Intervento del presidente della seconda Commissione Consiliare Regione Basilicata, Roberto Cifarelli, PD
È notizia di questi giorni la decisione del Consiglio di Stato che ribaltando il pronunciamento del Tar Basilicata ha reintegrato l’avv. Giuseppe Fiengo alla guida del Consorzio industriale della provincia di Potenza in liquidazione coatta amministrativa. Una vicenda che non ci sorprende e che conferma le criticità che avevamo evidenziato a suo tempo: la legge regionale 3 marzo 2021, n. 7 relativa allo scioglimento del Consorzio industriale di Potenza e alla costituzione di Apibas S.p.A. è un confuso pasticcio normativo.
Infatti la sentenza del CdS n. 141/2025 del 9 gennaio 2025 sostiene che “non è chiaro quali norme della legge fallimentare si ritengano applicabili al liquidatore. Occorre però, a questo riguardo, fare una riflessione sul fatto che la Regione Basilicata ha emanato una legge regionale (3 marzo 2021, n. 7) che, proprio con riguardo alla liquidazione e allo scioglimento del Consorzio per lo sviluppo industriale della Provincia di Potenza, ha affermato, all’art. 3, che “trovi osservanza” il r.d. n. 267 del 1942 (legge fallimentare) o comunque la vigente legislazione statale competente per materia (vale a dire, verosimilmente, il d.l. n. 98 del 2011). Emerge dunque una certa indeterminatezza della legge regionale, che trova però una comprensibile spiegazione nella ragione per cui è richiesto l’intervento della legge dello Stato per l’estensione della disciplina della liquidazione coatta amministrativa agli enti regionali, essendo così previsto dall’art. 2 della legge fallimentare, e comunque trattandosi di materia attinente all’ordinamento civile e processuale, rientrante, a mente dell’art. 117, comma 2, lett. l), Cost. nella potestà legislativa esclusiva dello Stato (così, da ultimo, Corte cost., 17 febbraio 2021, n, 22)”. Questo “guazzabuglio” giuridico ha portato, come prevedibile, a una paralisi amministrativa nelle aree industriali della provincia di Potenza e alla incertezza temporale riguardo a quello di Matera.
Inoltre, senza la garanzia di entrate certe, la Giunta regionale guidata dal presidente Bardi ha dovuto attribuire ad Apibas compiti aggiuntivi che esulano dall’oggetto sociale originario stabilito dalla legge, come la gestione del programma “gas gratis” per i lucani e la realizzazione di impianti per le energie rinnovabili. Tutto ciò ignorando l’esistenza della Società Energetica Lucana (SEL), che avrebbe potuto e dovuto occuparsi di tali progetti.
Nel frattempo il Consorzio in liquidazione non è riuscito a pagare il TFR ai suoi ex dipendenti, oberato com’è dai costi legati al Commissario liquidatore, ai suoi collaboratori e a un Comitato dei creditori che ha visto crescere i propri compensi nel tempo. Anche la gestione amministrativa del patrimonio immobiliare del fu Consorzio, tra lotti e capannoni, è rimasta in un pericoloso limbo, non chiarita dalla legge. A confermare questa situazione è il recente intervento del Tar Basilicata, che ha imposto alla Regione la nomina di commissari ad acta per risolvere le questioni pendenti con gli imprenditori.
L’improvvida decisione di Bardi di revocare l’incarico all’avv. Fiengo affidandolo al Dr. Luigi Vergari, facendo così coincidere in quest’ultimo le figure di Commissario liquidatore del Consorzio e di Amministratore Unico di Apibas, è stata giudicata illegittima dal Consiglio di Stato. Ora ci si domanda: chi risponderà politicamente e amministrativamente delle somme che dovranno essere riconosciute a Fiengo per il periodo in cui è stato escluso dalla sua carica? E chi coprirà i costi legati ai commissari ad acta?
A complicare ulteriormente il quadro è la possibilità che questa confusione amministrativa si ripercuota anche sul Consorzio industriale della provincia di Matera, dove, tra l’altro, si assiste alla deprecabile assegnazione di incarichi all’ex amministratore, una situazione tanto discutibile sul piano della legittimità quanto eticamente inaccettabile. Un episodio che testimonia, ancora una volta, la gestione disordinata e priva di trasparenza che sembra essere diventata la normalità.
In questo marasma amministrativo e gestionale, emerge con forza un’altra questione, quella principale: la mancanza di politiche industriali credibili e lungimiranti. Non se ne occupa adeguatamente il dipartimento regionale alle attività produttive, non se ne occupa Apibas, non se ne occupa nessuno dei Consorzi industriali, non se ne occupa Sviluppo Basilicata. Nel momento in cui la Basilicata avrebbe bisogno di una guida solida per rilanciare il proprio tessuto produttivo, ci troviamo di fronte a una totale assenza di visione e strategie per sostenere le imprese e attrarre nuovi investimenti.
Questa vicenda non è solo un errore amministrativo o politico, ma un ulteriore esempio di gestione superficiale e dannosa da parte dell’attuale governance regionale, che pesa sulle spalle dei cittadini e degli imprenditori lucani. È tempo di fare chiarezza e assumersi le responsabilità di queste scelte, che continuano a generare costi e paralisi per il sistema industriale della Basilicata. Dal canto nostro ci impegneremo per una revisione della legge che ha generato questo pastrocchio.
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