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da New York

Nei primi giorni di presidenza a partire dal prossimo 20 gennaio, Donald Trump si prepara a firmare oltre 100 ordini esecutivi, nel tentativo di rafforzare la sicurezza alle frontiere, aumentare i trasferimento dei migranti e affrontare altre priorità politiche della sua agenda nazionalista. Durante un incontro privato a Capitol Hill con i senatori repubblicani, Trump ha illustrato l’intenso programma di azioni. Stephen Miller, uno dei principali consiglieri di Trump, ha spiegato ai senatori le misure sulla sicurezza delle frontiere e l’immigrazione che saranno probabilmente le prime a essere attuate. «Ci sarà un numero sostanziale di ordini esecutivi», ha dichiarato il senatore repubblicano del North Dakota John Hoeven, sottolineando l’ampiezza dell’agenda che Trump intende affrontare.

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Come ha scritto Axios, che per primo ha dato la notizia, gli alleati di Trump hanno già preparato una serie di ordini esecutivi che il presidente potrà firmare rapidamente su vari temi, tra cui il controllo del confine con il Messico, lo sviluppo energetico, le politiche scolastiche e i mandati vaccinali, tra le altre promesse fatte durante la campagna elettorale. Nonostante sia abbastanza comune per un nuovo presidente firmare ordini esecutivi il primo giorno alla Casa Bianca – lo aveva fatto Joe Biden firmandone alcuni sul Covid e sull’economia – quello che stupisce, nel caso di Trump, è il numero elevato rispetto alla consuetudine. Trump con questa scelta vuole mandare un segnale molto chiaro: vuole agire senza chiedere l’approvazione al Congresso, che nonostante la maggioranza repubblicana potrebbe metterlo in difficoltà. E intanto Jack Smith, il procuratore speciale che ha indagato Trump per il suo ruolo nel tentativo di ribaltare il risultato delle elezioni 2020 e la cattiva gestione di carte classificate a Mar-a-Lago, si è dimesso.

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L’IMMIGRAZIONE

Dicevamo immigrazione prima di tutto: il completamento del muro al confine con il Messico e l’istituzione di centri di detenzione per migranti sono tra le principali iniziative, con un investimento stimato di circa 100 miliardi di dollari. Queste proposte fanno parte di un più ampio pacchetto che l’amministrazione Trump e il Congresso repubblicano stanno cercando di finanziare. Inoltre, i senatori informati da Trump e dal suo team si aspettano che la nuova amministrazione revocherà molti degli ordini presidenziali dell’amministrazione Biden, sostituendoli con le proprie proposte. Tra le altre misure c’è la reintroduzione del Title 42, usato nel corso della pandemia, che permette l’espulsione rapida dei migranti al confine per prevenire la diffusione di malattie, senza dare loro la possibilità di richiedere asilo. Attraverso il Title 42 sono state effettuate milioni di espulsioni dall’inizio della pandemia fino a quando Biden ha terminato questa politica nel 2023, obbligato dalla Corte Suprema. Durante l’incontro al Campidoglio, Trump e i senatori repubblicani hanno discusso sulla migliore strategia per portare avanti i principali punti dell’agenda del presidente eletto, come la sicurezza delle frontiere e il taglio delle tasse. Repubblicani come il leader della maggioranza al Senato John Thune e il presidente della Commissione Bilancio Lindsey Graham hanno presentato la proposta di iniziare con un pacchetto che includesse sicurezza delle frontiere, disposizioni energetiche e difesa, mentre Trump si è opposto, insistendo sulla necessità di un unico disegno di legge.

Intanto questa settimana il Senato inizierà a prendere in considerazione le nomine di Trump: si prevedono scontri e tensioni in particolare per la conferma del complottista e negazionista della scienza Robert F. Kennedy Jr., che il presidente eletto ha scelto per il dipartimento della Salute. E ora, dopo anni di rapporti tesi, spunterebbe anche una simpatia tra Trump e Obama. A dirlo è il presidente eletto, sostenendo che lui e Obama «probabilmente si piacciono». Trump ha commentato il video diventato virale dei due al funerale di Jimmy Carter, mentre scherzano e ridono: «Non avevo capito quanto sembravamo amichevoli», ha detto. Obama per ora non ha commentato anche se in passato è stato molto duro con Trump e di recente lo aveva preso in giro per le dimensioni del suo organo genitale nel corso di un comizio per sostenere Kamala Harris. Trump invece da anni diffonde la teoria del complotto secondo la quale Obama non sarebbe nato negli Stati Uniti e quindi non avrebbe potuto candidarsi alla presidenza. Solo a ottobre aveva definito Michelle «cattiva» e Barack «un presidente terribile».
 

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