Lettera di don Mario Pellegrino, sacerdote diocesano fidei donum in Brasile

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Don Mario Pellegrino, sacerdote Fidei Donum, condivide una riflessione intensa e toccante sul Natale, sottolineandone il significato autentico come incontro tra Dio e l’umanità. In questa lettera, don Mario invita i fedeli a riscoprire il valore della semplicità, dell’amore e della giustizia, ispirandosi al messaggio profetico di Papa Francesco. Un richiamo alla responsabilità personale e comunitaria che non lascia spazio all’indifferenza.

Carissimi fratelli e amate sorelle in Cristo,
ancora una volta ci prepariamo a celebrare, cioè a far diventare celebre, importante esignificativa nella nostra vita la festa del Natale. E, se è veramente significativa per noi, allora dobbiamo chiederci: come ci stiamo preparando a questa festa, con gli occhi rivolti alla mentalità di questo mondo o con il cuore incantato dinanzi a Dio che si fa uomo?
È lo stesso Papa Francesco a provocarci quando ci domanda: “noi in che Diocrediamo? (…) Sì, perché c’è il rischio di vivere il Natale avendo in testa un’idea pagana di Dio, come se fosse un padrone potente che sta in cielo; un dio che si sposa con il potere, con il successo mondano e con l’idolatria del consumismo. Sempre torna l’immagine falsa di un dio distaccato e permaloso, che si comporta bene coi buoni e si adira coi cattivi; di un dio fatto a nostra immagine, utile solo a risolverci i problemi e a toglierci i mali. Lui, invece, non usa la bacchetta magica, non è il dio commerciale del “tutto e subito”; non ci salva premendo un bottone, ma Lui si fa vicino per cambiare la realtà dal di dentro”.
Ecco perchè a Natale non celebriamo un semplice ricordo, o una bella tradizione, ma una vera profezia e l´accoglimento di un nuovo progetto di vita: Natale non è appena una festa sentimentale, ma l´incarnazione del sogno di Dio sul mondo e in ciascuno di noi; Dio si spoglia della sua divinità perché tutti noi possiamo essere avvolti dalla sua divinità.
A partire da quella notte, infatti, il senso della storia ha imboccato una nuova direzione: Dio verso l’uomo, dal grande verso il piccolo, dal cielo verso il basso, dalla città del potere verso la grotta della semplicità, dal tempio con i suoi sontuosi riti all´umile campo dei pastori.
E mentre prima il mondo ruotava sempre in un´unica direzione: il piccolo al servizio del grande, il potente e il forte che dominavano sui poveri e sui deboli; ora, invece, la storia ruota a partire dai semplici, ricomincia dagli ultimi; mentre l’imperatore conta gli abitanti del mondo, Dio vi entra di nascosto; mentre chi comanda cerca di predominare tra i grandi della storia, il Re della storia sceglie la via della piccolezza. Nessuno dei potenti si accorge di Lui, solo alcuni pastori, relegati ai margini della vita sociale.
Il Natale, insomma, come ci ricorda papa Francesco, cammina in direzione oppostaalla trama “di un mondo che cerca il potere e la potenza, la fama e la gloria, dove tutto si misura coi successi e i risultati, con le cifre e con i numeri. È l’ossessione della prestazione”.
Il Natale, invece “risalta la via di Gesù, che viene a cercarci attraversol’incarnazione. Non è il dio della prestazione, ma il Dio dell’incarnazione. Non sovverte le ingiustizie dall’alto con forza, ma dal basso con amore; non irrompe con un potere senza limiti, ma si cala nei nostri limiti; non evita le nostre fragilità, ma le assume”.
Per questo motivo, per noi cristiani, la mangiatoia diventa il “no” concreto aimodelli capitalisti e consumistici del mondo, un “no” alla fame di potere e alla sete di primeggiare, un no alla rassegnazione del “così vanno le cose”.
