La Procura generale di Perugia ha deciso di impiegare l’intelligenza artificiale per affrontare l’enorme mole di documenti legati a un caso giudiziario complesso. Si tratta di un archivio di 140 mila pagine relative al procedimento che vede protagonista Vincenzo Scarantino, ex collaboratore di giustizia, che ha richiesto una revisione della condanna per calunnia.
L’intelligenza artificiale sta dimostrando di essere un alleato potente per la giustizia. Permette di affrontare processi complessi con maggiore precisione e rapidità, riducendo i margini di errore umani. In un caso come quello di Scarantino, dove la mole di documentazione rischia di rallentare ogni passo, la tecnologia si rivela essenziale per una gestione efficace. Questo approccio consente di liberare risorse umane per attività più strategiche, come l’analisi e la valutazione degli elementi probatori.
Innovazione e pragmatismo nella gestione giudiziaria
Vincenzo Sottani, procuratore generale, ha illustrato l’approccio adottato durante una conferenza stampa di fine anno. “In queste 140 mila pagine – ha spiegato – più volte si è contestato al collaboratore che aveva detto il falso e questo significa per lui perdere anche i benefici.” L’utilizzo di un sistema avanzato permette di velocizzare notevolmente l’analisi dei dati e di focalizzarsi su elementi chiave. La tecnologia consente inoltre di rendere più efficiente il lavoro degli uffici giudiziari, spesso appesantiti da procedimenti che richiedono tempi molto lunghi.
Gli antefatti: la vicenda Scarantino
La figura di Vincenzo Scarantino ha segnato uno dei capitoli più controversi della giustizia italiana. Nato a Palermo nel 1965, Scarantino fu arrestato nell’ambito delle indagini sulla strage di via D’Amelio, dove persero la vita Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. Accusato di aver rubato l’auto utilizzata nell’attentato, divenne collaboratore di giustizia fornendo testimonianze che portarono a diverse condanne.
Tuttavia, le sue dichiarazioni si rivelarono successivamente false. Nel 1995, Scarantino ritrattò tutto, denunciando pressioni subite per confessare crimini mai commessi. Questa ritrattazione sollevò un polverone: si scoprì uno dei più gravi depistaggi nella storia giudiziaria italiana, con condanne emesse su basi infondate. La sua storia è diventata emblema dei rischi connessi all’uso di collaboratori di giustizia, in particolare nei processi legati alla mafia. Per anni, la vicenda ha generato un dibattito acceso sulla responsabilità di chi gestisce i pentiti e sulle conseguenze per gli innocenti coinvolti.
Un metodo per snellire le indagini
La tecnologia impiegata non si limita a rintracciare riferimenti al nome di Scarantino nei documenti, ma risponde a domande specifiche poste dai magistrati. “Stiamo sperimentando l’intelligenza artificiale per capire non solo quando viene citato questo nominativo, ma per cercare con domande appropriate che ci dica quando è stata fatta una contestazione, su quale argomento e individuando il documento”, ha precisato Sottani. Questo approccio permette di ottenere risposte in appena 40 secondi, rendendo possibile concentrare l’attenzione su atti di effettivo interesse.
Un altro vantaggio dell’intelligenza artificiale è la capacità di individuare collegamenti tra documenti che potrebbero non emergere attraverso un’analisi tradizionale. Questo apre scenari nuovi per affrontare procedimenti particolarmente intricati, in cui ogni dettaglio può fare la differenza.
Sviluppi futuri dell’AI
La Procura generale di Perugia ha recentemente ampliato l’utilizzo dell’intelligenza artificiale (IA) per migliorare l’efficienza delle proprie attività. Oltre all’analisi dei documenti nel caso Scarantino, l’IA è stata impiegata per elaborare la relazione preparatoria all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2025.
Questo approccio innovativo ha permesso di analizzare dati relativi alla criminalità nel distretto, evidenziando fenomeni come l’aumento dei reati legati alla droga, ai furti nelle abitazioni e alla criminalità minorile. L’IA ha facilitato l’elaborazione di informazioni complesse, consentendo una visione più dettagliata delle dinamiche criminali sul territorio.
Inoltre, la Procura sta sperimentando l’uso dell’IA nella redazione di provvedimenti come i mandati di arresto europei, con l’obiettivo di automatizzare attività ripetitive e ridurre il rischio di errori umani. Questa sperimentazione, autorizzata dal Ministero della Giustizia, è realizzata in collaborazione con il Digital Innovation Hub dell’Umbria, nell’ambito del progetto Umbria Digital Data.
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