A Londra e Berlino l’uomo più ricco del mondo sostiene il tentativo delle formazioni estremiste di sostituirsi ai partiti conservatori tradizionali
Da imprenditore di successo a ideologo dell’estrema destra che si intromette nelle vicende politiche europee. La parabola di Elon Musk ha un che di inquientante: dopo aver costruito la propria immagine sui successi industriali, dalla Tesla alla SpaceX, due anni fa era diventato un paladino dell’Occidente con il suo sistema di connessione satellitare Starlink messo al al servizio degli ucraini durante l’invasione russa. Poi la brusca ritirata, gli incontri segreti con Putin (rivelati dal Wall Street Journal) e il progressivo avvicinamento alla destra sovranista, fino al generoso sostegno per il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Il New York Times lo ha definito il «joker», il supercattivo, superricco e superpotente che improvvisamente diventato, grazie a Trump, un supereroe. Ma impiccione e manipolatore che mette il naso negli affari interni di altri Paesi dando vita a una sorta di internazionale populista delle destre, che presto oltre ai soldi e alle piattaforme digitali del magnate, potrà contare anche sul potere del suo ruolo alla Casa Bianca.
Verso la Germania
Nella sua ultima uscita, il tecno-miliardario (il primo a raggiungere quota di 400 miliardi di patrimonio) diventato consigliere del presidente eletto, prende di mira (di nuovo) la Germania: dopo aver dato dello stupido al cancelliere tedesco e leader dei socialdemocratici, Olaf Scholz, il patron di X fa un elogio di Alternative fur Deutschland, il partito di estrema destra tedesco che negli ultimi anni è cresciuto attaccando prima l’euro e l’Europa e oggi i migranti e le politiche di inclusione tedesche. «Solo l’Afd può salvare la Germania», ha scritto giovedì sulla sua piattaforma social. Prevedibilmente ha sollevato un terremoto politico questo tentativo di sdoganare un movimento che, per le posizioni neonaziste di alcuni suoi esponenti, è stato isolato dalla stessa estrema destra europea: al Parlamento Ue è stato prima espulso da Id, il gruppo di Marine Le Pen e Matteo Salvini, e poi tenuto fuori dal gruppo dei Patrioti guidato da Viktor Orbán.
Questa incursione è stata postata alla vigilia dell’attacco a Magdeburgo, compiuto da un uomo che si proclama – ironia della sorte – un ammiratore proprio dell’Afd e di Elon Musk.
L’ostilità di Musk verso la burocrazia tedesca, che considera esasperante, è legata soprattutto agli impianti Tesla nel Paese. E l’AfD potrebbe rappresentare un alleato utile contro le regolamentazioni ambientali europee che ostacolano l’espansione dei suoi progetti industriali. Ma gli interessi imprenditoriali di Musk, per quanto abbiano un peso in queste scelte, non bastano a spiegarle.
Il suo post arriva in un momento critico per la Germania, con le elezioni previste per il 23 febbraio e un panorama politico che tende all’instabilità. Musk è entrato di nuovo a gamba tesa nella campagna elettorale tedesca per esprimere ai suoi 200 milioni di followers il sostegno a un partito che la Corte costituzionale tedesca sta pensando di dichiarare pericoloso per la democrazia. Già in precedenza, nel 2023, Musk aveva chiesto la fine del governo «semaforo» (SPD, Verdi e FDP) criticando il finanziamento di operazioni di soccorso nel Mediterraneo, considerato contrario alla volontà popolare.
Verso l’Italia
Seguono questo filone gli interventi di Musk nelle vicende italiane: si è schierato con Matteo Salvini, durante il processo Open Arms. Ed è stato tra i primi a congratularsi: «Bravo!» è stata la sua lapidaria solidarietà su X venerdì scorso dopo l’assoluzione dalle accuse di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio per aver impedito lo sbarco di 147 migranti soccorsi dalla nave della Ong spagnola nell’agosto del 2019, quando era ministro degli Interni. Alla vigilia del verdetto Musk aveva postato: «Salvini ha difeso il suo Paese» «È assurdo che venga processato per aver difeso l’Italia!».
