GIOVANI: AGRICOLTURA, UNA PASSIONE CHE GUARDA AL FUTURO. L’INTERVISTA DE “IL TIRRENO” AL DELEGATO REGIONALE FRANCESCO PANZACCHI
Leggi l’intervista pubblicata il 31 dicembre 2024 sull’inserto economia de “Il Tirreno” del nostro delegato regionale (e fiorentino), Francesco Panzacchi.
Cosa spinge un giovane a occuparsi di agricoltura? La prima parola a cui penso è: passione. Questo è un mestiere che non puoi affrontare se ti manca questa spinta. E’ il luogo comune di ogni giovane agricoltore. Non siamo diventati agricoltori perché non avevamo una alternativa o non potevano scegliere, semplicemente lo abbiamo voluto. E’ stato mio padre a trasferirmi l’amore per il bosco e per questa vita. Non è facile ma quale mestiere lo è? Qui almeno viviamo all’aria aperta ed il ritmo è dettato dalla natura ci cui ci prendiamo cura. Chi si avvicina alla campagna oggi ha un approccio molto più moderno, multifunzionale e sostenibile, è molto sensibile alle tematiche ambientali e all’utilizzo delle risorse; ha un livello di istruzione superiore rispetto ai nonni e agli stessi genitori e di apertura verso settori come il turismo, il sociale, le energie rinnovabili. Sono aspetti che stanno trasformando, anche se ancora troppo lentamente, il modo di far agricoltura.
Quali sono le maggiori difficoltà che incontra chi si avvicina al settore? Per chi parte, e per chi non ha nemmeno un pezzetto di terra di proprietà, sicuramente l’accesso al capitale fondiario, che può avvenire con l’acquisto o l’affitto, e ai finanziamenti con garanzie. Per tutti, indistintamente, il mostro si chiama burocrazia contro la quale ci scontriamo quotidianamente. Sono muri che rallentano, quando impediscono, il ricambio generazionale nelle nostre campagne dove 4 aziende agricole su dieci sono guidate da imprenditori che entro i prossimi 5 anni andranno in pensione. I giovani che vogliono vivere di agricoltura non mancano e lo abbiamo visto anche ai recenti Oscar Green con 450 domande. L’incremento della dotazione finanziaria da 3,2 milioni a 13,2 milioni consentirà la nascita di 170 imprese agricole toscane a fronte di una quarantina iniziali.
Quale è lo stato di salute dell’agricoltura in Toscana? Non è sicuramente il miglior momento della storia per la nostra agricoltura. L’aumento dei costi di produzione, la concorrenza sleale sempre più agguerrita, i cambiamenti climatici, l’esplosione di fitopatogeni e di insetti alieni, la difficoltà di trovare manodopera: e potrei continuare. L’Europa, in questo senso, non ci sta aiutando ma al contrario ha fatto di tutto, almeno nel recente passato, per farci passare da nemici dell’ambiente. E’ stato un anno di tensioni che ci ha portato più volte in piazza per protestare e per far sentire la nostra voce. Ero a Bruxelles così come al valico del Brennero. In Europa il vento pare essere cambiato ma vediamo i fatti prima di cantare vittoria.
Cosa chiedete alle istituzioni? A livello regionale i rapporti sono ottimi, c’è un continuo scambio soprattutto con la vice presidente Saccardi, con cui dialoghiamo e cerchiamo soluzioni insieme. A livello nazionale la madre di tutte le battaglie è quella per la trasparenza del cibo che passa da un’etichetta di origine europea, dal principio di reciprocità e dall’abolizione del codice doganale. Le importazioni da ogni dove in Europa ed in Italia di alimenti di scarsa qualità, prodotti utilizzando pesticidi non consentiti nel mercato comunitario e sfruttando i lavoratori e le minoranze stanno affondando i produttori agricoli: la competizione deve essere ad armi pari, oggi non avviene. Vogliamo regole, regole uguale per tutti se vuoi vendere i tuoi prodotti in Italia e trasparenza. Sarà poi il consumatore a scegliere cosa mangiare e cosa no.
Quale è il giudizio sulla Nuova Pac? Le risorse della Pac devono andare agli agricoltori professionali, a chi vive di agricoltura. Bisogna tagliare il cordone ombelicale con un passato che ha premiato, con tanti soldi, chi speculava. Questo deve finire anche alla luce di risorse sempre più scarse per il nostro settore. Le risorse della Pac così come sono state pensate non sono più sufficienti: gli Stati Uniti investono 4 volte di più rispetto all’Europa sulle filiere del cibo e dell’agricoltura e si deve guardare all’innovazione, al giusto reddito degli agricoltori, all’agricoltura di precisione con uso dei dati e intelligenza artificiale dove però la macchina non deve mai sostituire l’uomo.
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