di Federico Piazza
La Br Pneumatici spa di Thiene ha festeggiato il 60° anniversario di attività nel 2023 e nei prossimi anni prevede di crescere ulteriormente nel Nord Est tramite acquisizioni, fusioni e accordi di integrazione con altre società del settore. Come la rete d’impresa RPS (Ricostruzione Pneumatici & Servizi) creata con la Sicur Tyres Group srl di Bolzano nel febbraio 2024.
Fondata da Battista Busin, BR PNEUMATICI è guidata oggi dai due figli Filippo e Andrea. Con la terza generazione già inserita in azienda. Attiva nel settore della ricostruzione e commercio pneumatici, conta dieci centri di servizio per autovetture e mezzi industriali tra Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna e 20 officine mobili. Oltre ai classici servizi da gommista nei centri si effettuano il fast check del complesso ruota, l’allineamento e la convergenza per i veicoli industriali, l’officina meccanica, la sostituzione cristalli e la revisione veicoli. «Nel 1985 – ripercorre Filippo Busin – abbiamo aperto la sede di Sandrigo, nel 1984 quella attuale di Thiene, e poi via via tappe importanti sono state quella di Trento nel 1989 che è la seconda più grande, quelle di Cittadella, Sacile e Verona, fino all’importante ampliamento inaugurato nel 2024 ad Altavilla Vicentina dove siamo presenti dal 1994».
Tra le attività storiche c’è appunto anche la ricostruzione di pneumatici per veicoli industriali svolta nello stabilimento di Zanè, che rappresenta intorno al 10% del giro d’affari (48 milioni di euro nel 2024). «Siamo una delle 15 aziende rimaste in Italia che ancora fanno questo servizio, attraverso cui si riesce a prolungare anche di otto volte il ciclo di vita degli pneumatici», dichiara Filippo. «Il nostro bacino di raccolta è il Nord Italia, perché distanze più lunghe per la raccolta delle ‘carcasse’ non sono economicamente sostenibili. Da decenni facciamo solo ricostruzione per gli autotrasporti».
In Italia invece non esiste praticamente più il mercato della ricostruzione pneumatici delle automobili. La produzione di grande scala, soprattutto asiatica e in particolare cinese, l’ha infatti reso economicamente non conveniente. Fanno eccezione piccole nicchie di mercato, come ad esempio il fuoristrada estremo.
Inoltre, la selezione tra gli operatori è avvenuta perché non tutte le aziende sono state al passo con i tempi, cioè nuove esigenze dei mezzi sempre più potenti e performanti e normative sempre più stringenti. «In passato, fino a metà degli anni ’80 il settore della ricostruzione pneumatici era molto diffuso in Italia e contava oltre 300 operatori. Così – prosegue Busin – si è sviluppata a monte anche un’eccellenza nell’industria dei macchinari per la ricostruzione, ancora oggi riferimento di settore a livello mondiale. I ricostruttori americani o del Nord Europa e dei paesi scandinavi, dove questa attività è ancora oggi molto diffusa, utilizzano in gran parte macchinari e impianti italiani».
Busin spiega che, contro intuitivamente, nonostante il livello di qualità dei pochi operatori rimasti sia molto migliorato e che ci sia in generale un gran parlare di economia circolare e sostenibilità nei consumi di materie prime ed energia in tutti i settori, la ricostruzione pneumatici è un mercato in calo da anni anche per gli autotrasporti. «Si stima che la ricostruzione abbatta le emissioni di CO2 di circa il 30% rispetto alla produzione di uno pneumatico nuovo, salvando circa il 70% dei materiali originari. Ma in Italia annualmente si è passati da 1,2 milioni di unità ricostruite negli anni 90 a meno di 400mila oggi. Gli pneumatici per veicoli industriali sono tutti ‘ricostruibili’ per essere omologati e quindi immessi nel mercato, ma di fatto lo sono solo quelli di fascia ‘premium’, di cui però non sempre gli automezzi pesanti sono dotati. L’equipaggiamento con i ‘premium’ e la successiva ricostruzione è la scelta migliore per l’impatto sull’ambiente, ma anche la più conveniente dal punto di vista economico perché garantisce un costo chilometrico più basso. La nostra sfida è quella di farlo capire alle aziende di trasporto. Le più attrezzate a livello di controllo gestionale l’hanno capito da tempo e scelgono pneumatici premium abbinati alla ricostruzione».
La pratica riguarda anche i mezzi che svolgono un servizio pubblico, come il trasporto persone o la raccolta rifiuti, dove è obbligatorio che il 30% di quelli di ricambio acquistati siano ricostruiti.
Secondo stime dell’Airp – Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici, nel 2021 in Italia questo tipo di attività ha gestito circa 20mila tonnellate di gomme stradali usate, che così sono state riutilizzate. Mentre, secondo il Rapporto Ispra sui Rifiuti Speciali analizzato da Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, le tonnellate avviate al riciclo, quindi trasformate in altri materiali, o incenerite o smaltite in altro modo sono state 492mila nel 2022 e 530mila nel 2023.
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