Tonel, Cuba performativa a Napoli

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A guardare con attenzione una cartina geografica di Cuba, si può intravedere il profilo di un alligatore con la testa a Guantanamo e la coda a Pinar del Rio. Il lagarto, questo lucertolone carnivoro di quattro metri, rappresenta la voglia di libertà e democrazia dell’isola caraibica, imprigionata prima da Cristoforo Colombo poi dai presidenti statunitensi e dai burocrati russi. Anche il governo castrista viene preso in giro in questo video animato di Sandra Ramos, uno della dozzina di audiovisivi sperimentali – documentari, opere di finzione, filmati amatoriali e materiali d’archivio reinterpretati – che fanno parte dell’esposizione, Cuba Performativa, la videoarte cubana tra evasione e introspezione, insieme alla personale dell’artista Tonel, che è stata in mostra fino al 20 dicembre nelle Antisale dei Baroni, al Maschio Angioino di Napoli.

I contemporanei

Questo sguardo sull’arte habanera contemporanea, attraverso due mostre congiunte, ha selezionato alcuni artisti rappresentativi della ricerca multimediale dagli anni Ottanta a oggi, quando i video d’artista hanno assunto particolare importanza, durante la crisi economica di «El Periodo Special», drammatico momento di profonda deriva del paese. Da una parte ritroviamo un approccio sociale e antropologico, dall’altra un’elaborazione narrativa fantasiosa e ironica, che offre una visione identitaria multiculturale. Come nel video ritratto di Maria Magdalena Camp-Pons che mette in scena sé stessa: il suo volto ricoperto di saliva, liquidi, caolino in leggere modifiche temporali sulla base di una moltitudine di voci, le grida dei venditori ambulanti, i pregoneros, spesso nel tempo trasformati in motivi importanti come El Manisero, reso famoso da Rita Montaner e Stan Kenton o El yerberito di Benny Morè e persino l’arrotino, El Alfilador di Augustine Magaldi. Prodotto da Andrea Aragosa per Black Tarantella, ideato e curato da Giacomo Zaza, questo progetto ha rappresentato un’importante occasione per conoscere alcuni temi del mondo cubano, avamposto collettivo insulare, esperimento di una via diversa al socialismo. Dimostra come la crisi ideologica degli ultimi decenni contribuisce a una pratica artistica desiderosa di superare lo scarto tra il passato storico e il presente sociale, che caratterizza l’isola caraibica, evidenziando codici visivi di tematiche forti dalla libertà di pensiero alle differenze di classe, dalle potenzialità femminili alla dimensione magica fino al dramma della migrazione, col fenomeno dei balseros.

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Dalla mostra al Maschio Angioino di Napoli (foto Flaviano De Luca)

Gli artisti Javier Castro e Juan Carlos Alom si spingono negli angoli più fragili e nei quartieri dimenticati dell’Avana presentando esperienze di abbandono e precarietà. Invece Lazaro Saavedra ripresenta e reinterpreta musicalmente vecchie pellicole dandogli nuova linfa. Come scrive Zaza «le pratiche video, oltre che essere una mescolanza di attitudini documentaristiche ereditate dal cinema cubano e vocazioni performative, incroci tra realismo e astrazione, sono un interessante snodo d’introspezioni, archivi personali, spazi di rivolta, slanci immaginari per rigenerare il mondo».

La personale

Ad aprire l’esposizione, la galleria personale dell’artista Tonel (Antonio Eligio Fernandez) dal titolo La historia en panos rojos, una serie di quadri, grafici, illustrazioni e vignette realizzate negli ultimi venti anni, sugli eventi «col vestito rosso». Con una punta d’ironia, Tonel mescola scritte propagandistiche e precetti verosimili, avvenimenti politici di rilevanza internazionale e foto d’epoca dei suoi familiari. Ad esempio l’installazione Autoretrato 2 Antonios, dedicato alla figura di Antonio Gramsci, personaggio amato e conosciuto, con l’idea di un intellettuale al servizio del popolo, con la sua foto segnaletica da carcerato e quella della moglie coi figli, due mattoni-lapide e un disegno dove il militante comunista viene raffigurato con Lenin, Kandinsky e Tonel.

Stalin

Tonel, «La Historia (siempre se envuelve a si misma en panos rojos)»

Oppure La Historia (siempre se envuelve a si misma en panos rojos), dove due personaggi di fantasia, Cappuccetto Rosso e Superman, a grandezza ridotta, vengono affiancati ad uno reale, Stalin, il dittatore georgiano in formato gigante di cui oggi molti sanno poco. Tutti e tre galleggiano nell’immaginario culturale, miti colossali, simboli malleabili in ambiti ideologici diversi, dove finzione e verità sfarinano indistinti. Una narrazione storica stratificata e ironica, carica di rimandi e citazioni, che confondono gli spettatori o semplicemente insinuano scenari diversi, enigmatici e curiosi. Tonel diffida delle strategie politiche che si aggrappano ai simboli della nazione in maniera retorica per fronteggiare una società in crisi, mutevole e in continuo fermento. Non potendo sfidare la censura, si concentra su continue diffrazioni, spostamenti di senso, irriverenti argomenti popolari, incessanti slittamenti poetici.

La familiarità coi leader di un tempo passato e dimenticato viene fuori chiamandoli solo per nome Leonid (Breznev), Fidel (Castro), Janos (Kadar), Eric (Honecker) e così via. L’artista invita lo spettatore a una lenta e attenta esplorazione di un universo fantasioso, evidenziando la normalizzazione della storia con una narrazione univoca, specie nel periodo della Guerra Fredda, nell’epoca del Comecon, l’organizzazione economica e commerciale fondata nel 1949 alla quale aderivano tutti i paesi del blocco sovietico, poi Cuba dal 1972 e il Vietnam dal 1978. In quella dialettica s’inseriscono The Angola Files, con lo scambio di lettere tra Cuba e l’Unione Sovietica in una sanguinosa guerra civile, oggi dimenticata e Dispatches from the War Zone (2010-2014), una presentazione di documenti e manufatti in un immaginario museo storico, utilizzando in modo originale i tondini di ferro per il cemento armato, un museo dove il comunismo sovietico e le politiche degli Stati Uniti, col lungo embargo commerciale, influenzano lo sviluppo dello stato cubano.

Lo spazio
L’epopea della conquista dello spazio rivive in una posticcia Space Race dove l’astronauta Gagarin (primo cosmonauta in perlustrazione nel 1961) e la cagnetta Laika (primo essere vivente lanciato in orbita nel 1957) si accompagnano con Lenin e Majakovskij in un curioso collage, totalmente inventato con cubani e tedeschi (ma anche i nonni paterni di Tonel) collaboratori di questo posticcio laboratorio scientifico presente nel libro Heroes de Baikonur. La cittadina mineraria, attualmente in territorio kazako, che fu la sede del sogno spaziale sovietico e del leggendario programma Sputnik, degli eccezionali primi lanci nell’atmosfera, quel sottile velo di gas che avvolge il nostro pianeta. Con l’immagine di un nastro trasportatore tra la Terra e la Luna, suggerendo l’idea di un capitalismo che vuole sfidare tutto, persino la gravità, per stendere il suo influsso materialistico agli altri corpi celesti del sistema solare, ben prima delle teorie di Elon Musk.



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