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Dal più grande ai più piccoli: la cantieristica investe mettendo la filiera al centro
Cantiere navale. Crediti foto: Getty Images

Tutti insieme, dal più grande ai più piccoli, formando una catena. Facendo attenzione a gestirla bene. Intanto, secondo gli ultimi dati forniti da Confindustria: «Le aziende della cantieristica assicurano un’occupazione pari a circa l’8 per cento degli addetti totali dell’Economia del Mare e generano un valore della produzione che sfiora gli otto miliardi di euro». Calcolando anche l’effetto moltiplicatore: per ogni euro di valore aggiunto prodotto se ne attivano 3,13 nel resto dell’economia. Ottima premessa per ricordarci dell’importanza della filiera e della necessità di tutelarla.

Fincantieri ha firmato un protocollo d’intesa per applicare l’Asse.co, un sistema volontario che mira a garantire il rispetto delle normative sul lavoro. L’ad Pierroberto Folgiero: «La sostenibilità sociale è la leva per essere più competitivi»

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A proposito: Fincantieri, tra i maggiori leader mondiali nella costruzione di navi ad alta complessità, ha firmato un protocollo d’intesa con la Fondazione Studi del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro per l’applicazione dell’Asse.co, il cui obiettivo è rafforzare ulteriormente la responsabilità sociale dell’impresa, garantendo il rispetto delle normative lavorative e migliorando sicurezza e benessere dei lavoratori. Il primo passo dell’accordo è un progetto pilota che riguarda 40 aziende della filiera italiana (in tutto sono 5mila imprese, ma quelle partner del colosso cantieristico superano le 12mila nel mondo) che orbitano intorno ai cantieri di Monfalcone e Marghera.

Regolarità certificata

«Fincantieri ritiene strategico continuare a rafforzare il presidio sulla catena di fornitura attraverso un percorso di asseverazione che consenta alle imprese di certificare la regolarità contributiva, normativa ed economica nella gestione dei rapporti di lavoro subordinato», spiega Luciano Sale, direttore Human Resources and Real Estate di Fincantieri, parlando dell’importanza della catena di fornitura, il cui fatturato complessivo, rappresentato dalle aziende partner, è di 375 miliardi di euro: quanto il Pil della Danimarca. Prima accennavamo all’effetto moltiplicatore della filiera della cantieristica: bene, secondo un recente report realizzato da Fincantieri e Censis (Centro studi investimenti sociali), questo effetto si attesta intorno al 4,05: in pratica, per ogni 100 euro di produzione di Fincantieri, si ottiene una produzione complessiva di 405 euro nell’economia italiana.

Stesso meccanismo avviene per il Pil a livello regionale. Per esempio, in Liguria la percentuale del valore aggiunto generato nell’ambito della costruzione navale costituisce quasi l’80 per cento di tutto il macrosettore, che comprende anche la costruzione di aerei e treni. Ma per far parte di una filiera così virtuosa non serve essere dei giganti: solo il 43 per cento sono imprese grandi, seguite dal 39 per cento di imprese di media grandezza, il 15 per cento piccole, e il tre micro. Più della metà delle aziende coinvolte sono Pmi. Ieri come oggi, la prima fase del lavoro da fare è rappresentato da manifattura e carpenteria, che Pierroberto Folgiero, amministratore delegato e direttore generale di Fincantieri, definisce «il Made in Italy dell’ingegno».

Sarebbe però sbagliato immaginare una macchina gigantesca che si muove, tecnologicamente parlando, come un secolo fa: coinvolgere e rafforzare l’intera catena di fornitura vuol dire anche saper giocare su due tavoli, quello dell’innovazione, attraverso la “Manifattura 5.0”, dove robotica e intelligenza artificiale fanno ormai parte della progettazione e della produzione, e quello della formazione, con “Maestri del mare”, dedicato ai futuri lavoratori addetti alla costruzione navale. E parlando di impatto occupazionale attraverso la “Filiera partnership” (con “Procurement Excellence”, i due pilastri della catena di fornitura di Fincantieri), tra il 2019 e il 2021, i 9.762 addetti diretti del Gruppo hanno generato, in media, tramite appalti con fornitura di manodopera, un ulteriore impiego di 29.186 addetti indiretti di primo livello, ai quali si aggiungono 9.997 addetti di secondo livello per la fornitura di semilavorati e materiali finiti. Di conseguenza, il moltiplicatore dell’occupazione diretta e indiretta è pari a 5,01.

Oltre i subappalti

Una politica di investimento lavorativo che ha finito per superare un annoso problema della cantieristica, il subappalto «che costituisce talvolta un problema per la navalmeccanica. Si tratta, infatti, di una filiera molto lunga di soggetti, sempre meno efficace non solo dal punto di vista tecnico, ma anche operativo, perché lì si annidano comportamenti che noi, come azienda, non abbiamo mai mancato di censurare», ricorda Pierroberto Folgiero, aggiungendo: «Il nuovo management su questi temi è attivo: usiamo la sostenibilità all’attacco per rendere l’azienda più forte». Una sostenibilità alla base di un percorso di crescita reciproca e duratura tra Gruppo e fornitori. In che modo? Aderendo a un codice etico e a una politica di acquisti indirizzata verso uno sviluppo sostenibile, con una catena di approvvigionamento responsabile, priva di minerali estratti, raffinati o commercializzati in condizioni di conflitto armato e violazioni dei diritti umani.



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