Carceri al collasso, San Vittore primo in classifica |Mi-Tomorrow

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Carceri al collasso in Lombardia: il sovraffollamento delle carceri lombarde continua a essere un’emergenza drammatica e, allo stesso tempo, un problema sistemico che sembra non trovare soluzione. Con una capienza regolamentare di circa 6.000 posti, gli istituti di pena ospitano oggi quasi 8.500 reclusi, un dato che racconta un collasso annunciato e che accende i riflettori sulla dignità umana e sulle condizioni di lavoro degli operatori penitenziari.

San Vittore (Foto di repertorio)

Carceri al collasso: in Lombardia ci sono gli istituti tra i più sovraffollati d’Italia

Tra i dieci istituti di pena piĂą sovraffollati del Paese, quattro si trovano in Lombardia. San Vittore, simbolo della detenzione milanese, guida questa drammatica classifica delle carceri al collasso: a fronte di una capienza regolamentare di 702 posti, quelli effettivamente utilizzabili sono solo 470, ma i detenuti sono oltre 1.000. Segue la casa circondariale di Brescia Canton Monbello, dove a fronte di una disponibilitĂ  di 182 posti, i reclusi sono 378. Anche il Bassone di Como vive la stessa emergenza con 445 detenuti per una capienza di 225 posti.

Sul tema carceri al collasso, la situazione è critica anche nella sezione femminile di San Vittore, dove le detenute sono circa 80, il doppio delle 40 per cui la struttura è stata concepita. Questi numeri testimoniano un quadro drammatico che va ben oltre la semplice statistica e riguarda la violazione dei diritti fondamentali.

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Le parole del Presidente Mattarella e il richiamo alla dignitĂ 

«Rispetto della dignità di ogni persona e dei suoi diritti, anche per chi si trova in carcere». Con queste parole, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel messaggio di fine anno, ha voluto ribadire l’importanza del rispetto delle norme costituzionali che regolano la detenzione. Tuttavia, la realtà delle carceri al collasso è distante anni luce da questi principi. Le condizioni attuali non solo minano la dignità dei detenuti, ma rendono anche insostenibile il lavoro del personale penitenziario.

Carceri al collasso: celle sovraffollate e diritti negati

In celle progettate per ospitare quattro persone, spesso se ne trovano otto. Questo sovraffollamento non solo rende la permanenza in carcere una pena aggiuntiva non prevista dalla legge, ma peggiora le condizioni igieniche e di vivibilità, rendendo difficile ogni percorso di reinserimento sociale. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha più volte richiamato l’Italia per violazioni legate a queste problematiche, sottolineando l’urgenza di intervenire sulle carceri al collasso.

Carceri al collasso: mancanza di spazi e risorse per la rieducazione

Oltre al sovraffollamento, le carceri lombarde soffrono la carenza di spazi dedicati alla socialità, all’educazione e alla formazione professionale, elementi fondamentali per favorire il reinserimento dei detenuti nella società. A peggiorare la situazione, la carenza di educatori e di agenti di polizia penitenziaria: su una pianta organica prevista di 4.000 unità, ne sono operative solo 3.700. Questo squilibrio mette ulteriore pressione su un sistema già al limite del collasso.

Il grido di allarme dell’Associazione Luca Coscioni

L’Associazione Luca Coscioni ha recentemente inviato una lettera di diffida ai vertici delle Ats regionali per chiedere trasparenza sulla salute fisica e mentale dei detenuti. «In meno della metà dei casi abbiamo ricevuto risposta», ha dichiarato Marco Perduca, coordinatore dell’iniziativa. Per favorire la denuncia anonima e tutelare chi vuole segnalare situazioni critiche, è stato creato il portale FreedomLeaks.org.

Carceri al collasso: la denuncia partecipativa di FreedomLeaks.org

Il sito FreedomLeaks.org è stato sviluppato per offrire uno spazio sicuro e anonimo alle persone che frequentano le carceri per motivi professionali o personali, come familiari, volontari, educatori e membri del personale sanitario. «L’obiettivo è dare voce a chi può testimoniare situazioni di degrado o mancato rispetto dei diritti», ha spiegato Andrea Andreoli, ideatore del progetto.

Una soluzione ancora lontana

Il quadro attuale impone una riflessione seria e approfondita su come intervenire per evitare che il sistema penitenziario collassi definitivamente. Servono investimenti per ampliare le strutture, ma soprattutto un cambio di paradigma che metta al centro il recupero sociale del detenuto, nel rispetto delle leggi e della dignità umana. Fino ad allora, le carceri lombarde continueranno a essere un simbolo di un’emergenza che l’Italia non può più permettersi di ignorare.

 



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