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SAN FRANCISCO\ aise\ – “Da Houston a Washington, D.C., fino a Los Angeles, il 12 dicembre ha segnato la commemorazione del primo satellite italiano, San Marco 1, lanciato il 15 dicembre 1964, un traguardo che ha reso l’Italia protagonista sulla scena spaziale mondiale. Per far conoscere al pubblico internazionale i contributi che la scienza e la tecnologia italiane applicate allo spazio hanno portato al progresso dell’umanità, alla conoscenza dell’Universo e alla tecnica del volo spaziale, la Farnesina e la sua rete estera organizzano ogni anno in occasione della Giornata Nazionale dello Spazio una serie di eventi ed una campagna informativa in collaborazione con il mondo della ricerca e della industria Italiana attivi nel settore. Sono numerosi gli eventi all’estero organizzati dalle sedi dalla rete diplomatica, dagli addetti scientifici presso le nostre Ambasciate e Consolati, dalle associazioni di ricercatori e professionisti italiani nel mondo”. Ne scrive Silvia Nittoli sull’ItaloAmericano.org diretto a San Francisco da Simone Schiavinato.
“Ogni anno, dal 2021, l’Italian Space Day è organizzato dal Consolato Generale d’Italia e dall’Istituto Italiano di Cultura a Los Angeles, in collaborazione con la Fondazione degli Scienziati e Studiosi Italiani in Nord America (Issnaf).
La serata a Los Angeles ha ospitato una conversazione sul contributo italiano all’esplorazione spaziale, con particolare attenzione alle recenti missioni verso Europa e Marte. Tra i relatori c’erano Alessandro Rettura, scienziato e ingegnere di sistemi al Jet Propulsion Laboratory della Nasa/Caltech, impegnato nella missione Europa Clipper; Stefano Cappucci, Senior Thermal Systems Engineer presso Relativity Space ed ex responsabile dei sistemi termici per l’Ingenuity Mars Helicopter; e Francesco Grilli, vicepresidente Product Management presso Qualcomm Technologies, responsabile delle tecnologie di comunicazione satellitare e posizionamento. La discussione è stata moderata dal produttore e giornalista vincitore di un Emmy, Jeremy Spiege.
“Lo spazio ha sempre affascinato l’umanità: dai miti antichi alla poesia, alla musica e all’arte, ha ispirato sogni e creazioni. Non sorprende che molti bambini sognino di diventare astronauti. Anch’io, in un certo momento della vita, avevo questo sogno, e credo che molti di voi lo abbiano avuto” ha affermato Emanuele Amendola, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura durante la presentazione dell’evento. “Stasera abbiamo il privilegio di ascoltare ricercatori illustri che hanno trasformato sogni d’infanzia in risultati rivoluzionari nell’esplorazione spaziale. Il loro lavoro non solo fa avanzare la scienza, ma continua a ispirare la nostra immaginazione, rendendoci ancora più orgogliosi di essere italiani”.
“L’avventura italiana nello spazio è iniziata con il lancio del satellite San Marco 1, che ha reso l’Italia il terzo Paese, dopo Stati Uniti e Unione Sovietica, a mettere in orbita un satellite interamente prodotto a livello nazionale,” ha dichiarato il Console Generale Raffaella Valentini. “Nel tempo, l’Italia ha guadagnato una posizione di leadership nel settore a livello globale, contribuendo a missioni importanti come Cassini, Artemis, Cosmos e Canadarm e svolgendo un ruolo da protagonista nelle missioni dell’Esa e della Nasa. Il settore aerospaziale italiano ha registrato una crescita significativa nel 2024, con un fatturato complessivo che ha raggiunto i 18 miliardi di euro. L’Italian Aerospace Day ci ha offerto l’opportunità di celebrare questi straordinari successi e la preziosa collaborazione con gli Stati Uniti in questo campo”.
“Quando pensiamo all’Italia, vengono in mente la sua arte senza tempo, i paesaggi mozzafiato e la cucina straordinaria. Ma stasera andremo oltre, addentrandoci nel cosmo, dove l’Italia è stata un pioniere per secoli,” ha detto Spiege. “Pensiamo al 1500, quando Galileo osservò il cielo con il primo telescopio, aprendo i nostri occhi all’universo. Arriviamo al 1964, quando l’Italia, come sottolineato dalla Console Valentini, è diventata il terzo Paese, dopo Usa e Urss, a costruire e lanciare un proprio satellite. E forse non tutti sanno che gran parte della Stazione Spaziale Internazionale è stata costruita da aziende italiane sotto l’Agenzia Spaziale Italiana”.
All’inizio di quest’anno, l’elicottero Ingenuity della Nasa ha concluso la sua missione dopo 72 incredibili voli su Marte. L’elicottero ha volato 30 volte più lontano del previsto ed è stato il primo velivolo a volare su un altro pianeta, dimostrando che l’esplorazione aerea di mondi lontani è possibile. L’ultimo volo si è svolto il 18 gennaio 2024. Stefano Cappucci, oggi Senior Thermal Systems Engineer presso Relativity Space, è stato il responsabile dei sistemi termici dell’Ingenuity Mars Helicopter.
D. Qual è stato l’aspetto più impegnativo nel lavorare a un progetto sviluppato in un ambiente ostile come il Pianeta Rosso?
R. “La differenza chiave è che una grande missione come quella di Europa è considerata una missione bandiera, con budget miliardari, tempi lunghi e rischio minimo. Ingenuity, invece, era un dimostratore tecnologico, con budget ridotti, un team più ristretto e molti più rischi. Dovevamo spingere al massimo le tecnologie per dimostrare che volare su Marte era possibile. Marte è una sfida enorme: la sua atmosfera è estremamente rarefatta, il che ha richiesto il superamento di enormi difficoltà tecnologiche. Ma Ingenuity ha introdotto una nuova dimensione all’esplorazione di Marte. Fino ad allora, ci eravamo limitati a lander, rover e orbiter. Con Ingenuity, siamo riusciti a coprire distanze molto più grandi in tempi più brevi e a dimostrare che il volo era fattibile.
D. Il notevole successo di Ingenuity ha già spinto la Nasa a pianificare nuove missioni con velivoli a rotore. Qual è l’eredità di Ingenuity per le tecnologie future?
R. “Uno dei maggiori successi di Ingenuity è stato ispirare nuove generazioni. C’è stato un numero record di iscrizioni ai corsi di ingegneria aerospaziale, e abbiamo ricevuto un supporto travolgente dal pubblico, che è fondamentale. Le persone devono capire cosa facciamo e perché è importante,” ha affermato Cappucci. “Queste missioni spesso richiedono decenni. Ad esempio, la Mars Sample Return punta a riportare campioni del suolo marziano sulla Terra, ma dall’ideazione alla realizzazione passano decenni. Gli scienziati che studieranno quei campioni oggi potrebbero essere ancora alle elementari. Per questo è essenziale ispirare le generazioni future: servono intere generazioni per portare a termine imprese di tale portata””. (aise)
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