CENTRO STORICO L’AQUILA: PROSPEROCOCCO, “NON BASTANO EVENTI E APERITIVI, SERVE COMUNITA’ RESIDENTE” | Notizie di cronaca

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L’AQUILA – “Non basta organizzare eventi occasionali per illudersi che la città stia rinascendo. Serve una politica seria, una visione di lungo periodo che sappia coniugare la memoria storica con la necessità di riportare la vita quotidiana nel cuore dell’Aquila. Fino a quando non ci sarà una reale volontà di costruire una comunità viva, presente e proiettata al futuro, Piazza Duomo rimarrà un luogo vuoto, e il centro storico, un deserto urbano che nessun evento isolato potrà mai rianimare”.

Questa la riflessione a margine della Fiera dell’Epifania dell’Aquila dell’Ufficio comunicazione e membro del Senato Accademico Univaq, e presidente del Coordinamento delle associazioni dei disabili dell’Aquila, pubblicato sul suo profilo facebook.

IL COMMENTO DI PROSPEROCOCCO

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La tradizionale Fiera della Befana à accompagnata da una novità che avrebbe potuto rappresentare un segnale di speranza: il ritorno dello storico mercato ambulante. Il mercato, che risale al 1303, venne cancellato dal terremoto del 2009 e, successivamente, lasciato morire da una politica miope e da un’imprenditoria incapace di valorizzare il cuore della città.

Tuttavia, il suo ritorno, anziché essere il segno di una ennesima rinascita, si riduce a un evento isolato, organizzato in modo incoerente e privo di consapevolezza storica.

Infatti, il mercato torna in Piazza Duomo solo per un giorno, il 5 gennaio, una data che tradizionalmente non ha mai ospitato il mercato nella piazza. Quel giorno, durante la Fiera dell’Epifania, il mercato si spostava sotto i portici e lungo le vie del centro storico, lasciando libera Piazza Duomo solo ai banchi che vendevano la frutta.

Ignorare questa tradizione è un errore grave, che dimostra una totale mancanza di cultura e di rispetto per la storia cittadina.

Si tratta di una scelta che evidenzia l’incapacità politica e la scarsa programmazione di chi organizza la fiera oggi, con 253 bancarelle contro le 750 di una volta, altro che evento di rilevanza internazionale.

Il ritorno del mercato dovrebbe rappresentare una ritorno vero e duraturo, non un evento sporadico privo di progettualità. Guardando ad altre città italiane, come Roma, Firenze o Padova, è evidente come i mercati ambulanti possano essere una risorsa fondamentale per il centro storico, un’occasione di vitalità quotidiana e sociale.

All’Aquila, invece, si è scelto di farlo morire, lasciando che il cuore della città si svuotasse insieme a Piazza Duomo, che oggi appare come una distesa anonima, priva di vita. Qualcuno ha ironicamente osservato che questa piazza ormai somiglia più a un piazzale d’atterraggio per alieni, un vasto spazio vuoto senza funzione e senza anima.

Le conseguenze di queste scelte sono evidenti: il centro storico è sempre più abbandonato, i residenti diminuiscono e i negozi storici di generi di consumo chiudono. Al loro posto, si susseguono locali che vendono cibo e bevande in un ciclo continuo di aperture e chiusure, trasformando la città in una sorta di “città da bere”.

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Ma è davvero questa la visione di futuro per L’Aquila?

Illudersi che basti passeggiare, bere qualcosa, farsi una “tazza” e fare finta che la città sia ancora quella di un tempo non basta. Senza un progetto serio e coerente, il declino continuerà.

La responsabilità di questa situazione ricade interamente sulle amministrazioni comunali, in particolare sull’attuale giunta guidata dal sindaco Pierluigi Biondi, che ha dimostrato di non avere né visione né radici per comprendere cosa significhi far crescere una comunità. Una città non si sviluppa solo ricostruendo muri e palazzi o eventi mordi e fuggi, ma riportando la vita al suo interno.

Gli edifici del centro storico sono stati ricostruiti, le mura sono nuove e ben illuminate, ma sono muri freddi, senza persone, senza attività quotidiane che li rendano vivi. L’isola pedonale, che avrebbe dovuto essere un’occasione di rilancio, è nata senza un progetto complessivo e, soprattutto, senza un’adeguata infrastruttura di parcheggi è fondamentalmente di trasporti pubblici rendendo il centro sempre meno accessibile e sempre più marginale.

Qualcuno, dopo il sisma, descrisse il centro storico dell’Aquila come un “buco nero”. La speranza era che quel buco nero potesse un giorno tornare a essere il cuore pulsante della città. Eppure, oggi, a distanza di anni, abbiamo mura ricostruite, ma vicoli e piazze vuote. Mancano le persone, manca la vita. E senza cittadini che tornino ad abitare e a vivere quotidianamente il centro storico, ogni iniziativa rimarrà sterile e isolata.

Non basta organizzare eventi occasionali per illudersi che la città stia rinascendo. Serve una politica seria, una visione di lungo periodo che sappia coniugare la memoria storica con la necessità di riportare la vita quotidiana nel cuore dell’Aquila. Fino a quando non ci sarà una reale volontà di costruire una comunità viva, presente e proiettata al futuro, Piazza Duomo rimarrà un luogo vuoto, e il centro storico, un deserto urbano che nessun evento isolato potrà mai rianimare.

 

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