Imprese, cosa cambierebbe se Cipputi entrasse nel cda

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Un fondo che agevoli il percorso di sviluppo del principio della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese? Che porti finalmente Cipputi – iil personaggio del vignettista Altan che incarnava l’operaio tipo – nei centri decisionali di un’impresa. 

Una buona notizia, perché va nella direzione di una maggiore attenzione alla sostenibilità e al worklife balance, valorizzando la persona e le sue esigenze. E che può assumere un ruolo importante nel contenimento degli incidenti sul lavoro. Un fondo più adatto alle piccole e medie imprese che alla grandi corporate e che nelle crisi aziendali può fare la differenza.

Certo, nella legge di Bilancio 2025 (articolo 1, comma 457) ci sono 70 milioni per il 2025 e 2 milioni per il 2026, «ma per renderlo efficace occorre partire con gli accordi aziendali», spiega Alfonso Luzzi, presidente del Movimento cristiano lavoratori – Mcl e consigliere del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro – Cnel, a proposito del fondo istituito presso il ministero dell’Economia e delle Finanze

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Il presidente del Movimento Cristiano Lavoratori  – Mcl, Alfonso Luzzi

Dialettica sì, non assoggettamento

La partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa, chiarisce Luzzi, è il «corollario perfetto del cattolicesimo democratico e sociale. I padri fondatori lo avevano previsto nell’articolo 46 come principio costituzionale». Un tema, quello della partecipazione dei lavoratori nella governance d’impresa, che però, riconosce Luzzi, in Italia ha scontato negli anni un paradigma «dicotomico e conflittuale tra lavoratori e datori di lavoro», a scapito di un rapporto tra le parti «dialettico sì, ma non di assoggettamento».

Dialogo sociale e condivisione

Mentre, diversamente, in Europa, soprattutto in particolare in Germania e nei Paesi Bassi non solo ha avuto spazio, ma la co – partecipazione si è attestata come modello, «e come parte fondante del sistema. Noi come Mcl», ricorda, «facciamo parte di Eza, una rete europea di 70 associazioni di lavoratori». Una realtà che promuove il dialogo sociale e la condivisione di opinioni e conoscenze per le trattative sindacali.

La cooperazione in Italia

Certo, sottolinea sempre Luzzi, «non dimentichiamo che in Italia abbiamo una delle più grandi esperienze europee di imprese cooperative, dove» la distanza tra datore di lavoro e lavoratori e partecipazione dei lavoratori alla gestione della della cooperativa «è molto più blanda che in una azienda con un azionariato».

La proposta della Cisl

Contribuire alla partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa, sì, ma in che modo? L’articolo 1, comma 457, non dice molto a proposito. Più dettagliata la proposta di legge di iniziativa popolare della Cisl (che stimava costi per 50 milioni), in coerenza con la quale l’iniziativa sia stata formulata. «L’idea che mi sono fatta e che ci sia da parte del Governo l’intenzione di sostenere in maniera concreta il progetto di legge che è stato presentato dalla Cisl, stanziando già prima dell’approvazione di questa legge un fondo che possa servire per avviare questo percorso».

Gli accordi aziendali

In termini operativi, il primo passo riguarda la definizione degli «accordi aziendali. Non c’è solamente la contrattazione collettiva nazionale», spiega, «gli accordi aziendali sono una parte importante delle relazioni industriali e credo che già in questi si possa utilizzare le risorse stanziate questo fondo per incentivare forme di partecipazione dei lavoratori all’impresa». Più nel dettaglio si tratta di intervenire nelle due forme di co gestione più importanti, quella «gestionale e quella organizzativa». 

Gli incidenti sul lavoro

Una partecipazione, spiega sempre Luzzi,  che «dà una nuova dignità al lavoratore, in un contesto ampio legato alla valorizzazione del ruolo della persona all’interno della sua azienda». A livello più pragmatico, il presidente di Mcl riporta «due esempi dall’esperienza tedesca». La Germania, spiega, «ha un tessuto industriale molto simile a quello italiano con una forte presenza del piccole e medie imprese», ma diversamente dal nostro Paese ha «un numero basso in termini assoluti e percentuali numero basso di incidenti e di morti sul lavoro». La partecipazione del lavoratore alla gestione della vita dell’impresa, porta, secondo Luzzi, «vantaggi nelle procedure, negli adempimenti e nelle scelte in fatto di sicurezza sul lavoro».

Il worklife balance

Un altro aspetto da non sottovalutare sono gli effetti della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese in termini di bilanciamento vita lavoro. «L’introduzione di questa legge e questo fondo potrebbero finanziare ed agevolare percorsi virtuosi in questo senso».

In apertura foto di Aurelien Romain per Unsplash. Nel testo foto da Movimento Cristiano Lavoratori  – Mcl

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