A Matteo Salvini non resta che diventare un sostenitore della moneta unica. I leghisti hanno ormai riposto nel cassetto le magliette No-euro, gli slogan, gli striscioni e le promesse di tornare alla vecchia lira. Le posture contro la moneta unica sono sparite dalla propaganda della quale sono state uno dei punti forti per buona parte della metà degli anni 2000 e degli anni dieci del millennio.
Ora che il leader del partito e ministro dei Trasporti ha eletto la lotta contro gli incassi multimiliardari da commissioni per i pagamenti con carta a battaglia del 2025, il passo successivo sarà fare tifo per l’euro. Almeno nella sua forma digitale.
Nelle future intemerate contro Bancomat, Visa, MasterCard, Salvini non ha che da prendere spunto dalle ragioni per le quali la Ue sta lavorando a una proprio valuta digitale. Il progetto allo studio della Banca centrale europea mira infatti a dare all’Eurozona un mezzo di pagamento digitale comune, che permetta ai diversi Stati membri di non dipendere in gran parte dai circuiti internazionali, soprattutto statunitensi. Da fornitori di servizi non Ue passano oggi due terzi delle transazioni con carta nell’Unione europea. L’idea di un euro digitale vuole invertire tale tendenza.
Il leder del Carroccio non dovrà però cadere nell’equivoco di scambiare l’euro digitale per una sorta di Bitcoin, nuova passione leghista che in manovra ha ottenuto di bloccare l’aumento da inizio anno della tassazione sulle criptovalute e già programma di lavorare per evitare che i rincari scattino nel 2026 come previsto in legge di Bilancio. Gli addetti ai lavori delle banche centrali europei su questo punto sono chiari. L’euro digitale non è e non sarà una criptovaluta. Per diversi motivi: perché non è speculativo come il Bitcoin, perché ha solide garanzie sotto in quanto emesso dalla Bce, perché non ha volatilità. In pratica sarebbe una versione digitale del contante, cui si affiancherebbe senza sostituirlo. L’orizzonte non è troppo lontano: l’euro digitale dovrebbe entrare in circolazione non prima del 2026.
La questione dell’uso delle carte e dei pagamenti elettronici in generale non è però tema di soli costi, ma di abitudini. “Ciclicamente, il confronto pubblico viene indirizzato sul tema dei pagamenti elettronici e dei profitti che genera tale industria, evidenziando solo questi ultimi. Proprio in questi ultimi giorni dell’anno ad esempio si concluderanno le offerte commerciali presentate dai Prestatori Servizi di Pagamento a seguito del Protocollo firmato al Mef lo scorso anno con tutte le associazioni degli esercenti e degli artigiani. Un Protocollo che ha dimostrato la sua efficacia nel corso dell’ultimo anno con ampia soddisfazione proprio degli esercenti (e delle associazioni che li rappresentano) ormai consapevoli del fatto che i pagamenti elettronici sono per loro un alleato e non un avversario da contrastare”, commenta Maurizio Pimpinella, presidente dell’Associazione Prestatori Servizi di Pagamento, “uno studio Visa di questa estate ha evidenziato, infatti, che ben il 74% delle pmi italiane accetta abitualmente i pagamenti digitali e queste hanno registrato una crescita del fatturato mentre più della metà degli italiani paga digitalmente anche per importi di piccola entità. Attualmente, stiamo anche discutendo l’ipotesi di un prolungamento del Protocollo, ampliandone l’operatività e su questo vedremo il prossimo anno”
Aggiunge ancora Pimpinella: “Sta di fatto che consumatori ed esercenti hanno ormai compreso il valore abilitante di questa industria che non macina solo profitti come troppo spesso si dice ma che produce posti di lavoro, fa nascere nuovi servizi e contrasta le attività criminose. Dal 2020 in poi, l’Italia ha intrapreso una nuova fase di questo ineluttabile percorso che tra l’altro è uno dei driver fondamentali per favorire la digitalizzazione del Paese. Se, come dice uno studio Mastercard dei giorni scorsi, nel 2025 le transazioni cashless supereranno quelle in contanti non è a causa di banche, psp e circuiti ma è per il volere di consumatori e pmi che in realtà governano questo mondo consapevoli dei vantaggi che offre e soprattutto potrà ancora offrire”
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