk alla convention del partito di Meloni, Atreju. Inoltre, secondo Bloomberg, il governo Meloni sta negoziando con Musk per adottare Starlink per le comunicazioni satellitari sicure in Italia, rischiando di affidare a una multinazionale americana il controllo su infrastrutture critiche nazionali. Perché preferire Starlink invece di investire in soluzioni sovrane come IRIS², la rete satellitare europea progettata per garantire comunicazioni sicure a governi e infrastrutture strategiche, oltre alla connettività commerciale?

Meloni sovranista americana

EPA

Questa situazione si inserisce in un contesto più ampio. La rete TIM è stata recentemente ceduta al fondo americano KKR, mentre il cloud di TIM si basa su tecnologia Google e il cloud nazionale, assegnato attraverso una gara pubblica, è stato affidato a un consorzio che comprende anche Big Tech USA come Google e Microsoft. Chiara dimostrazione di quanto l’Italia sia dipendente dalle Big Tech americane.

Nel frattempo, il governo Meloni ha avviato colloqui con Larry Fink di BlackRock per favorire investimenti stranieri in infrastrutture strategiche, come autostrade e trasporti. Paradossalmente, i cosiddetti governi “sovranisti” sembrano avere una concezione curiosa di sovranità, specialmente quando si tratta di cedere asset strategici a fondi e multinazionali straniere.

Ma l’Italia non è il solo paese con queste vulnerabilità. L’Europa importa oltre l’80 per cento delle tecnologie digitali che utilizza. Questa dipendenza espone il nostro paese a vulnerabilità strategiche, come dimostrano i recenti danni ai cavi sottomarini nel Mar Baltico, vicino alla Svezia e alla Finlandia, e l’incidente che ha coinvolto la nave russa Eagle S., danneggiando il cavo di alimentazione Estlink 2 e le linee di telecomunicazione tra Finlandia ed Estonia. Questi incidenti dimostrano come le dipendenze infrastrutturali possano evolversi in rischi strategici, evidenziando la necessità urgente di un’infrastruttura tecnologica sovrana.

Seguendo la visione di Mario Draghi, Europa e Italia devono investire in tecnologie strategiche europee – satelliti, semiconduttori, cloud computing, intelligenza artificiale e piattaforme digitali – quello che ho definito EuroStack: la spina dorsale tecnologica della società moderna. La sovranità tecnologica non è un’idea astratta, ma la chiave per difendere la competitività, la democrazia e la sicurezza europea.

Per una alternativa europea

Un esempio concreto è la necessità di una piattaforma digitale europea alternativa a X (ex Twitter), ormai dominata da propaganda populista, tanto da spingere testate come The Guardian ad abbandonarla. Il successo emergente di social decentralizzati come BlueSky dimostra che è possibile creare ecosistemi digitali trasparenti e democratici. La crescente migrazione verso queste piattaforme riflette un desiderio diffuso di spazi digitali meno polarizzati e meno soggetti a disinformazione e manipolazione. L’Europa deve cogliere questa opportunità per guidare lo sviluppo di soluzioni proprie, progettate per contrastare dinamiche tossiche, rafforzare il controllo democratico e promuovere un ecosistema digitale più equo e inclusivo.

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Le recenti proposte di Trump, come l’annessione del Canada, l’acquisto della Groenlandia o il rinominare il Golfo del Messico “Golfo d’America,” possono sembrare provocatorie, ma rientrano in una strategia di destabilizzazione mirata. Minacce di guerre commerciali colpiscono le economie europee, in particolare Germania e Italia, sfruttando divisioni interne all’UE con un classico approccio “dividi e conquista”.

Alice Weidel, leader dell’estrema destra tedesca dell’AfD, ha recentemente dichiarato, in un’intervista su X con Elon Musk, che Hitler fosse un comunista e che l’UE utilizzi la burocrazia per censurare i social media e limitare la libertà. Questa retorica distorce la realtà e strumentalizza ideali libertari per attaccare le garanzie democratiche europee, servendo interessi oligarchici e populisti. Pedro Sánchez, Primo Ministro spagnolo, ha avvertito: “Dobbiamo difendere attivamente la democrazia dagli assalti dell’oligarchia e del fascismo.” Le sue parole risuonano mentre attori esterni sfruttano dipendenze tecnologiche per erodere la resilienza democratica europea.

L’Italia è al centro di questa sfida. Accordi come quello con Starlink minacciano la nostra sovranità tecnologica e democratica. Dobbiamo decidere: essere protagonisti nell’autonomia europea o spettatori passivi in un mondo dominato da altri. Il futuro della nostra nazione e del continente dipende dalle scelte di oggi. Saremo una colonia tecnologica o superpotenza democratica? La scelta dipende da noi.

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