In un mondo martoriato ogni giorno di più da conflitti che si aprono, ognuno di noi dovrebbe poter sperimentare la faticosa bellezza delle vite che si annodano. Perché se le grandi imprese della storia – sociali, sportive, politiche, scientifiche – sono il frutto maturo della capacità di cooperazione, della collaborazione e dell’entusiasmo condiviso, non può esserci nulla di più entusiasmante che vivere l’avventura della vita camminando insieme, come l’esperienza dell’Azione cattolica ci propone.
Scegliere il cammino associativo oggi rappresenta il rinnovarsi di una sfida che non è fatta per uomini e donne solitarie: contro la logica individualistica – che ci fa pensare gli uni separati dagli altri – e la cultura della performance – che ci spinge a impegnarci gli uni a discapito degli altri – l’Azione cattolica ci aiuta a scoprire la bellezza di camminare insieme. È in Associazione, infatti, che continuiamo a far esperienza piena di quel “nessuno si salva da solo” che più volte papa Francesco ha ricordato al mondo intero.
Scegliamo l’Ac perché vogliamo continuare a sperimentare e a essere promotori di una “cultura dell’abbraccio” che ci invita a sentire la vita degli altri che si fa spazio in noi: perché l’ascolto, se vissuto veramente, scava nelle nostre certezze granitiche, ci aiuta a farci prossimi alla vita di tutti e ci apre ad accogliere la diversità di visioni, di età, di sensibilità, di attenzioni.
Scegliamo l’Ac perché abbiamo sperimentato la bellezza di un’Associazione che da sempre sa coniugare insieme missione e discepolato, accompagnando, allo stesso tempo, giovinezza e responsabilità, perché nella giovinezza sa riconoscere una vocazione.
Scegliamo l’Ac perché sentiamo l’importanza continua a essere una casa accogliente che sa preparare un posto per tutte e tutti. In Ac sperimentiamo la bellezza di una vita condivisa che non si limita né ad essere un fare cose insieme nella diversità delle età né un’uniformità della proposta, ma diventa un farci – adulti, giovani e ragazzi – compagni di strada.
Scegliamo l’Ac perché siamo convinti, perché ne facciamo ogni giorno esperienza, che è il messaggio sempre nuovo dell’Amore di Cristo quello di cui questo vecchio e stanco mondo, che ha perso la capacità di sperare, ha bisogno per essere rinnovato (Cfr Dilexit nos, n. 110).
Scegliamo l’Ac perché in essa viviamo una Chiesa che sa cucire, intrecciare, annodare insieme la vita degli adulti, dei giovani e dei ragazzi, aiutandoci a vedere la bellezza di una vita vissuta in cordata, un’esperienza che richiedere la fatica controcorrente di saper coordinare il passo – in un tempo dove vanno di moda gli strappi idealisti o le fughe solitarie – ma impedisce una vita sterile perché schiaccia su un io che non è in grado di lasciarsi amare da Dio.
L’Associazione diventa quindi una grande palestra di vita, perché condividendo il cammino, il servizio e la responsabilità, in essa possiamo trovare uno spazio in cui formarci come cittadine e cittadini consapevoli che l’unica vita degna di essere vissuta è una vita donata. L’acqua che disseta per la salvezza, infatti, sgorga dalla Croce (Cfr Dilexit nos, n. 96), e ciò che fa diventare adulta la fede ha a che fare con un servizio che si spezza come pane e si dona senza riserve, che si radica nel Vangelo e percorre le strade di ogni tempo.
Una fede vissuta in cordata e una vita vissuta per essere donata è l’esperienza vissuta anche da Pier Giorgio Frassati, la cui canonizzazione, prevista per il 3 agosto 2025 al termine del Giubileo dei Giovani, offre l’occasione per far camminare l’Associazione su quei sentieri geografici e spirituali da lui tanto amati.
Pier Giorgio, infatti, è stato innanzitutto un giovane che ha saputo riempirsi l’agenda prendendo quotidianamente appuntamento con la felicità piena. Questa pienezza, ci insegna Pier Giorgio, è possibile solamente comprendendo che occorre scartare il dono della vita per poter riuscire a scorgere nel nostro cuore i desideri più profondi che ci abitano.
In quei sentieri di montagna che lo portavano “Verso l’alto” , Pier Giorgio ha imparato a guardarsi dentro e, lasciandosi spezzare ogni giorno dalla Parola di Dio, ci ha mostrato che per essere lievito occorre essere immersi e mescolati in profondità nella pasta della storia . E noi, oggi, aderiamo ancora con il desiderio di far lievitare il bene nel tempo che viviamo.
Articolo pubblicato nella pagina speciale di Avvenire dedicata alla festa dell’Adesione. SCARICA IL PDF
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