Meloni a Salvini sul ritorno al Viminale: ci sono paletti da rispettare, tu concentrati sul Ponte

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Marco Galluzzo, inviato a Helsinki

Lo stop della premier: ma su quell’opera avrai il mio appoggio. L’avvertimento di Meloni al leader leghista che non ci sono chance di tornare al Viminale

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Helsinki – Se volessimo usare una metafora non distante dalla realtà per riassumere una conversazione privata che c’è stata tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini — prima del Consiglio dei ministri di ieri pomeriggio — si potrebbe dire che la premier ha girato un messaggio molto chiaro al suo vice. E se le parole non le conosciamo, conosciamo però il senso del confronto: «Non ti mettere grilli in testa».

I «grilli» sono quelli che lo stesso Salvini ha definito come un sogno, cioè il ritorno al Viminale ora che è stato assolto con formula piena del processo che lo vedeva come imputato per sequestro di persona dei migranti. Ed è un sogno che è alimentato anche da un pezzo del suo partito, che come il leader vive anche di memorie, di quel 34% di consensi acchiappato quando il capo della Lega dirigeva le politiche contro i migranti clandestini dalla tolda del ministero dell’Interno.




















































Ebbene Giorgia Meloni su questo è stata molto chiara, al suo vicepremier ha girato un concetto che non ha sfumature, che ricalca un mantra che lei stessa ripete dal giorno dell’insediamento: non farò un governo bis, non farò un rimpasto, il che significa che se Salvini continua ad aspirare a ritornare a dirigere il Viminale il progetto confligge con gli interessi prevalenti della presidente del Consiglio. Conclusione: non ci sono chance.

Le valutazioni che la premier ha girato ieri pomeriggio al suo ministro per le Infrastrutture e per i Trasporti sono più o meno le seguenti: sono consapevole che l’assoluzione può essere un motivo di rilancio del tuo profilo politico, ma ci sono dei paletti ben precisi, istituzionali, politici, condivisi sin dall’inizio della legislatura, che non possono essere ignorati.

E dunque il ragionamento che oggi Giorgia Meloni rimarca, rispetto ai sogni o alle aspirazioni del suo vicepremier, sono all’insegna di un percorso che lei ritiene di assoluto buonsenso: non hai potuto fare il ministro dell’Interno perché eri sotto processo, oggi io ti posso garantire una ribalta e un recupero del tuo consenso attraverso l’incarico che stai già svolgendo e che è concentrato in particolare sulla realizzazione del ponte di Messina.

Non è un mistero del resto che la Meloni stessa si sia spesa in questi mesi per agevolare gli stanziamenti del Mef nei confronti del progetto del ponte di Messina. E non è un mistero allo stesso modo che il progetto strategico del governo Meloni è realmente quello di incanalare la grande opera di cui si discute da decenni in un binario di fattibilità finanziaria e politica.

Proprio su questo tema il messaggio della premier diretto a Salvini è più o meno di questo tenore: hai raggiunto il 34% occupandoti del contrasto alla migrazione illegale, d’ora in poi, se vuoi, puoi ricostruire il tuo consenso attraverso l’obiettivo strategico del ponte di Messina, un’opera infrastrutturale storica, di cui si discute da decenni ma che nessuno è mai stato in grado di portare avanti in modo concreto.

Due giorni fa, in un piccolo villaggio della Lapponia, a margine di un vertice internazionale, Meloni è sembrata ansiosa di rispondere ad una domanda in particolare: il sogno di Salvini di ritornare al Viminale. Lei stessa è stata molto chiara: il ministro Piantedosi è molto apprezzato, sia dalla Lega che da tutto il governo, è dunque fuori discussione un suo cambiamento.

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Un messaggio fin troppo chiaro diretto a Salvini: se vuoi recuperare quel tuo 34% di consenso che avevi raggiunto gestendo le politiche migratorie ora lo potrai fare realizzando un’opera che nessuno è riuscito a fare prima di te.
Il corollario, quasi scontato, è che la presidente del Consiglio negli ultimi mesi non ha lesinato una sorta di moral suasion nei confronti del ministero dell’Economia per dare a Salvini i fondi necessari a incanalare l’opera del ponte sullo Stretto di Messina sul binario giusto.

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24 dicembre 2024 ( modifica il 24 dicembre 2024 | 08:04)

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