Volano gli investimenti nel Mezzogiorno grazie alla Zes unica, entrata in vigore quest’anno ma di fatto operativa a pieno regime solo dallo scorso agosto. Sette miliardi quelli relativi al solo 2024, come sottolinea Palazzo Chigi, commentando con legittima soddisfazione l’ufficialità della concessione del Credito d’imposta al 100 per cento della quota disponibile, anticipata in settimana dal ministro del Pnrr, della Politica di Coesione e degli Affari europei Giovanni Foti durante l’evento “Top 500” di Napoli organizzato da Pwc e dal Mattino.
Il massino del tiraggio possibile vuol dire, per i non addetti ai lavori, che chi ha ottenuto l’autorizzazione unica ad investire nel Mezzogiorno ha potuto contare fino al 60 per cento di credito d’imposta come era stato garantito dalla norma varata dal Governo e di cui l’ex ministro Raffaele Fitto è stato l’artefice principale. Nessun taglio, nessuna riduzione, come raccontato dal Mattino l’altro giorno: l’Agenzia delle Entrate, terminale operativo dell’intera operazione, ha riconosciuto ai 6.885 i soggetti che hanno richiesto il credito d’imposta per investimenti nella ZES unica la somma complessiva di 2,551 miliardi di euro «che verrà integralmente riconosciuta» come specifica la nota del Governo.
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IL VIA LIBERA
Dei 6.885 fanno parte non solo le imprese che hanno deciso di allargare i propri stabilimenti o le linee produttive già esistenti e quelle che hanno per la prima volta colto l’opportunità di investire nel Mezzogiorno (che corrispondono, in larghissima parte, alle 415 autorizzazioni uniche rilasciate nell’anno, oltre 300 delle quali da agosto con l’insediamento del nuovo coordinatore della Struttura di missione Giosy Romano). Il via libera ha interessato anche imprese che hanno investito nell’acquisto di macchinari, che hanno comprato i suoli per espandersi e così via, tutte tipologie classificabili alla voce investimenti e ovviamente tutte al Sud, a riprova di un dinamismo che di gran lunga è il più vivace e consistente del Paese.
Difficile negare, al di là della frenata prevista dalle valutazioni definitive sullo stato dell’economia nazionale, che sia stato il Mezzogiorno grazie alla Zes unica a trainare il Paese in questi mesi, come del resto emerge dai dati più aggiornati relativi al Pil, all’export e all’occupazione.
Sette miliardi sono la somma dei 2,5 miliardi di Credito d’imposta garantiti dal Governo sia nella legge di Bilancio 2024 (1,6 miliardi di euro), sia nel decreto di agosto che ha assegnato altri 1,6 miliardi alla misura qualora ce ne fosse stato bisogno, come in effetti si è verificato, a riprova del forte interesse suscitato dalla misura); dei 2,5 miliardi di risorse delle imprese che hanno puntato sulla Zes unica e sulle sue opportunità; e di altri 2 miliardi investiti dalle aziende senza ricorrere al Credito d’imposta ma sfruttando la Zes unica solo per la semplificazione burocratica, l’altro formidabile paletto di questa legge che in 30 giorni o poco più assicura in un unico titolo quello che in precedenza era spalmato in ben 37 autorizzazioni procedurali.
RISULTATO STRAORDINARIO
«Un risultato straordinario, la cui rappresentazione sarà oggetto di una Cabina di regia dedicata, il 23 dicembre prossimo» spiega Palazzo Chigi mentre la premier Giorgia Meloni, che ha mantenuto la delega al Sud, commenta: «Viene garantito l’ammontare massimo del credito di imposta fruibile da ciascuna impresa, senza alcuna riduzione, grazie al corretto finanziamento della misura che il Governo, smentendo gli infondati allarmismi al riguardo, ha assicurato. Il Sud e la ZES unica si confermano la locomotiva della Nazione».
Ancora una volta, prosegue la nota del Governo, «viene confermata l’efficacia della ZES unica e la sua capacità di determinare concreto sviluppo economico per il Meridione, come testimoniano le 415 autorizzazioni uniche rilasciate dalla sua introduzione a oggi, per un valore ulteriore di 2,4 miliardi di investimento e oltre settemila occupati. La quantificazione complessiva degli investimenti di questo primo anno di ZES unica, sommando quelli oggetto di credito d’imposta (il cui valore è solo quota parte del valore degli investimenti agevolati) e quelli che hanno beneficiato della sola semplificazione, è superiore ai 7 miliardi di euro».
«La decisione dell’Agenzia delle Entrate di fissare al 100% la percentuale del credito di imposta effettivamente fruibile per gli investimenti effettuati nella Zona Economica Speciale, con uno stanziamento complessivo di 2,5 miliardi, è una buona notizia per le imprese che operano ed investono nel Mezzogiorno» commenta Antonio D’Amato, presidente della Fondazione Mezzogiorno ed ex presidente di Confindustria. E aggiunge: «Va riconosciuto l’impegno del governo, prima con l’attuale vicepresidente della Commissione Europea, Raffaele Fitto e ora con il neo ministro Tommaso Foti, a imprimere una discontinuità rispetto alle inadeguatezze e ai ritardi di decenni di meridionalismo assistenziale».
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Ora, insiste D’Amato, «bisogna implementare il percorso avviato prevedendo una dotazione pluriennale dei fondi destinati alla Zes, per consentire alle imprese di programmare gli investimenti e al Sud di attrarre progetti di notevoli dimensioni, che portino occupazione di qualità». Per l’industriale napoletano, è inoltre «necessario definire al più presto il piano strategico della Zes unica che può diventare parte di un piano industriale di straordinaria intensità per il Mezzogiorno con l’obiettivo di ridurre nei prossimi tre anni il gap del tasso di occupazione che penalizza il Mezzogiorno e l’Italia intera rispetto alla media Europea, facendo arrivare quello del Mezzogiorno dal 48% almeno al 53%,mentre quello del Centro nord è già al 68% (con punte in alcune zone ben oltre il 75%) e la media europea è al 75,4%».
Di sicuro, conclude D’Amato, «è necessaria una politica industriale per il Paese che abbia il suo motore nell’economia del Mezzogiorno. Solo così l’Italia può raggiungere quegli obiettivi di crescita fondamentali per garantire sviluppo, occupazione e benessere all’intera collettività».
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