Il progetto di agricoltura innovativa Coltivare la Bellezza in Toscana

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La campagna toscana, per le sue caratteristiche naturali e per la cura con cui è stata gestita da generazioni, regala alcuni dei paesaggi più armonici del Paese. Nei dintorni di San Gimignano, borgo medievale dalle alte torri in provincia di Siena, e fino alle colline di Firenze, c’è però un gruppo di agricoltori convinti che, per generare e diffondere bellezza, ci siano ancora margini. Si sono così uniti, un paio d’anni fa, e steso le linee di un’iniziativa per la quale le aree marginali e poco sfruttate delle loro aziende oggi accolgono parcelle fiorite, arbusti, erbe selvatiche e coltivate dalle molte potenzialità: non solo rendono ancora più dolce la campagna, ma aumentano la biodiversità e attirano un turismo interessato alla ricerca di esperienze agricole autentiche. I presupposti e gli obiettivi di Coltivare la Bellezza in Toscana.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Generare effetti positivi a partire dalla bellezza: il progetto in Toscana

É partito tutto durante il periodo del covid. Era inverno e ci trovavamo in un momento preparatorio, con vari problemi da risolvere”, ci spiega Lorenzo Lucii, responsabile della comunicazione dell’iniziativa e proprietario di una delle aziende che ne fanno parte, Casa Lucii. Un periodo storico delicato, al quale si assommano criticità che interessano tutto il comparto agricolo del Paese. “Anche da noi fare il vino e coltivare il grano — tra le attività più radicate — è diventato sempre più complicato. Con i colleghi ci siamo confrontati per affrontare i problemi in modo creativo”. Dunque sei tra tenute, poteri e agriturismi im tra San Gimignano e Firenze si sono riuniti in un’associazione temporanea di imprese e hanno steso un progetto che ha incontrato il favore istituzionale, grazie ai fondi del Programma di Sviluppo Rurale della Regione Toscana. Il punto di partenza è la biodiversità di ciascuna azienda, che — in controtendenza rispetto alla specializzazione delle colture — si arricchisce e implementa seminando fiori ed erbe che non sono solo funzionali, ma anche molto belle.

Piantumazione di aiuole fiorite in un'azienda di Coltivare la Bellezza

Gli obiettivi di Coltivare la Bellezza tra biodiversità, filiere agricole e turismo

Lidea di coltivare la bellezza nasce proprio da qui”, spiegano gli agricoltori, “dal desiderio di riappropriarci della nostra storia contadina, di guardarci intorno, di valorizzare piccoli appezzamenti inutilizzati, di seminare fiori quasi del tutto scomparsi solo per il gusto di vederli fiorire, di passarci in mezzo, di sentirne il profumo”. Un’azione di valore anche solo per la sua portata poetica, che però non esaurisce qui il suo impatto. Mentre i partner aderiscono già al regime biologico, esperti accademici (anche in collaborazione col Polo Universitario della Città di Prato) mappano le specie spontanee dalle fioriture più belle e le moltiplicano nei terreni aziendali, “un buon aiuto agli insetti impollinatori, che apporta benedici anche per le coltivazioni”.

I luoghi deputati sono aree improduttive che si trasformano da marginali a funzionali e le relazioni tra produttori sono incentivate, anche con lo scambio di semi dalle proprietà fitoalimurgiche in vista di filiere alternative in cosmetica, alimentazione e nutraceutica. Aziende più belle diventano così ancora più attraenti per i visitatori, passando per azioni — in particolare l’inerbimento degli interfilari delle colture di pregio e la coltivazione di piante di interesse apistico — in linea con l’implementazione degli Ecoschemi della nuova Politica Agricola Comune: ecco di cosa si tratta e perché è importante in Italia.

Le aziende agricole del progetto Coltivare la Bellezza e le loro azioni

Siamo partiti in sei, ma ci piacerebbe diffondere la campagna”, spiega Lucii, “e che magari anche i privati prendessero spunto, nei loro orti e giardini”. Casa Lucii, con i suoi 60 ettari di vigneti, olivi, boschi e seminativi, ha creato bordure fiorite “che ora sono piene di insetti e farfalle”, e Podere Magione, che fa vino, olio e accoglienza, ha lavorato a un giardino fiorito, seminato erbe di campo e ripristinato terrazzamenti nell’oliveto.

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Torraccia di Chiusi, identificazione delle specie erbacee in azienda per valorizzare la biodiversità

Alla Torraccia di Chiusi hanno abbellito le passeggiate con specie mellifere e aromatiche utili agli impollinatori, alla Tenuta Decimo avviato un ampio campo di lavanda e mandato a fioritura spontanea parte dei terreni spogli e da Poggiacolle valorizzato il viale d’accesso con vegetazione spontanea e realizzato siepi miste con talee di corbezzoli, ginestre e rose canine presenti sul terreno. Mentre a Bellosguardo, nei dintorni di Firenze, l’azienda rigenerativa Ortobioattivo si è concentrata su specie arbustive e aromatiche da trasformazione, con processi innovativi per l’estrazione di sostanze nutraceutiche.

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