Musk, il cui rapporto diretto e affettuoso con Giorgia Meloni è noto (celebrato anche dal recente deepfake del bacio), si è schierato contro i magistrati italiani che secondo lui ostacolano le politiche migratorie italiane, come l’accordo con l’Albania per la gestione dei richiedenti asilo. Un intervento che ha portato il presidente Sergio Mattarella a ricordare pubblicamente che l’Italia è un grande Paese democratico e sovrano che sa badare a se stesso.
Verso il Regno Unito
La longa manus dell’internazionale populista di Elon Musk è arrivata nel Regno Unito. Dove l’uomo più ricco del mondo ha prima lanciato una guerra online contro la giustizia britannica e il primo ministro Keir Starmer per il pugno di ferro contro le rivolte razziste dopo la strage di bambine a Southport, la scorsa estate. Rivolte aizzate anche attraverso X, che ha contribuito a diffondere retoriche incendiarie, parlando di una «guerra civile inevitabile» dopo il tragico attacco. Nelle prime ore l’aggressore era stato descritto come un richiedente asilo entrato illegalmente nel paese. Non era vero ma le rivolte che sono seguite sono durate settimane e hanno messo a dura prova il governo e la società inglese. Musk ha poi definito quello di Starmer «uno stato di polizia tirannico» e lo ha accusato di gestire una «polizia a due velocità» contro i manifestanti di destra rispetto a quelli di sinistra.
Poi Musk ha iniziato a sostenere Nigel Farage, re euroscettico della destra inglese e storico amico di Donald Trump.
Qualche giorno fa, Farage è volato in Florida a trovare il presidente eletto insieme a Nick Candy, nuovo alfiere di questa falange populista senza confini: miliardario inglese degli immobili, ha appena mollato i tories per appoggiare Farage. Alla fine, Musk, Farage e Candy si sono concessi in una foto esemplare: insieme, sorridenti, in una lussuosa stanza di Mar-a-Lago, con alle spalle un ritratto di Trump in tenuta da cricket inglese. Si è parlato di una possibile donazione da 100 milioni di dollari da parte di Musk al partito di Farage, Reform UK, che ha scatenato polemiche sull’ingerenza esterna del miliardario e sulla trasparenza dei finanziamenti politici.
Verso la Francia
La posizione di Musk sulla Francia è articolata. Da un lato, ha criticato il Paese per l’arresto di Pavel Durov, fondatore di Telegram, definendo la mossa una violazione della libertà di espressione. Ha suggerito di non viaggiare più nei Paesi che non rispettano i diritti costituzionali visto che si rischia l’arresto anche solo facendo scalo con l’aereo. Dall’altro lato, ha in precedenza lodato il presidente Macron, definendo le sue riforme pensionistiche «necessarie» per affrontare l’aumento dell’aspettativa di vita. Inoltre, il ministro francese della Funzione pubblica e della semplificazione, Guillaume Kasbarian, si è pubblicamente congratulato con lui per il suo ruolo nell’amministrazione Trump, considerandolo un collega e lodandone l’impegno nel «tagliare la burocrazia». E il francese Jordan Bardella di Rassemblement National che nei mesi scorsi aveva proposto il miliardario per il Premio Sacharov per la sua lotta a favore della libertà di parola.
Verso l’Unione europea
Non meno dirompenti le interazioni con l’Unione europea: dopo la conferma del bis di Ursula von der Leyen, Musk ha commentato così: «La commissione europea non è democratica. Il parlamento dovrebbe votare direttamente sulle questioni e non cedere la propria autorità alla commissione».
Ci sono stati gli scontri con gli ex commissari Thierry Breton, al quale ha riservato un meme di Tropic Thunder in cui Tom Cruise minaccia con una serie di parolacce il suo interlocutore; e Vera Jourova, definita «l’epitome del male banale e burocratico» in risposta all’accusa di essere un «promotore del male».
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