Mighty Morphin Power Rangers: Rita’s Rewind, la recensione

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Sono imbattibili, irresistibili, i Power Rangers! Ok, parentesi nostalgica conclusa (forse), e ricordando una serie MUST degli anni ’90, siamo pronti a raccontarvi quella che è stata la nostra esperienza con Mighty Morphin Power Rangers: Rita’s Rewind. Si tratta di un “quasi” ritorno, visto che Digital Eclipse riesuma Mighty Morphin Power Rangers, titolo edito nel 1994 e che arrivò sulle console dell’epoca (parliamo di SNES, Mega Drive, Game Gear e Game Boy). Pezzi da museo sì, ma colonne portanti per quello che oggi abbiamo il piacere di gustare.

L’operazione posta in essere è molto semplice: un porting della precedente esperienza aggiornata con delle feature per migliorare la Quality fo Life lato gameplay, nel tentativo di aggirare l’apatia da ripetitività che si trascina il genere. A tal proposito, parliamo di un beat’em’up a scorrimento orizzontale in stile Pixel art, che ricalca pedissequamente il ritmo di un episodio della serie. Rita Repulsa, primo storico villain della serie, torna in versione robotica nel futuro. Costesi decide di creare un paradosso temporale, alleandosi con la sua “se stessa” del passato. Pretesto narrativo che regge – a livello di storia – e scaccia l’ombra del copia&incolla rispetto al suo antenato.

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Un’esperienza di gioco da condividere sia in locale e – limitatamente a pochi eletti – anche online. Avendolo provato su Xbox Series X non eravamo tra i fortunati e ci siamo fermati ad una promessa futura (se e quando verrà mantenuta). Vi lasciamo, dunque, alla nostra recensione di Mighty Morphin Power Rangers: Rita’s Rewind, titolo, vi ricordiamo, giocato su console Xbox Series X.

Quei famosi anni ’90

Mighty Morphin Power Rangers: Rita’s Rewind, come giustamente suggerisce il titolo, ruota attorno alla figura di Rita Repulsa, primo storico villain del quintetto “base” dei guerrieri colorati (non consideriamo il Green Ranger per ovvi motivi di trama). In un futuro non meglio noto compare una versione robotica del villain, intenzionata a riavvolgere il tempo attraverso un congegno di sua invenzione. Il suo diabolico piano è tanto semplice quanto pericoloso: distuggere i Power Rangers al momento della loro genesi. I Rangers tentano invano di interrompere il flusso ma vengono catapultati nella versione anni ’90 di Angel Grove, nel momento in cui scoprono i formidabili poteri dei loro Morphin. Zordon e Alpha si accorgono dell’anomalo picco di energia e decidono di guidare questi eroi dalla loro base. Quando la situazione inizia, però, ad “ingigantirsi” gli Zord arrivano in men che non si dica. Dalla loro unione nasce il colossale Megazord, un vero e proprio simbolo dell’amicizia dei nostri guerrieri.

Stiamo parlando di un’operazione nostalgia, giusto se non ve ne siete ancora accorti. Una finestra di tempo sospesa su un genere – quello del beat’em’up – che non sembra mai volersi chiudere (con nostra estrema gioia, sia ben chiaro). Arrivando su console, il “solo” andare avanti e menarle di santa ragione, con tanto di smashing button selvaggio/ossessivo/compulsivo, rischia di scadere troppo presto nel ripetitivo. E così accade. La modalità Storia non offre degli spunti di interesse (come collezionabili, obiettivi in-game, sequenze extra di gioco da sbloccare) per deviare da questo destino che sembra inevitabile. E non basta nemmeno la connessione strettissima con l’esperienza di gioco originale (parliamo di Mighty Morphin Power Rangers).

Stranamente, il punto di forza arriva dalla trama, con un ibrido tra il multiverso e il viaggio nel tempo. Il resto lo fanno tutti i personaggi presenti nel gioco (tutti, ma proprio tutti). Tra una sequenza di combattimento ed un altrq trova spazio anche un intermezzo narrativo, dove poter sbloccare dei potenziamenti e conoscere alcuni retroscena sulla storia dei vari protagonisti di questo gioco (con delle chicche che arrivano direttamente dalla serie). Solitamente la trama, in questo genere di giochi, viene sempre lasciata in secondo piano, per lasciare il giusto spazio al gameplay. In questo caso, però, dobbiamo dirlo, ha fatto scuola Teenage Mutant Ninja Turtles: Shredder’s Revenge a cui il titolo sembra volersi ispirare.

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Permetteteci di contestualizzare meglio una nostra precedente affermazione, circa il “solo” andare avanti e dietro e darle di santa ragione. Analizzando, con cognizione di causa, il gameplay, vi sono delle istanze di gioco che ricalcano il medesimo flusso di un tipico  episodio della serie (che, a conti fatti, non è mai cambiato negli anni). La prima inizia con i guerrieri che combattono in stile beat’em up e termina con la boss fight. Il cattivo di turno si accorge di essere alle corde e invoca il potere dello scettro di Rita. Magicamente le sue dimensioni – quelle del villain di turno – crescono a dismisura ed inizia la seconda istanza, da fruire in modalità sparatutto (ad esempio, assieme agli Zord e con le nostre blaster). Ad esaurimento della stessa si giunge all’ultima istanza, con un combattimento in prima persona tra il nostro Megazord e il giganto-nemico. Se vi ricordate come si svolgeva un episodio, il paragone è presto fatto.

Alla voce stile, segnaliamo la scelta del Pixel Art in stile arcade “vecchia scuola”, giusto per rafforzare ulteriormente quella precisa volontà di stimolare l’effetto nostalgia. Idem con patate anche per quanto concerne le colonne sonore e gli effetti speciali che accompagnano le nostre scorribande tra i seguaci di Rita. Motivetti iconici direttamente presi in prestito dall’esperienza originale e che, vista anche la durata di ogni livello, finiscono per diventare compassati.

3 modalità per (tentare di) aggirare quell’apatia di ripetitività. La prima, come già ampiamente narrato, direttamente collegata alla storia, la seconda più diretta e senza fronzoli dove si guarda solo al gameplay ed un’ultima co-op locale. Giocato in versione per Xbox Series X, alla voce multigiocatore arrivano le dolenti note. Per motivi a noi sconosciuti, la possibilità di condividere l’esperienza online è preclusa sulla console di casa Microsoft (mentre, su PS5, la funzionalità è presente). Il suo arrivo è affidato ad un generico “Coming Soon”, anche se abbiamo delle riserve circa il suo arrivo.

La recensione in breve


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Scolastico

L’operazione posta in essere è molto semplice: un porting della precedente esperienza aggiornata con delle feature per migliorare la Quality fo Life lato gameplay, nel tentativo mal riuscito di aggirare l’apatia da ripetitività. Il risultato è quello di un beat’em’up a scorrimento orizzontale in stile Pixel art, che ricalca pedissequamente il ritmo di un episodio della serie, rendendo ogni stage quasi simile all’altro. La storia regge, ma sul fronte modalità arrivano le dolenti note. La triste sorpresa è stata quella, su Xbox Series X, di non poter giocare online.

  • Voto Game-Experience
    7.0

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