Eletto a metà del 2022, il sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante, sta per tagliare il traguardo di metà consiliatura: si appresta ad affrontare il biennio che lo porterà al voto del 2027. Il prossimo quindi diventa un anno importante, forse cruciale. Con tutti i progetti in piedi, dallo scalo merci al nuovo ponte sul Bormida, dall’ospedale ai lavori in Cittadella, la città potrebbe essere un grande cantiere.
Abonante, sarà così?
«Non penso, è inverosimile che i lavori partano nel 2025, più logico nei prossimi anni. L’importante, lo dico da cittadino più che da sindaco, è avere la certezza che si vada avanti su tutto».
Cominciamo dall’ex San Francesco, che succederà?
«Lì nel 2025 il cantiere si chiude, ma poi comincerà il lavoro di allestimento del nuovo polo museale: non terminerà nell’anno perché è molto costoso e complesso, ma per il nuovo Museo Civico ci sono per fortuna risorse destinate dalla Soprintendenza di Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e ci stiamo anche muovendo noi in autonomia per recuperarne altre».
Anche per il Teatro Comunale si va al 2026?
«Certo, comunque nel 2025 sia il nuovo Museo Civico sia il Teatro dovranno trovare una logica di gestione, perché non c’è ancora nessuna risorsa destinata a questo scopo. Non c’è mai stata: zero assoluto, così come per un’idea gestionale. È da tempo che stiamo lavorando a una formula di gestione per l’uno e per l’altro: sicuramente nel 2025 si dovranno definire con precisione le modalità».
Così come si dovrebbe arrivare al dunque per il nuovo ponte sul Bormida.
«Mancano ancora risorse. Molto positiva la notizia dell’ordine del giorno di Molinari che ha inserito nella legge di Bilancio altri 20 milioni, ma ce ne vogliono almeno ancora una trentina. Noi andiamo a gennaio in conferenza dei servizi per farci approvare il primo lotto. L’aspetto estremamente positivo è l’impegno da parte di tutti, senza divisioni partitiche. Ma indicare delle date è per ora abbastanza velleitario. È oggettivo ad ogni modo che si procede, che questo ponte così importante non è finito nel dimenticatoio della storia».
Veniamo alle scadenze imminenti, quelle sulla rete idrica e sui rifiuti: cosa ci si deve aspettare?
«Sull’idrico c’è poco da fantasticare, quello che dice lo Stato è chiaro: un unico gestore pubblico per l’intero ambito Egato6. Bisogna realizzarlo. E, fra l’altro, entro il 30 dicembre bisogna mandare un progetto che impegni tutti, con tanto di cronoprogramma. Per me non c’è problema, mi pare che anche il sindaco di Novi, Rocchino Muliere, abbia dato l’ok. Occorre che le aziende titolari del servizio superino ogni tipo di remora. Ho sempre detto che l’asse con Novi è decisivo. Acos, Amag? Non dimentichiamoci mai che sono strumenti a disposizione delle amministrazioni per offrire servizi ai cittadini. Il nostro compito oggi è fare di tutto per non perdere le risorse Pnrr che servono a queste aziende, soggetti intermedi, per fare gli investimenti. Trovino una soluzione velocemente, se no partono le richieste danni».
Invece i rifiuti e la discarica di Solero che chiude?
«La prospettiva tracciata da Paolo Foietta, presidente dell’Autorità rifiuti Piemonte, non solo è chiara ma perfettamente in linea con quanto stiamo cercando di fare noi. Il tema della gara a doppio oggetto per Amag Ambiente, la società di raccolta, è fondamentale: l’unico modo per dotarla di capacità d’investimento. Poi, sullo smaltimento è arrivata una presa di posizione netta: non è questione solo comunale, ma almeno di area vasta provinciale, sotto l’egida della responsabilità a livello regionale. Finalmente è stato messo un punto fermo: lo smaltimento dei rifiuti non è deciso dai sindaci, ma dall’autorità regionale che può dialogare con Comuni, gestori e al limite prefetture. Foietta ha ribadito quello che dico da due anni: in una prospettiva di medio periodo bisogna abbassare la Tari, perché lo smaltimento non solo dev’essere efficiente, ma avere un costo ragionevole per i cittadini».
Nel 2025 Alessandria riuscirà a superare finalmente il 50% di differenziata?
«È obbligatorio tendere a questo obiettivo e l’anno prossimo sarà fondamentale. Certo non riusciremo a riorganizzare tutta la filiera, ci vorranno almeno due o tre anni, ma nel 2025 almeno il 50% deve essere superato».
Di questo anno che finisce qual è la cosa che l’ha più soddisfatta?
«Tante cose sono migliorate, ma c’è un aspetto che sta crescendo in città: l’ho definita infrastruttura immateriale proprio per far capire che non ci sono solo le grandi opere. È l’investimento che abbiamo fatto sia di pensiero, sia di denaro, sulla partecipazione, sulla responsabilità diffusa verso la cosa pubblica. Sul capitale urbano, soprattutto relazionale, abbiamo anche varato un bando. Alla fine non è nient’altro che finanziare soggetti associativi formali o informali, come le associazioni di via ad esempio, che partecipino allo sviluppo delle politiche urbane. Questo sta dando risultati eccezionali: la vitalità di questi giorni non è frutto tanto di quello che ci ha messo il Comune, non più degli altri anni, ma del fatto che c’è una partecipazione straordinaria dei cittadini. È la chiave di volta».
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