“Accogliere il mistero del Natale, ci esorta a tenere ferma la nostra fede in colui che può condurci nelle strade del nostro tempo a vivere onestamente e santamente, attraverso le opere di giustizia e di carità” – Diocesi di Terni

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Celebrata nella cattedrale di Terni la santa messa della Notte di Natale presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu, che ha rivolto il suo augurio alla comunità diocesana e alle tante persone presenti in chiesa, che ha salutato singolarmente al termine della celebrazione. Hanno concelebrato il vicario generale della diocesi mons. Salvatore Ferdinandi, il parroco della cattedrale don Alessandro Rossini e don Marcello Giorgi. La celebrazione è stata animata dalla corale del Duomo diretta dal maestro Rita Tomassoni, all’organo Simone Maccaglia, il servizio liturgico è stato curato dai seminaristi, diaconi e dagli accoliti della Diocesi, coordinati dal cerimoniere Marco Farroni. Presenti un gruppo di sordomuti che hanno seguito la celebrazione con il linguaggio dei segni.
Un Natale illuminato dalla luce di Gesù, che dona gioia e speranza, e che ha ricordato mons. Soddu: «ci riempie sempre di gioia e perciò alimenta la speranza. Specialmente in questo anno, nell’imminenza dell’apertura dell’anno Giubilare, dovremmo sentire più vera questa tendenza, più vero questo dono e quindi impegnarci maggiormente affinché, come nel motto del Giubileo, possiamo essere e quindi vivere da pellegrini di speranza. Accogliere il mistero del Natale, dunque, ci esorta a tenere ferma la nostra fede in colui che solo può offrirci orizzonti sicuri, nuovi e chiari di vita sana, buona e bella; colui che può condurci nelle strade del nostro tempo a vivere onestamente e santamente, attraverso le opere di giustizia e di carità».
Il vescovo ha esortato tutti, in questo Anno Santo 2025, a farsi pellegrini di speranza, costruttori di pace e testimoni dell’amore: «Se è inoppugnabile che non è possibile arrivare alla pace facendo la guerra, oggi purtroppo si insegue ancora questo terribile miraggio, è altrettanto vero che non si può essere operatori di pace con una mentalità limitata se non addirittura chiusa, oppure ingolfata dai propri pensieri come se fossero l’unica verità, adoperando linguaggi e condotte al di sopra delle righe. La speranza per noi è un bambino deposto in una mangiatoia. Essere pellegrini di speranza significa proprio questo: avere la certezza che con Dio niente va perduto, anzi tutto acquista la forza necessaria per avere senso e valore. Chi vive di Dio, cammina in Dio e porta Dio attraverso i gesti di vicinanza, di prossimità e di carità, che perciò sono segni concreti di speranza».
«La nostra vita, ossia i nostri pensieri, le nostre aspirazioni, le nostre faccende quotidiane – ha aggiunto – sono talmente sature da non avere il dovuto spazio per il Signore? E ancora, non abbiamo attenzione per il Signore che si rende sempre presente nei tanti poveri pellegrini della storia? Siamo assillati quasi inseguiti dall’irrompere nella nostra pur limitata vita, dalla illimitata e incontrollata serie di notizie, immagini; dalle offerte anche nocive di presenza sui social che, con l’intento apparente di costruirti, non di rado vanno ben oltre la manipolazione delle coscienze mirando addirittura alla distruzione stessa della coscienza. Così come avvenne in quella santa notte di Betlemme, così sarà nella nostra esistenza se, totalmente distolti dalle mille cose da fare, non abbiamo più il posto per ospitare il Signore. Nessuno si lasci travolgere dalle proprie miserie; anzi proprio nella notte delle nostre miserie, in questo preciso contesto si manifesta per noi Gesù Cristo Luce del mondo. Il mondo di oggi, con le diverse traversie che affronta ogni giorno, desidera certamente una speranza di bene, di pace, di tranquillità per tutti. Il Natale ci insegna che non è possibile attuare questo desiderio senza fare spazio al Signore, al Principe della pace».
Infine, l’augurio per un Natale di pace e speranza per il mondo intero: «pace, amore, gloria sono gli ingredienti essenziali sia del Natale come anche il bagaglio del pellegrino di speranza. Accogliamo questo dono nella novità della nostra vita e diveniamo anche noi pellegrini di speranza per noi, per i nostri fratelli e sorelle e per il mondo intero».

L’OMELIA DEL VESCOVO

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