Refezione scolastica Comune di Napoli, i borghesi non pagano le rette: «Buco di 13 milioni»

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«Una cosa è certa i bambini a scuola devono mangiare e chi può deve pagare». Così l’assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta ha esordito nella commissione scuola presieduta da Aniello Esposito (Pd). Alla quale ha partecipato anche Maura Striano assessore alla Scuola. Il tema è la refezione scolastica e i suoi costi: il Comune spende 20 milioni e ne incassa quando va bene 7. Insomma, c’è un buco da 13 milioni all’anno che Palazzo San Giacomo deve coprire con risorse proprie e per un Ente in riequilibrio finanziario e con la Magistratura contabile che deve fare i controlli i conti non tornano. Il tema è anche se non soprattutto quello della riscossione sulla quale passettini in avanti si stanno facendo ma non basta ancora. Così sul tavolo Baretta indica 3 opzioni per salvare la refezione scolastica da aumenti indiscriminati.

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«È necessario – spiega l’assessore – affrontare lo squilibrio economico, individuando soluzioni come un adeguamento tariffario per fasce specifiche, formule di riscossione più stringenti e il Comune già una società per la riscossione coattiva che è Municipia e l’introduzione di un sistema di erogazione sul modello del “ticket”, da acquistare preventivamente e da utilizzare in occasione del pasto. L’affidamento della riscossione a realtà più strutturate e specializzate, si tradurrebbe in un alleggerimento per gli uffici municipali». Questo lo scenario, e nello specifico il servizio di refezione scolastica è “un servizio a domanda individuale” vale a dire tutte quelle attività gestite direttamente dal Comune di cui non vi è un obbligo istituzionale. Concretamente, questi servizi sono pagati in parte dal richiedente e in parte dal Municipio. Palazzo San Giacomo ha una percentuale di copertura del 36 per cento e non può scendere al di sotto di questa soglia. Vale a dire che, per esempio, se affittare una sala del Maschio Angioino costa 100 euro all’ora il privato versa il 36% della somma e la restante parte è in carico al Comune. Di qui lo squilibrio e come dice Baretta «la necessità di incidere sulla riscossione». Ora riguardo alla refezione scolastica il Municipio guidato dal sindaco Manfredi ha una percentuale di copertura del 51,5% del servizio. I pasti costano da 0,75 a 4,70 a seconda della fascia di reddito. Cioè da 26mila euro a salire.

Baretta – e la Striano – vorrebbero da un lato ritoccare i costi all’insù alle fasce più alte di reddito, e dall’altro contrastare l’evasione fiscale affidandola appunto a Municipia. Tuttavia il Presidente Esposito pone qualche legittima riflessione. «È vero che chi può deve pagare per garantire il pasto anche a chi paga di meno, ma è anche vero che senza il contrasto all’evasione a pagare sarebbero sempre gli stessi». Giova ricordare che la Sezione regionale di controllo della Corte dei Conti – che ha dato il via libera al piano di rientro dal debito di Palazzo San Giacomo – sulla materia della riscossione si è espressa in maniera chiara: «Le performance sulle entrate da contrasto all’evasione permangono eccessivamente basse e si attestano su una percentuale di poco superiore al 5%». Il Comune sta correndo ai ripari e gli uffici della Ragioneria stanno passando al setaccio tutte gli Isee che sono un po’ il termometro del reddito delle famiglie. E sembrerebbe che siano decine di migliaia le dichiarazioni ritenute non veritiere e che appesantiscono la spesa del Municipio. E a non pagare sono quelli che hanno proprio il reddito maggiore, superiore ai 26mila euro, figli di professionisti e benestanti. O di famiglie che hanno il doppio stipendio tutti i mesi cioè dove lavorano marito e moglie. Con il paradosso che ha pagare sono invece coloro che hanno il reddito più basso.

«L’obiettivo – spiega ancora Baretta – è garantire il servizio ma i costi sono ancora in crescita. Il punto non è l’aumento delle tariffe, ma recuperare il non riscosso. E garantire il diritto della refezione a tutti, ma contemporaneamente di recuperare il non riscosso. Stiamo approfondendo i controlli sugli Isee, che è un criterio che può tornare buono sulla questione delle fasce». Migliorare la riscossione ma non solo perché l’idea di introdurre il pre-acquisto di un carnet di ticket da utilizzare solo quando l’alunno mangia non è tramontata. Il dato certo è che il recupero delle entrate da refezione deve materializzarsi entro settembre dell’anno prossimo pena l’incorrere nelle sanzione della magistratura contabile.

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