Il sogno sportivo di Gleb Solomon, scappato dalla guerra in Ucraina 

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Gleb Solomon, 15 anni, è un giovanissimo campione di karate ucraino, con grandi sogni e una storia ancora tutta da scrivere. Fatta di coraggio e di determinazione, di impegno.

Originario della cittadina di Chernivtsi (vicina al confine con la Romania), è scappato dalla guerra con sua madre Oksana, già nei primi giorni dopo l’invasione delle truppe russe nel Paese. Così dal 2022 vive in un paese a metà strada tra Milano e Como, Rovello Porro, dove abitava, ancor prima dell’inizio del conflitto, la nonna. Così l’allora 13enne in Lombardia ha trovato una nuova possibilità di vita e di crescita, in quello sport che rappresenta la sua grande passione. 

“Cerco di tornare in Ucraina quando posso, per trovare mio papà che, come tutti gli uomini ucraini, non può lasciare il territorio, perché l’esercito può richiederne l’arruolamento anche con due soli giorni di preavviso”, spiega. Allievo di Chobotar Valera (famoso olimpionico ucraino), è stato affidato al collega italiano Massimiliano Ferrarini, con il quale Solomon si allena nella scuola Manara di Milano. 

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E in questi giorni festeggia un bell’argento in Coppa del Mondo giovanile, nella tappa della Karate 1 Youth League – Venice 2024, che si è svolta a Jesolo tra il 4 e l’8 dicembre, e il secondo posto anche ai recenti campionati nazionali ucraini (fa parte della categoria cadetti kumite 63 kg). 

E già guarda al prossimo appuntamento importante: “Il mio sogno è quello di vincere il campionato europeo, a febbraio in Polonia: mi impegnerò al massimo”. Lo farà con la maglia giallo azzurra della sua nazionale, anche se non nasconde un desiderio più grande: “Vorrei non muovermi più e restare in Italia: vorrei finire le superiori qui e migliorare giorno dopo giorno nel karate. Non vedo l’ora di sfidare nuovi avversari”.

Il maestro Ferrarini 

Il karate è metafora della vita. E nella grande famiglia dello sport internazionale una mano non si nega a nessuno, soprattutto a chi sta vivendo un momento difficile o drammatico come quello che stava attraversando Gleb.

“Quando sono arrivati in palestra il primo giorno, loro due e una ragazza con mamma e sorella che ora si sono trasferite in America, erano tutti smarriti, destabilizzati – racconta il suo Maestro Ferrarini –. Non mi scorderò mai i loro occhi. Gliel’ho detto subito: non vi preoccupate, finché siete qua siete sotto la mia ala protettrice, ci sarò sempre ogni volta che avrete bisogno”.

Mamma e figlio avevano trovato una nuova famiglia anche se rimaneva ovviamente il disagio della situazione. “Non parlava italiano ma solo inglese, è molto timido di carattere ma anche di cultura riservata”, racconta ancora il coach, che trasmette nelle sue parole tutto l’attaccamento per questo ragazzo, che sotto la sua guida è sbocciato. “Nel karate ha fatto un salto di qualità enorme. Il talento c’era ma in patria non era emerso, mentre quest’anno ha fatto due volte podio nel circuito di Coppa del mondo e ora andrà agli Europei, dopo aver vinto una gara che qualificava gli atleti del team ucraino. Per me è motivo di felicità, è prestigioso che quando saremo in Polonia io sarò Maestro di due atleti di nazionalità diversa, un caso penso unico in quel contesto. Gleb gareggerà per l’Ucraina, ma la svolta l’ha avuta in Italia, e mio figlio in maglia azzurra”, prosegue Ferrarini.

Che è orgoglioso di parlare di Solomon, di fare la sua parte in questa storia che merita di essere raccontata. Non solo a livello sportivo, ma soprattutto umano. Il suo allievo lo sa, e quando lo sentiamo si percepisce nella sua voce la stima che prova nei suoi confronti. Mista a gratitudine e grandi ambizioni. 

L’intervista 

Praticava questo sport anche prima di arrivare nel nostro Paese?

“Sì, in Ucraina già praticavo questo sport da cinque anni, ero ancora un bambino quando ho iniziato”.

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Come e quando è arrivato in Italia?

“Quando è scoppiata la guerra per qualche giorno ancora siamo rimasti in Ucraina, il 1° marzo del 2022 siamo andati in Romania dove siamo rimasti circa una settimana e il 10 marzo siamo volati a Milano, con mia mamma. Mio papà non poteva uscire dal Paese ed è ancora là”.

Che vita è quella di Gleb oggi?

“Una vita normalissima ora, sono uno studente delle superiori, a settembre ho iniziato la scuola alberghiera perché mi piace molto cucinare, ho sempre avuto questa passione e ricordo che da piccolo guardavo i programmi di cucina in tv”.

Qual è il suo piatto preferito?

“La carbonara”.

E un piatto tradizionale ucraino che le piace e che sa preparare?

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“Il mio preferito è il Borsch, una specie di zuppa rossa a base di carne. Però non so cucinarlo”.

Com’è stato l’arrivo in Italia, una nuova scuola, nuovi compagni…

“Quando sono arrivato avevo un po’ paura, ma alla scuola media mi sono fatto subito dei nuovi amici, mi sono sentito accolto”.

E quando ha ricominciato a fare karate?

“Mi ha aiutato il mio maestro ucraino, Valera Chobotar, a trovare una palestra e il 14 marzo ho fatto il primo allenamento. Qui mi trovo molto bene, con il maestro vado molo d’accordo, lo rispetto e non sono mai in disaccordo con le sue scelte”.

La palestra è vicina?

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“No in realtà. Da Rovello dove abito devo prendere il treno e poi la metro per andare a Milano, ci metto circa un’ora ma non mi pesa”.

A livello di carriera sportiva come vanno le cose?

“Adesso molto bene, sono diventato anche famoso – ride -. Ho vinto una medaglia d’argento una settimana fa in Coppa del Mondo e ora punto ai Campionati Europei di febbraio in Polonia”.

Lì però gareggerà per la nazionale ucraina?

“Sì esatto, per ora si e mi fa piacere portare i colori del mio Paese. Ma in futuro vorrei gareggiare per la nazionale italiana, voglio restare qui e vestire la maglia azzurra, dal mio punto di vista sarebbe un futuro migliore”.

Qual è il suo obiettivo per quell’appuntamento?

“Vincere”.

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È riuscito a tornare, in questi anni, nel suo Paese, a rivedere suo padre?

“Ora sono a casa ma a breve parto per andare in Ucraina per le feste e tornerò i primi di gennaio. A novembre ero stato a fare una gare e in estate aver trascorso un po’ di vacanze lì”.

Nella sua cittadina, Chernivtsi, è cambiato qualcosa da quando è partito? La guerra è arrivata fino a lì?

“Qualcosa è cambiato ma per ora non sono arrivate mai bombe o missili per fortuna. Però mio papà non può uscire da lì, anche se spero possa raggiungerci in Italia”.

Studente e atleta modello, quali altri interessi ha?

“Il calcio. Tifo Barcellona e il mio idolo è Messi. Invece in Italia l’Inter. E poi mi piace stare con gli amici, ogni tanto uscire quando non sono in palestra (mi alleno 5 volte a settimana ma per preparare gli Europei aumenterò la frequenza). E non ho una ragazza”.

C’è invece un karateka che ammira particolarmente?

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“Luigi Busà, che è il mio preferito”.

Un sogno non sportivo per il futuro?

“Vorrei andare a New York, visitare la città”.



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