Calenzano, cronaca di una (ennesima) Spoon River annunciata

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Al momento in cui viene scritto questo articolo, le vittime accertate sono cinque, e sull’esplosione nel deposito carburanti dell’Eni a Calenzano, a pochi chilometri da Firenze, la Procura di Prato, coordinata nelle indagini dal procuratore Luca Tescaroli, insieme a carabinieri, vigili del fuoco e Arpat, ha aperto un fascicolo con ipotesi di disastro colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni gravissime. Sull’origine dell’incendio ancora non si sa nulla, a parte che ci sono quattro consulenti incaricati di scoprirla. Si ipotizza  un problema durante le operazioni di carico di un’autocisterna; una perdita di benzina, forse la fuoriuscita di vapori a cui sarebbe seguito lo scoppio che ha fatto saltare in aria gli autocarri, incendiando la pensilina dell’intera struttura e fatto crollare parte dell’edificio del centro direzionale adiacente. Da dove siano quindi partite, materialmente le fiamme, ancora non si sa, ma le telecamere dell’impianto verranno esaminate dalla Procura che ne ha disposto l’acquisizione.

Calenzano, cronaca di un disastro annunciato

A quanto pare nelle ispezioni degli anni passati ci sarebbero state tracce di alcuni incidenti, sebbene di entità molto minore rispetto a quanto avvenuto ieri, come dismostrerebbero gli audit interni di Eni. Nel frattempo il sindaco di Calenzano, Giuseppe Carovani, nel proclamare due giorni di lutto cittadino ha sottolineato la potenziale pericolosità del deposito, sulla quale erano stati lanciati allarmi, rimasti inascoltati: «Quel deposito Eni è un sito a rischio di incidente rilevante e c’era un piano di emergenza preventivo per allertare la popolazione e indicare le misure da assumere». A quanto pare infatti, il Comune dell’hinterland fiorentino aveva già definito, in uno studio del giugno 2022, il deposito Eni “un insediamento industriale a rischio di incidente rilevante”.

I siti RIR e la direttiva Seveso

Il ponte Morandi nel 2018, il cantiere Esselunga solo qualche mese fa (sempre vicino Firenze, quest’ultimo), l’esplosione nella raffineria di Milazzo nel 2014, solo per citare alcuni tra i più recenti. Sono stati tanti, tantissimi i disastri più o meno annunciati e che pure hanno avuto un impatto e delle conseguenze deflagranti. Eppure la legge italiana prevede e inscrive i siti industriali come quello di Calenzano in una particolare categoria, definita “a rischio incidente rilevante” (RIR). E i siti RIR sono 974 in tutta Italia. Una regolamentazione inziata dopo Seveso, alla fine degli anni Settanta, che lega il rischio di pericolo per i lavoratori a quello per la salute delle persone che abitano nelle vicinanze e per l’ambiente circostante. Dunque cosa, nonostante la normativa, gli allarmi del sindaco e di chi come Maurizio Marchi di Medicina Democratica, già nell’ottobre 2020 metteva in guardia da “incidenti catastrofici, esplosioni, anche a catena, incendi, in una area urbanizzata tra i comuni di Calenzano, Sesto, Campi con oltre 100 mila persone”, è andato storto? Cosa, se i rischi erano noti e se l’impianto, come previsto dalla direttiva Seveso alla quale era sottoposto, era controllato dall’Arpat ogni tre anni, come previsto dalla normativa in caso di trattamento di sostanze pericolose per l’uomo e per l’ambiente?

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Antologia di Spoon River 4.0

Forse esattamente come non possiamo più permetterci di chiamare maltempo le conseguenze disastrose dello stravolgimento climatico come in Emilia Romagna e in Spagna, dobbiamo smetterla di usare la parola “incidente” per stragi come quella avvenuta a Calenzano. Tra il 1914 e il 1915 Edgar Lee Master pubblicò, dapprima su una rivista letteraria, la prima edizione dell’Antologia di Spoon River, raccolta di poesie in forma di epitaffio dedicate, una per una, a ciascun abitante di un paesino immaginario, lo Spoon River del titolo. Ogni poesia spiegava qualcosa di inspiegabile, di invisibile, non solo sui singoli a cui erano dedicati gli epitaffi, ma sull’intera comunità, che veniva rivelata nella sua intimità nascosta, attraverso il gioco di svelamenti incrociati. Tragedie come quella di Calenzano suonano sinistre come delle terribili Spoon River annunciate, rimaste inascoltate finché la vita scorreva apparentemente nella routine.

Raccontano, esattamente come gli epitaffi di E.L. Master, rivelano la dimensione di quest’epoca paradossale, dominata dalla tecnologia che rende le nostre vite più comode, ma che non evita che delle persone muoiano mentre lavorano, come a Calenzano.

A ben pensarci succede con le stragi climatiche che ci ostiniamo a chiamare maltempo, succede quando chiamiamo “incidenti” le stragi nei siti che lavorano sostanze tossiche, pericolose, negli apparentemente meno pericolosi cantieri, nelle apparentemente innocue fabbriche. Succede, è successo, a Calenzano, a pochi passi da Firenze, la culla del Rinascimento che risplende nella sua bellezza da museale salotto airbnb, il piccolo lusso a portata di mano di (quasi) tutti, grazie a un click, alla tecnologia che ci apre le porte della comodità, degli splendori del mondo a poco prezzo, del risparmio, mentre lavoratrici e lavoratori, cittadine e cittadini sfidano la sorte tutti i giorni, sperando non accadano “incidenti”.

Saperenetwork è…

Valentina Gentile
Nata a Napoli, è cresciuta tra Campania, Sicilia e Roma, dove vive. Giornalista, si occupa di ambiente per La Stampa e di cinema e società per Libero Pensiero. Ha collaborato con Radio Popolare Roma, La Nuova Ecologia, Radio Vaticana, Al Jazeera English, Sentieri Selvaggi. Ha insegnato italiano agli stranieri, lingua, cultura e storia del cinema italiano alle università americane UIUC e HWS. È stata assistente di Storia del Cinema all’Università La Sapienza di Roma. Cinefila e cinofila, ama la musica rock, i suoi amici, le sfogliatelle e il caffè.




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