Come i pastori, ci ricorda Papa Francesco, che hanno lasciato i loro greggi, siamochiamati a lasciare il recinto delle nostre malinconie e abbracciare la tenerezza del Dio bambino. E dobbiamo farlo senza maschere, senza corazze, posando nel Suo cuore i nostri affanni perché Lui possa prendersi cura di noi: “Lui, che si è fatto carne, non attende le tue prestazioni di successo, ma il tuo cuore aperto e confidente. E tu in Lui riscoprirai chi sei: un figlio amato di Dio, una figlia amata da Dio. Ora puoi crederlo, perché stanotte ilSignore è venuto alla luce per illuminare la tua vita e i suoi occhi brillano d’amore per te. Noi abbiamo difficoltà a credere in questo, che gli occhi di Dio brillano di amore per noi”, perchè Cristo non guarda i numeri del censimento, ma sempre contempla i volti e ama le persone.
Si, il Natale è un invito a incendiare il mondo con la carità e la pratica della giustizia e della solidarietà, perchè con la sua nascita Gesù non è venuto per portare la pace che ci offre il mondo, ma per toglierci dalla pace che ha il sapore di stagnazione e rassegnazione. La sua pace non è la pace ad ogni costo, senza importarci delle armi usate o delle concessioni fatte; e neanche la pace a buon mercato, che cancella le differenze e nasconde i conflitti.
La pace di Gesù è soprattutto dono di Dio, è il frutto del Suo Regno, sgorga dal Suo cuore, passa attraverso quel fuoco profetico dello Spirito Santo che arde e purifica.
La pace, che Gesù dona per noi in questa festa del Natale, nasce dall’adesione piena alla Sua Parola, che non ha l’effetto di anestetizzare le coscienze, ma di scuoterle e risvegliarle alla vita autentica, carica di senso e di amore. Per questo motivo la nascita del Dio bambino è un grido forte lanciato a noi cristiani per non essere mai una Chiesa che tace per non essere incomodata e che fa tacere il grido degli oppressi per non destarci dalle nostre comodità.
Ecco perchè, in comunione con la parrocchia Divino Spirito Santo di Mirinzal, vichiedo di unirvi a noi con questa bellissima preghiera: “Divino Spirito Santo, vieni a riscaldare i nostri cuori con il fuoco del tuo amore, illuminaci con la tua luce per camminare, mano nella mano, nella costruzione del Regno desiderato e manifestato in Gesù. Vogliamo essere una Chiesa a braccia aperte, accogliente, profetica, coraggiosa, una Chiesa povera e impegnata a favore dei più poveri; e unti dall’azione dello Spirito Santo, essere ogni giorno un segno luminoso di speranza, giustizia e pace! Amen”.
Il Natale, infatti, ci invita a imitare il Signore Gesù divenendo portatori e diffusori di questo fuoco d’amore. Ahimè, spesso ci comportiamo, invece, come ci ricorda padre Saverio Paolillo, come pompieri che invece di alimentare il fuoco della passione per il Regno di Dio, preferiamo continuare con pietose pratiche che ci tengono lontani dai conflitti, adoperandoci perfino a far spegnere ogni principio di fuoco profetico che si verifica nelle nostre comunità.
E mentre noi spegniamo il fuoco del Vangelo, rimanendo comodamente seduti suldivano della nostra vita, il mondo brucia nel fuoco dell’odio, della violenza,dell’ingiustizia, della distruzione ambientale e della guerra alimentata da chi rifiuta la proposta di Gesù e da chi sceglie la parte dell’omissione o dorme sogni sereni nelle armi dell´odio, delle ingiustizie e delle disuguaglianze sociali. Se non ci rendiamo conto adesso del mondo che brucia nelle fiamme dell’odio, purtroppo, finiremo bruciati e inceneriti anche noi in esse.
La festa del Natale è il segno profetico per essere una Chiesa che non tace e né si nasconde davanti alle varie forme di ingiustizia, ma una Chiesa che accoglie, annuncia il Vangelo e denuncia ogni forma di oppressione della libertà e dignità umana.
