Caner “In agricoltura il 2025 sarà un altro anno di sfide”

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L’assessore al turismo Federico Caner, ospite a Radio Veneto24 ha parlato dell’impatto delle locazioni brevi, un fenomeno in forte crescita nelle grandi città venete, come Venezia e Verona, e il suo effetto sulla fisionomia dell’ospitalità tradizionale.

Assessore, parliamo di un tema che sta interessando le grandi città del Veneto: l’aumento delle locazioni brevi. Come si inserisce questo fenomeno nel panorama turistico della regione?

Sì, il turismo in Veneto è un fenomeno di grande rilievo. Alcune città, in particolare, stanno vivendo una crescita più marcata rispetto ad altre. Venezia, naturalmente, è l’emblema della nostra regione, ma anche Verona sta registrando una forte presenza di locazioni turistiche. In ogni caso, credo che le locazioni turistiche siano una vera e propria opportunità per il Veneto. Abbiamo una quantità impressionante di arrivi – più di 72 milioni di presenze turistiche ogni anno – e quindi dobbiamo avere la capacità di accogliere tutte queste persone. Le locazioni brevi, in questo contesto, sono complementari all’offerta alberghiera, ma necessitano di regole precise. A livello regionale, siamo stati tra i primi in Italia a introdurre il codice identificativo regionale per le locazioni brevi, un sistema ora adottato anche a livello nazionale con il “CIN” (Codice Identificativo Nazionale). Questo strumento serve a garantire che chi intende affittare una casa o un appartamento per fini turistici rispetti determinate norme. Detto ciò, le locazioni brevi, pur essendo complementari, pongono qualche difficoltà al sistema alberghiero, che è soggetto a normative più stringenti. Tuttavia, il ministro Santanchè sta lavorando per uniformare le regole a livello nazionale, cercando di rendere il mercato delle locazioni turistiche similare”.

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Oltre alle locazioni brevi, c’è un altro fenomeno che sta crescendo: il turismo lento, alla scoperta dei piccoli borghi del Veneto. Su questo fronte ci sono nuovi progetti?

“Stiamo lavorando molto sulla valorizzazione di località meno conosciute ma altrettanto affascinanti. Grazie ai fondi europei, abbiamo creato dei “club di prodotto“, che consentono agli operatori turistici di sviluppare nuovi prodotti turistici, anche per valorizzare realtà che in passato sono state meno esplorate. Per esempio, stiamo lavorando sul recupero dei borghi, ma anche sul circuito delle ville venete, dei castelli e delle dimore storiche. In questo contesto, la Regione offre finanziamenti a fondo perduto, fino al 70%, per incentivare lo sviluppo di queste iniziative. Il Veneto ha un enorme potenziale in termini di destinazioni e prodotti turistici, ma sta agli imprenditori privati cogliere queste opportunità e creare nuovi circuiti che possano attrarre turisti”.

Parliamo ora di agricoltura. Il 2024 non è stato un anno facile per gli agricoltori, cosa ci dobbiamo aspettare per il 2025?

Il 2025 sarà un altro anno di sfide. Il cambiamento climatico è una delle problematiche principali, soprattutto in Veneto, dove le condizioni pedoclimatiche sono particolari. Ad esempio, per noi è più difficile praticare l’agricoltura biologica, perché il nostro clima umido non sempre si adatta a questo tipo di coltivazioni. Questo vale in particolare per il settore vitivinicolo, ma non solo. Le coltivazioni di mais e frumento stanno affrontando sfide legate alle aflatossine e ad altri problemi. Per affrontare queste difficoltà, è fondamentale investire nella ricerca e nell’innovazione tecnologica, cosa che stiamo già facendo con le università di Padova e Verona. L’obiettivo è fare agricoltura sostenibile, utilizzando il meno possibile fitofarmaci e agrofarmaci”.

Questo significa che la sostenibilità è un tema centrale anche per l’agricoltura?

“Esattamente. La sostenibilità ambientale è fondamentale, ma va affiancata da una sostenibilità economica e sociale. La transizione ecologica deve essere sostenuta non solo dagli agricoltori, ma anche dalle istituzioni, in particolare dall’Unione Europea. Negli ultimi decenni, infatti, i sussidi europei al settore agricolo sono diminuiti significativamente, nonostante le richieste di maggiore impegno da parte degli agricoltori, che devono fare i conti con costi più alti per applicare tecnologie più sostenibili. Dobbiamo aiutare gli agricoltori a evolversi e a compiere questo cambiamento, ma è fondamentale che ci sia un cambiamento di mentalità. I giovani agricoltori, per esempio, sono molto più attenti e interessati a sviluppare pratiche innovative e sostenibili. Ecco perché il cambiamento generazionale sarà cruciale”.





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