di Sergio Nucci
Non passa giorno che la sanità calabrese non assurga agli onori della cronaca della stampa locale e, a volte, nazionale.
Non passa giorno che fatti e misfatti del nostro sistema sanitario non diventino oggetto di confronto o scontro.
Ultimamente, nel giro di poche ore, due notizie di una certa rilevanza hanno tenuto viva l’attenzione sulla sanità calabrese che più che gioie, ahinoi, desta sconforto e preoccupazione. Ed anche eventi apparentemente neutri, o addirittura positivi, diventano occasione per mettere in risalto comportamenti, veri o presunti, che non lasciano ben sperare la moltitudine di calabresi che spera che un giorno le cose possano cambiare.
Per iniziare, la viva apprensione che ha suscitato l’intervento al cuore del governatore della Calabria eseguito presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Dulbecco.
A quanto è dato sapere, l’intervento è andato bene, il decorso si prefigura nella norma, il governatore è stato dimesso e, tra qualche giorno, riprenderà le sue normali occupazioni. Tutto bene? Apparentemente sì, se non fosse per la dichiarazione del portavoce del governatore, Fabrizio Augimeri, che nell’equipe che ha operato Roberto Occhiuto, nell’ospedale catanzarese, fosse presente, oltre al primario Pasquale Mastroroberto e alla sua equipe, anche un medico estraneo al reparto di cardiochirurgia, ovvero Daniele Maselli, esperto in chirurgia endoscopica e in servizio alla clinica privata Mediterranea di Napoli.
Sic stantibus rebus qualche domanda va fatta: il dott. Maselli, presente all’intervento, poteva stare in sala operatoria? E se sì, poteva egli stesso eseguire “congiuntamente” la complicata operazione al cuore? E se sì, è stata scrupolosamente osservata la Legge 502/92 (Legge di riordino del Servizio Sanitario Nazionale)?
Queste semplici domande riportate con più o meno enfasi sulla stampa locale non hanno fino ad oggi trovato risposta.
Basterebbe poco ad inserire nel bollettino medico, che ci rassicura sulle condizioni dell’onorevole Occhiuto, due o al massimo tre righe che spieghino ai calabresi se è vera o non la presenza del Maselli.
Se è vera o non la partecipazione all’intervento, se è vera o non la possibilità per un medico esterno all’ospedale presenziare ed eseguire “congiuntamente” un intervento in una struttura sanitaria pubblica.
Due o al massimo tre righe. Asettiche ma esaustive. Poi, a parte questo, lunga vita ad Occhiuto ed un sincero augurio di pronta guarigione, ma è importante chiarire se esiste uguale prerogativa per tutti i calabresi in tutti gli ospedali di Calabria, ovvero la possibilità di portarsi il medico da casa senza violare la legge.
Seconda questione: i posti per solventi nel neonato reparto di chirurgia toracica dell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza. La legge, chiariamo subito, lo prevede. Non è una scelta illecita, appare però illogica e considerata la condizione in cui versa la nostra sanità, il grado di sofferenza che i cittadini devono affrontare, e anche piuttosto immorale.
Può un ospedale che non riesce ad avere la piena dotazione di posti letto (450 a fronte dei 750 previsti) consentirsi il lusso di avere posti per solventi ricorrendo a quelle figure ospedaliere che dovrebbero garantire ai calabresi assistenza e professionalità?
La scelta resta scellerata anche sotto un profilo politico. In un contesto come il nostro non si può pensare ad una sanità solvente atteso che questa condizione non è consentita neanche alle cliniche private accreditate calabresi.
In soldoni, se prima la sanità calabrese non colma il gap con le altre regioni italiane, dove per una ecografia passa una settimana o poco più, non ci si può consentire il lusso che sia lo stesso personale impiegato nel colmare il divario prestazionale, ad offrire servizi a pagamento che utilizzino anche macchinari e risorse destinate alla sanità pubblica.
Basterebbero solo queste piccole osservazioni a spingere chi ha responsabilità a rivedere i propri comportamenti e, soprattutto, a comprendere che a volte sono gli esempi virtuosi e corretti ad avvicinare le persone alle istituzioni e a far pensare che la politica non è una cosa sporca o un ascensore sociale per raggiungere livelli che le normali occupazioni non consentono.
Impegnarsi per il prossimo significa mettersi dietro in una fila… non saltarla ogni volta che ci si presenta la possibilità.
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