«Venezia tra 75 anni sarà senz’anima»

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VENEZIA – Settant’anni, magnificamente portati, veneziano di San Barnaba, oggi giramondo e presidente dell’Istituto Veneto di lettere scienze ed arti. Parliamo di Andrea Rinaldo, premio Nobel dell’acqua, o se preferito “Stoccolma Water Prize”. Un riconoscimento scientifico serio, a livello mondiale. Primo italiano di sempre.

Professore, è una bella responsabilità essere contemporaneamente veneziano e premio Nobel.

«Motore di tutto per me, è stata Venezia, la sua fragilità e il rapporto con l’acqua. Quando si nasce in mezzo alla laguna si ha una sensibilità diversa».

Ok, però lei è stata per tanti anni docente universitario di ingegneria idraulica a Padova. Fino al settembre scorso quando si è conclusa con una lectio magistralis.

«Pensi che negli Stati Uniti e nel mondo, posso continuare a insegnare e in Italia no».

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Ha in mente la poesia di Lord Byron del 1818: “Ode on Venice”? Parla malissimo dei veneziani e degli italiani.

«Oh Venezia, Venezia! Quando le tue mura di marmo saranno affondate fino al livello delle acque, si leverà un grido delle Nazioni?».

Sì proprio quello

«Lord Byron forse era un poeta veggente, ma di sicuro non immaginava che dopo due secoli non ci fossero più veneziani in città Ovvero Venezia senza gente e perlopiù anziani».


Insomma Byron quando scriveva “i veneziani vanno mormorando nel loro sonno”?

«Penso ai dati forniti da Paolo Costa, docente di Ca’ Foscari, poi sindaco di Venezia. Aveva fatto degli studi approfonditi sul turismo e sui residenti. Una città affollata da oltre 200 mila persone al giorno, una città metropolitana».

Voce non ascoltata?

«Dirò di più. L’antropologa Clara Zanardi, autrice nel 2020 del libro “La bonifica urbana: Venezia dall’esodo al turismo”, aveva parlato schietto, ovvero l’idoneità di un bene. Con l’accesso incondizionato di b&b e locazioni turistiche, se non sbaglio nella seconda giunta Cacciari, ha dato il via ad un fenomeno nazionale che si poteva anche evitare. Scrive la Zanardi: “(…) qui i giovani appena possono se ne vanno, i vecchi appena possono muoiono e restano solo i turisti l’esodo a Venezia è rimasto inosservato, mentre se gli edifici della città di pietra fossero crollati avrebbero creato uno scandalo mondiale».

Si poteva evitare?

«Evidente. Ripensare Venezia come una città compiuta. Non si è deciso cosa fare. La mano pubblica è stata colpevole per la mancanza di progetti fattuali».

Siamo pessimisti?

«A fine secolo, ovvero tra meno di 75 anni, la città marcirà. Le 15 mila unità abitative saranno a livello d’acqua e le fabbriche murarie decrepite! Con un metro di acqua in più, tra subsidenza naturale e gas serra, non c’è da essere ottimisti».

Scusi, e il Mosè?

«Che Dio lo benedica! Purtroppo è un’opera provvisoria. Tra poco tempo verrà sollevato 260 volte all’anno. La laguna sarà una cloaca di acque. Bisogna ripensare ad una città compiuta e da realizzare. Dal 1966 con l’acqua granda, sono passati 60 anni, per un’opera solo ora appena adottata. Dall’alluvione del 1966 a quella del 2019 Per fortuna il Mose ci dà il tempo come rimediare in questi due-tre decenni».

Colpa dei cambiamenti climatici?

«Secondo gli studiosi Dario Camuffo, Giovanni Sturaro, che hanno analizzato il cambiamento climatico e gli effetti del gas serra che dipendono dal sistema solare, avevano tempi da ere geologiche. Il nostro Quaternario cominciato 1,8 milioni di anni fa, è stato caratterizzato da fluttuazioni climatiche, ogni 90 mila-100 mila anni. Pensiamo all’estinzione dei dinosauri, spariti dalla terra. Per quanto riguarda Venezia, Camuffo e Sturaro, hanno analizzato i dipinti del Veronese fino a Canaletto e Bellotto. Nei dipinti settecenteschi si vedono le rive di oggi, praticamente sommerse. C’è un dipinto ottocentesco della riva in campo San Barnaba. Si vedono gradini, bianchi e candidi nella loro pietra d’Istria. Otto, nove gradini. Oggi ridotti a uno, forse due».

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Ma l’effetto serra è colpa dell’uomo.

«Al cento per cento un effetto antropico. Una volta l’aumento di 4 gradi si registrava una volta su un milione di anni. Oggi i cambiamenti sono folli. Ai primi tempi del Mose la gente mi odiava perché il Mose sembrava un mostro inutile e dannoso. Ideologie. Anzi oggi mancano proprio le idee. C’è la Fondazione Venezia capitale mondiale della sostenibilità, presieduta da Renato Brunetta e l’Istituto Veneto, che promuovono il dibattito. Secondo alcuni studiosi se i ghiacci della Groenlandia dovessero sciogliersi, parliamo di 7 metri di mare in più».

Povera Venezia, alla Ludovico De Luigi, il pittore delle Venezie fantastiche.

«La nostra città è il primo esempio di ambiente costruito. Pensiamo che in appena duemila anni, siamo passati attraverso le lagune da Aquileia, seconda città dell’impero Romano, a Concordia, ad Altino. Oggi manca, quello che io chiamo il patriottismo marciano dei nostri vecchi. Penso al mio vecchio maestro dell’Università di Padova, Augusto Ghetti. Oggi manca una visione sul cosa fare. I futuristi con Marinetti, erano artisti, ma almeno pensavano al domani».

Oggi siamo al “Se Venezia muore” di Salvatore Settis.

«Per l’amor di Dio, libro utilissimo, ma non si può limitare alle conferenze su Venezia negli Stati Uniti».

E lei cosa propone?

«Non so perché, ma sette è un numero magico. Cabalistico. Proporrei sette gruppi di studio, di scienziati a livello mondiale, per studiare nuove idee e progetti su Venezia».

E la legislazione speciale non basta? I finanziamenti che non arrivano

«Quella è del 1973, del secolo scorso. Non entro nei meccanismi della politica».

Insomma lei oggi non farebbe il sindaco di Venezia

«Me lo hanno già chiesto in tanti, io so fare solo l’ingegnere idraulico. Fare il sindaco è un altro mestiere».

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