Natale è il più grande atto di fede non solo nostro verso Dio, ma soprattutto di Dio nell’umanità, perchè Dio affida suo figlio alle mani di una ragazza generosa, ha fede in lei, e, per mezzo di Maria, lo affida a noi, si fida di noi, chiedendoci di prenderci cura del neonato, di nutrirlo e di accarezzarlo, affinché il suo sogno di un mondo di pace e di giustizia si faccia carne. Quel bambino vivrà solo se i suoi genitori lo ameranno, solo se noi ci prenderemo cura di lui. Mi colpisce sempre ogni volta che penso in questo nostro Dio che si affida ciecamente e totalmente di questa coppia di innamorati al punto da dire: “Se voi non mi amerete, io non riuscirò a vivere”.
Dio vive per e attraverso il nostro amore: noi possiamo, come dicevo lo scorso anno, essere la sua culla o la sua tomba, la sua mangiatoia o il suo calvario.
Si, Dio si fa uomo perché l’uomo si faccia Dio, Cristo nasce perché io nasca, ognuno di noi rinasca. La nascita di Gesù annuncia e esige la mia e la nostra nascita, che ciascuno rinasca diverso e nuovo, che nasca con lo Spirito di Dio in noi.
Natale è la certezza che la nostra carne che Dio ha preso, amato, fatto sua, è santa eche la nostra storia è sacra, perchè con il Natale nessuno può dire dove finisce l’uomo e comincia Dio: Natale è la festa dove Creatore e creatura si abbracciano per sempre, eternamente. Per questo il Natale è dire che il mondo è sempre abbracciabile per Dio e che noi siamo in questo mondo, non per convertirlo, ma per amarlo.
Infatti, in quella mangiatoia contempliamo il “Dio misericordioso che si incarna, che entra debole nel mondo, preceduto dall’annuncio: «sulla terra pace agli uomini» (Lc 2,14), anche se, ancora oggi, il Principe della pace viene rifiutato dalla logica perdente della guerra, con il ruggire delle armi che anche oggi gli impedisce di trovare alloggio nel mondo”.
Ed allora, il Natale ci chiama alla scelta della piccolezza, a schierarci dalla parte di chi è più fragile; ci invita a proteggere il più debole come hanno fatto Giuseppe e Maria con quel bambino; ci chiama a difendere la vita in ogni situazione in cui venga minacciata. Insomma, Natale è la vocazione ad essere come la madre di Cristo, chiamati a dare alla luce Cristo e ad invocarLo: nasci in me, Signore!
Dobbiamo donare il nostro cuore e rendere visibile quel DNA, fondato sull´essereimmagine e somiglianza di Dio, proprio come una madre fa spazio al suo bambino mentre le cresce in grembo. Noi tutti dobbiamo diventare partorienti di Cristo e fare del nostro cuore la sua mangiatoia.
Davanti al bambino spogliamoci delle nostre difese logiche e razionali. Il Signore,come dice il Papa Francesco, “desidera così tanto abbracciare le nostre esistenze che, infinito, per noi si fa finito; grande, si fa piccolo; giusto, abita le nostre ingiustizie. Fratelli e sorelle, ecco lo stupore del Natale: non un miscuglio di affetti sdolcinati e di conforti mondani, ma l’inaudita tenerezza di Dio che salva il mondo incarnandosi”.
Si, nella notte di Natale l’amore cambia la storia: fa’ che crediamo, o Signore, nel potere del tuo amore, così diverso dal potere del mondo. Signore, fa che come Maria e Giuseppe, i pastori e i magi, ci stringiamo attorno a Te per adorarti, affinché resi da Te più simili a Te, possiamo testimoniare al mondo la bellezza del tuo volto. E così sia!

Con affetto, il vostro amico e fratello in Cristo
Mario Pellegrino, sacerdote Fidei Donum

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