Nel 2020 il decreto Nannicini aveva previsto un fondo triennale pari a 11 milioni per aiutare il passaggio al professionismo negli sport femminili. Bocciando l’emendamento che chiedeva il rinnovo, il governo riporta i fondi a 0 euro
È stato bocciato l’emendamento alla legge di Bilancio firmato dalla deputata del Pd Chiara Gribaudo per rifinanziare per altre tre anni il fondo per lo sport professionistico femminile istituito nel 2020 attraverso il decreto Nannicini, e a cui aveva aderito la Figc con l’introduzione del professionismo nella Serie A Femminile.
In quel decreto si parlava di un fondo triennale pari a 11 milioni di euro per favorire la transizione al professionismo. L’emendamento bocciato chiedeva un prolungamento con lo stanziamento di 12 milioni (quindi un milione in più rispetto a quattro anni fa) «per dare un segnale di continuità» spiega Gribaudo.
Invece ora si è tornati a quota 0 euro. O meglio, si tornerà a zero a partire dal 2026, in quanto manca ancora un anno per terminare lo stanziamento dei fondi. «In questo modo le società non potranno fare altro se non tornare indietro anziché andare avanti» precisa.
Il rinnovo era stato fortemente chiesto dalla presidente della Divisione Serie A Femminile Professionistica Federica Cappelletti, sostenuta anche dall’Associazione Italiana Calciatori. «Anche molte calciatrici mi hanno chiamato auspicando il rinnovo del finanziamento – continua Gribaudo -. Senza considerare che la necessità di sostenere lo sport femminile era stata sbandierata dallo stesso ministro e sottoscritta da parlamentari di vari gruppi politici, ma poi non è andata così, ed è una cosa che dispiace. Anche perché hanno avuto il tempo per leggere la nostra proposta e studiarla».
Il decreto Nannicini era stato fondamentale per aiutare le società nella transizione al professionismo, condizione che permetteva alle giocatrici di godere di assistenza sanitaria, pensione, diritti in caso di gravidanza e compensi più adeguati.
In particolare, il decreto si concentrava su quattro aspetti principali – ripresi anche dall’emendamento bocciato – e che andavano dal sostegno medico sanitario, al sostegno per la distribuzione degli stipendi, ma prevedeva anche un finanziamento per la nascita di nuovi impianti sportivi e il miglioramento di quelli già esistenti, oltre all’attività di promozione finalizzata alla crescita delle tesserate sul territorio, creando nuovi progetti che potessero coinvolgere le scuole.
Insomma, i finanziamenti servivano sia come spinta che come sostegno nella crescita di quello che è un progetto ancora embrionale. Basta considerare che la Figc ha completato le modifiche normative con riferimento al passaggio dal dilettantismo al professionismo per la Serie A femminile a partire dalla stagione 2022-2023, dunque solo tre anni fa.
«L’obiettivo – conclude Gribaudo – era quello di creare un sistema virtuoso che potesse allargarsi e avvicinare al mondo dello sport giovani e donne. Noi come Pd continueremo a impegnarci per dare risposte a tutto un settore in attesa, e per chiedere al governo risorse e pari opportunità per le calciatrici femminili, ancora lontane dai ricavi milionari del calcio maschile».
A farle eco con un post su Instagram anche l’ex leggenda del calcio femminile italiano Carolina Morace, che aggiunge: «Manca davvero una visione. In tre anni non è stato fatto nulla per rendere il calcio femminile sostenibile: nessuna strategia su sponsor, diritti tv e pubblico negli stadi». Insomma, una denuncia che mette l’accento su un altro settore su cui i finanziamenti avrebbero potuto fare la differenza, accorciando la disparità che l’Italia ha con con Paesi come l’Inghilterra, dove «partner privati come Barclays investono milioni. Ora il calcio femminile (italiano, ndr) deve ripartire da se stesso».
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