PREZZO DEL GAS, LA TENTAZIONE DIRIGISTA – AppiaPolis – News in Tempo Reale

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 




   

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

–   di Vincenzo D’Anna*   –                                                                           

Alzi la mano chi crede che per ridurre il costo del gas e dell’elettricità occorra che i governi impongano “prezzi politici” al prezioso elemento naturale: in tal caso siamo certi che si alzerebbe un’immensa distesa di mani alzate in alto, perché l’opinione più accreditata resta appunto quella che ci sia bisogno di un calmiere. Peggio ancora se ci si rivolge agli statalisti incalliti, a quelli, cioè, che ogni giorno chiedono di tassare le plusvalenze realizzate dalle aziende del settore, compresa l’Eni (Ente Nazionale Idrocarburi) che in buona parte è ancora nelle mani dello Stato. È cosa risaputa che i collettivisti si sentano tutti benefattori ed altruisti, attributo quest’ultimo, che sta a dimostrare che quasi sempre costoro sono pronti a fare del bene ma con i soldi degli altri Molti tra questi ultimi sostengono che non c’è niente di male a tassare i maggiori profitti, ossia quello che, a loro modo di vedere, va oltre il profitto di ricavi “normali”. Purtroppo questo modo di ragionare sconta due difetti molto gravi in un’economia di “concorrenza”, quale appunto è il libero mercato delle fonti energetiche, in ogni parte il mondo. E qui di seguito li esamineremo: a chi mai dovrebbe competere il ruolo di determinare cosa sia da ritenersi “normale in termini di ricavi e guadagni? Se lo stabilisce lo Stato non c’è più impresa né mercato di concorrenza. Questo crea un monopolio statale che costringe lo Stato stesso a rifonderci per ripianare i deficit che ne deriveranno, lo stesso se elargisce bonus ai cittadini. Ma in disparte tutte queste considerazioni: se ci affidassimo ai demagoghi  e imponessimo un tetto ai prezzi, l’unico risultato che otterremmo sarebbe quello di allontanare numerosi carichi di gas dalle nostre aziende, con il risultato che tali “quantitativi” prenderebbero la strada verso destinazioni più remunerative per chi vende. Questo accadrebbe anche se si scegliesse di imporre l’equivalente di una sanzione, ossia il più basso prezzo, ai nostri fornitori (Algeria ed altri paesi africani) che l’Italia ha reclutato per non essere soggetta al gas russo. Quindi escluso questo effetto boomerang occorre chiarire che il mercato è un luogo neutro dal punto di vista geopolitico, e si regola esclusivamente sulla domanda e l’offerta. Nel caso di specie la domanda dipende dalle temperature invernali e dalla durata dell’inverno, dai quantitativi di   consumo del gas negli apparati industriali delle nazioni nostre concorrenti, ivi compreso il consumo per produrre energia elettrica in una nazione che per decenni si è permessa il lusso di privarsi dell’energia nucleare. Ancora, molto dipende anche dal costo economico ed ambientale per ricavare energie alternative come quelle di derivazione fossile (carbone e petrolio). Nel discernere correttamente i vari fattori incidenti ci soccorre il tempo pregresso, ossia le esperienze maturate in passato. Infatti quella di smontare i meccanismi di mercato quando i prezzi non sono graditi non è nuova, dalle nostre parti. Una mentalità pericolosa, oggi come ieri: anzitutto i mercati non “fanno costare” di più o di meno questo o quel bene o servizio. I mercati si limitano a registrare quanto i beni siano scarsi rispetto al bisogno, ossia alla domanda. Adottare ed imporre calmieri non farà aumentare l’offerta del gas, anzi incrementerà l’idea nei fornitori che non conviene venderci gas, costringendoci a pagare quello che altri Stati ed interlocutori pagano. L’unica ricaduta positiva è di tipo squisitamente politica: soddisfare l’eterno desiderio della nostra classe dirigente di poterci illudere che scelte in ipotesi anche meritorie, come provare a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, non abbiano ben più alti costi, economici ed ambientali!! Il buon Machiavelli nel Principe afferma che spesso il governare è lasciar credere che i governanti siano andati in soccorso del popolo e dei suoi bisogni, ancorché quegli aiuti, ossia i bassi prezzi calmierati, si ripercuoteranno sui contribuenti come ulteriore futuro deficit statale e maggiore tassazione. E ritorniamo sempre allo stesso punto: che tipo di politica produce consenso elettorale, taglia l’erba sotto i piedi degli oppositori e dei contestatori? Semplice: quella che beneficia i contemporanei e carica il costo dei benefici elargiti ai posteri, che, in quanto tali, sono ancora da venire, quindi non votano e non protestano. Cos’altro furono le famigerate partecipazioni statali della prima repubblica se non aziende che producevano sotto costo, pur di mantenere i posti di lavoro, accumulando perdite da accollare allo Stato come debito pubblico? E qui la partita assume connotati antropologici più che politici! Saranno infatti molti i furbi ed i rancorosi sociali che nel Belpaese invocheranno la partecipazione dello Stato per limitare il costo del prezzo del gas, ed un’ulteriore “stangata” dei produttori, già, peraltro tassati, sui redditi prodotti in aumento. Insomma: la tentazione dirigista e statalista si aggira ancora nelle strade d’Italia e nei corridoi delle aule parlamentari. Farà altri danni? Chissà

*già parlamentare





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Conto e carta

difficile da pignorare