servono 300mila euro per la manutenzione, ma i fedeli ne raccolgono appena 20mila

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MESTRE (VENEZIA) – È messo male. Malissimo. Talmente male che, se non si interverrà rapidamente, la chiesa rischia di essere chiusa per motivi di sicurezza. Ma sono messi male anche i conti per intervenire, perché il preventivo per rifare il tetto ammonta alla cifra record di 800mila euro, e la parrocchia dovrà raccoglierne in breve tempo almeno 300mila. Ma le offerte, almeno finora, non sono arrivate nemmeno a 20mila euro.


Brutto periodo per la parrocchia della Beata Vergine Addolorata alla Bissuola. Pochi giorni fa l’aggressione al sacerdote, don Stefano Cannizzaro, da parte di uno sbandato che era entrato nel cortile della canonica, ed ora anche questa spada di Damocle che pende sull’accessibilità dell’edificio di culto di via Servi di Maria. Una situazione precaria che, per quanto riguarda le condizioni del tetto, era conosciuta da tempo, ma l’ammontare necessario per rifare interamente la copertura stimato dagli architetti è arrivato come un’altra mazzata (simbolica) sul parroco.

L’appello

“Il preventivo per i lavori di risanamento del tetto è di oltre 800mila euro – si legge sul sito web della parrocchia e sui “totem” allestiti agli ingressi della chiesa -. Una parte della quota sarà sostenutadal contributo dell’8×1000, ma una parte (circa 300mila euro) dovrà essere sostenuta dalla parrocchia. Se non faremo i lavori a breve, la chiesa per motivi di sicurezza dovrà essere”. È scritto proprio così, tutto in maiuscolo, per far capire che non si sta affatto scherzando. Del resto quel tetto che, visto dall’alto, ha una semplice base rettangolare, ma che si sviluppa con un disegno a stella come se si trattasse di un origami in cemento armato, è diventato un colabrodo mettendo in serio pericolo anche i controsoffitti interni.

La vicenda

Completata nel 1968 su progetto dell’architetto udinese Luciano Ria e consacrata l’anno seguente dal patriarca Giovanni Urbani, all’interno dell’altare vennero cementate le reliquie dei santi Isidoro, Gerardo, Santa Barbara, Antonio Maria Pucci e dei Sette santi fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria che si insediò negli anni Cinquanta del secolo scorso proprio in questa zona, prima con una “baracca-cappella”, poi con l’asilo e, quindi, con l’edificazione dell’attuale chiesa. Che la particolare conformazione del tetto creasse dei problemi se ne erano accorti già 42 anni fa: nel dicembre 1982 alcuni calcinacci caddero dal soffitto e i successivi controlli effettuati dai vigili del fuoco ne dichiararono l’inagibilità obbligando a ricostruire l’intero soffitto, operazione conclusa nel maggio 1983 dopo cinque mesi di lavori. Nel 1998, con l’uscita di scena dei frati, la parrocchia venne consegnata al Patriarcato di Venezia e si insediò così il primo parroco diocesano. 

Obiettivo lontano

Dopo quarant’anni (e senza alcuna manutenzione sostanziale in questi ultimi quattro decenni) quel tetto già problematico è quindi tornato a cedere a causa dell’acqua penetrata in più punti e che, nei periodi più piovosi, arriva fino all’interno della chiesa. Una situazione preoccupante conosciuta anche da don Natalino Bonazza, vicario foraneo di Mestre, secondo il quale i lavori, quando verranno eseguiti, comporteranno comunque la chiusura temporanea della parrocchia. La somma necessaria, comunque, è sicuramente allarmante e non sarà semplice recuperarla in tempi rapidi.

La chiesa della Beata Vergine Addolorata sta raccogliendo le offerte attraverso bonifici bancari (specificando che “per le offerte versate in questa modalità potrà essere richiesta la ricevuta per la detraibilità o deducibilità ai fini fiscali”) oppure con le cassettine che si trovano subito dopo l’ingresso della chiesa. Sui totem allestiti con lo slogan “Sostieni il tetto della chiesa” hanno previsto 300 “caselle” da riempire per arrivare ai 300mila euro, con “tappe” progressive di 50mila euro ciascuna. Finora, però, le caselle riempite sono solo 16, pari a 16mila euro e quindi ad una distanza ancora abissale dall’obiettivo da raggiungere.

I fedeli però non demordono e, oltre a sperare che il preventivo sia stato fatto “per eccesso” (ma demolire e rifare un tetto in cemento armato di tali dimensioni non è sicuramente un intervento semplice ed economico), stanno pensando ad iniziative per coinvolgere la Bissuola e tutta la città in questa operazione.

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